Agricoltura e gdo verso un rapporto alla pari

L’azienda agricola già garantisce la sicurezza alimentare. Occorre fare sistema, per passare dalla competizione sui prodotti alla soddisfazione dei bisogni, spiega Giansanti, neo presidente di Confagricoltura (da Mark up n. 262)

Deve essere alla pari il rapporto tra produttore agricolo e gdo, entrambi partner nella filiera agroalimentare ed entrambi impegnati a soddisfare il consumatore. L’azienda agricola deve crescere ed essere competitiva sul mercato globale, un obiettivo da raggiungere attraverso un percorso di rinnovamento. Sburocratizzazione, politiche per l’energia e l’ambiente, creazione di filiere e innovazione sono i passaggi più importanti per il nuovo presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Quali sono le priorità dell’agricoltura?
La competitività sul mercato globale, obiettivo che richiede un quadro normativo ed una serie di “condizioni politiche” che permettano: la semplificazione amministrativa, la riforma del mercato del lavoro, costi della previdenza in linea con l’Europa, politiche energetiche e per l’ambiente, creazione di filiere, accesso al credito e a nuovi strumenti finanziari e assicurativi, sviluppo dell’innovazione e delle nuove tecnologie. Servono poi incentivi per l’accesso ai mercati globali; occorrono inoltre innovazione di processo e di prodotto con una ricerca non cattedratica, ma legata alle esigenze ed alle richieste aziendali.
È già pronto un piano d’azione?
Al momento della mia nomina ho indicato cinque key word, con cui ho tracciato da subito le linee guida in base al quale io e la giunta eletta intendiamo muoverci: “consapevolezza” di ciò che l’organizzazione rappresenta e della necessità di fare sistema; “responsabilità” della rappresentanza; “avanguardia” nel proporre progetti innovativi; “orgoglio” dell’appartenenza; “successo” come risultato. Al centro del mio programma c’è sempre l’impresa agricola con la convinzione che una crescita allo 0,7% non è assolutamente sufficiente, ancor più tenendo conto che l’agricoltura può dare forza alla ripartenza del Paese.
La questione dell’origine della materia prima in etichetta: come la vede?
L’origine della materia prima è un’opportunità per il consumatore di fare scelte più consapevoli, ma non rappresenta per l’agricoltura la soluzione ai suoi problemi, che sono strutturali e di competitività sui mercati. D’altronde dove quest’indicazione è già obbligatoria da anni (ad esempio nei comparti di olio, ortofrutta) non è che ci siano stati tutti questi introiti aggiuntivi per le aziende. Insomma, ben venga l’origine della materia prima, ma non illudiamoci.
Sicurezza alimentare, come può garantirla l’azienda agricola?
L’azienda agricola già garantisce la sicurezza alimentare applicando correttamente -tramite le procedure di autocontrollo- il rispetto del benessere animale e l’utilizzo dei fitofarmaci. Se prendiamo il Rapporto Annuale Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia per l’anno 2015 del ministero della Salute possiamo vedere che solo il 2,4% delle aziende agricole ha commesso qualche infrazione (la maggior parte solo documentale) contro il 16% delle aziende della distribuzione e il 30% della ristorazione. Il settore agricolo è tra i più sicuri nel campo della sicurezza alimentare. Una sicurezza per il consumatore finale ma, soprattutto, per i trasformatori ed i distributori.
Azienda agricola e gdo: come vede i rapporti tra il primo e l’ultimo anello della filiera?
A fronte della distribuzione organizzata serve un’offerta anch’essa organizzata.
Il rapporto tra il primo e l’ultimo anello della catena può diventare una grande opportunità se è svolto alla pari; è arrivato il momento di dialogare, di fare sistema, con la convinzione che non si è controparti, ma partner. Bisogna passare dalla competizione sui prodotti alla competizione sulla soddisfazione dei bisogni del cliente.
Come si distribuisce equamente il valore lungo la filiera?
Si distribuisce puntando, per l’appunto, sull’“equità”. Ad esempio facendosi carico assieme (fornitore e distributore) delle operazioni di scontistica. Credo che già ci siano esempi di rapporti virtuosi che permettono una crescita del sistema.
Promozione dei prodotti agricoli di qualità, quali le strategie?
Credo che grazie alle auspicate sinergie si possano realizzare campagne informative,
promozionali ed educative importanti, che facciano conoscere i prodotti di qualità e le nostre Dop e Igp.  Promozione che parte dalle aziende agricole (ad esempio dalle fattorie didattiche) e dai consorzi di tutela per raggiungere i supermercati in uno sforzo coordinato. Cosa diversa per la promozione all’estero, dove si deve rafforzare l’immagine dei prodotti Dop e Igp maggiormente riconosciuti, che già rappresentano un indotto importante e che hanno un ruolo fondamentale di apristrada ed ambasciatori del made in Italy.
Politiche dei consumatori: che ruolo hanno per l’agricoltura?
Dietro un prodotto agricolo di qualità, una Dop, un brand, c’è un intero settore che opera alacremente ogni giorno. Un impegno spesso sconosciuto diretto a mitigare i cambiamenti climatici, innovando le proprie macchine e le tecniche di produzione. Questo impegno costante, continuo, andrebbe spiegato, fatto conoscere ai consumatori. Magari con il racconto di chi ogni giorno dà il suo contributo attivo per un mondo e per un’agricoltura migliori. Anche sui mercati esteri potremmo avere un’arma in più -le tradizioni, le storie, lo style che caratterizzano gli straordinari prodotti del made in Italy- ma non siamo in grado di sfruttarla a dovere, tanto è vero che nel mondo impera l’italian sounding (con un’italianità, all’estero, solo echeggiata).

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