Advertising online: dallo Iab Forum tanti spunti a bassa velocità

La vecchia pubblicità, quella sulle reti analogiche per intenderci, aveva il pregio di rimettere in circolazione denaro senza chiedersi con eccessiva scientificità il ritorno dell’investimento (almeno per i brand che coltivavano l’awareness, la notorietà). La pubblicità digitale ha regole sempre più “micidiali” ed è misurata con una precisione tale da non consentire spreco di comunicazione. Giudicare se questo sia un bene o un male è lasciato agli analisti ma, dallo Iab Forum che si tiene a Milano il primo e il due dicembre, il messaggio che sembra emergere è proprio questo: il consumatore è sempre più un soggetto dalle caratteristiche nette e chiare anche se non ne conosco il nome e cognome.
Secondo i dati diramati dagli Osservatori del Politecnico di Milano il digital advertising gode di buona salute crescendo del 10% dal 2014 al 2015 ma in fondo poteva fare di più. L’Italia è un paese pieno di contraddizioni e, se da un lato la diffusione della larga banda mobile è tra le più elevate del mondo, dall’altro oltre un terzo della popolazione non sa neppure cosa sia Internet. In ogni caso considerando gli oltre 30 milioni di utenti mobile, una crescita del 10% del digital advertising non appare eclatante anche se in valore assoluto il monte pubblicitario digitale ha raggiunto un terzo del complesso per un giro di affari che ha toccato i 2,15 miliari di euro. Per il prossimo anno le aspettative sono importanti e lo Iab prevede un incremento del 20%, il doppio di quello attuale.
Se questi sono i freddi numeri, focalizzando l’attenzione sui modelli di comunicazione cosa sta cambiando? Sicuramente un aspetto importante è correlato alla profilazione utente che determina una pubblicità dinamica erogata in funzione del profilo del consumatore in real time. Questa modalità vale oggi oltre 230 milioni di euro ed è in continua crescita.
L’elemento centrale dello sviluppo dell’advertising digitale è sicuramente il social network, ambiente nel quale le persone “rilasciano” volontariamente e gratuitamente i propri dati di consumo. La tendenza più marcata è quella di una stretta convivenza e interazione tra brand e consumatori che non solo sta cambiando le relazioni ma in qualche modo anche il modo di fare informazione. Un crinale tutto da studiare.

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