Noi, irreplicabili: sfruttiamoci!

L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Mark Up n. 271)

Sarà per colpa dei social media, sarà perché il tempo è valuta preziosa e non ci va di sprecarlo, la sintesi oggi si trasforma sempre più in assolutismi e chi si interroga sul futuro del commercio non è esente da questo. E così arrivano le risposte: brevi concise e … disarmanti. Da chi dà per morte alcune formule, ritenute arcaiche, a chi invece le dà in rimonta, da chi dice sarà solo eCommerce a chi invece inneggia ai piccoli negozi di quartiere, per non parlare dei centri commerciali che sono alla ricerca di un altro nome per sfuggire a chi li vorrebbe defunti. Dal nostro osservatorio, possiamo rassicurare tutti: nulla è “finito” ma tutto è stato ripensato, il retail vive e prospera quando riflette la società cui è al servizio, non c’è “una” formula vincente ma ci sono nuovi modi per esser locali, nazionali e internazionali.

Le catene hanno riscoperto i localismi, i piccoli negozianti (che funzionano) hanno smesso di rincorrere i grandi gruppi e hanno puntato sul valore della relazione, l’eCommerce sta pensando a luoghi fisici dove poter entrare in contatto con i propri clienti, i centri commerciali aprono in città e le insegne individuali entrano nei centri commerciali.

Allora sorge spontanea la domanda: vale tutto e il contrario di tutto? Non proprio: nessuno può dimenticare di vivere in questo secolo, la tecnologia è entrata nelle nostre case, nelle aziende in cui lavoriamo, nelle nostre tasche sotto forma di smartphone. Coloro che si sono avvalsi della tecnologia, nelle sue svariate forme e sfaccettature, rimangono e rimarranno sul mercato, chi invece l’ha rifiutata, o accettata obtorto collo, paga lo scotto di un distaccamento dalla realtà, di un cliente cui l’offerta che trova, l’experience che vive, va stretta. Errore analogo è di coloro che invece alla tecnologia hanno affidato tutto, cercando di “eliminare” il fattore umano, pensando che gestire una macchina fosse più semplice che gestire formazione, relazione, empatia. Uno sbaglio: gli investimenti nelle persone rimangono al primo posto per chi si occupa di retail (e non solo). In sintesi, nessuna formula magica, nessun “assoluto”, si sono moltiplicate e si moltiplicheranno le formule, la battaglia che aspetta il retail è per la conquista di una fetta di tempo, simpatia, fedeltà del cliente finale; per farcela dovrà abbandonare le guerre di posizione e puntare diritto all’obiettivo, i competitor si sono moltiplicati monitorarli è giusto ma per avere nuove idee non per scimmiottarli. La competizione deve essere uno stimolo a ritrovare la propria identità, unica e irripetibile da altri. Solo così si potrà stare su un mercato che sfugge la massificazione a favore della personalizzazione. Abbiamo un’unica risorsa, che nessuno potrà mai replicare: noi stessi, sfruttiamola.

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