Aziende famigliari attive nel mondo della finanza: Branca, Lavazza, Lunelli, Marzotto

Affari di famiglia – L'operazione Tamburi Eataly è il più recente esempio del connubio tra mondo della finanza e business alimentare


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Gli imprenditori italiani non sono contrari a dare vita a una società: basta che il numero dei soci sia dispari e inferiore a tre. È una vecchia battuta che anche in tempi di crisi, si sta rivelando azzeccata. “Le acquisizioni e le partnership in Italia sono poche nonostante l'immensa disponibilità di capitali. Il problema è che le aziende famigliari vendono o si quotano solo quando sono alla canna del gas”. Sono parole pronunciate alla recente cerimonia dei M&A Awards di Kpmg da Claudio Costamagna, tra i più importanti consulenti finanziari italiani. Eppure, come dimostrano recenti dati della Consob, l'italianità delle imprese continua a essere una realtà radicata, con un ruolo centrale per le famiglie. Infatti, quasi due terzi delle società quotate (vale a dire 152, poco più di un quarto -il 26,4%- della capitalizzazione) hanno le famiglie come principali azionisti. Parliamo di nomi noti agli addetti ai lavori e non solo, i “Paperoni” d'Italia, quali Del Vecchio, Ferrero, Benetton, Perfetti, Lavazza, Marzotto, Nissim (Bolton Group), Zonin, Maramotti (Max Mara), Barilla, per citarne alcuni.

Il caso Una delle case history più significative del coinvolgimento delle famiglie è l'operazione Tamburi Investment Partners S.p.A. -Eataly, con l'acquisizione del 20% della proprietà attraverso un pool di aziende famigliari italiane top. “Per lo sviluppo di un'azienda come Eataly riteniamo la nostra compagine più adatta dei fondi di private equity, specie se internazionali, che hanno in genere un'ottica di più corto respiro, oltre a non dare le nostre sinergie”, ci spiega Giovanni Tamburi, presidente della società. Tra i commenti positivi, non mancano i silenzi. Come quello di Maurizio Tamagnini, Ad di FSI Fondo Strategico Italiano (controllato da Cassa Depositi e Prestiti), giudicata poco tempo fa il più probabile partner di Eataly. Rimane la curiosità di capire se FSI sia stato spiazzato dall'offerta di Tamburi (13 volte il margine lordo) oppure se si sia ritirato per opportunità politica. Detto questo, Tamagnini dichiara che circa due miliardi dei 4,4 totali saranno dedicati ad acquisire partecipazioni in aziende alimentari.

Il punto su M&A Del resto, il food è al centro dell'interesse dei capitali da investimento. “Negli ultimi quattro anni sono state chiuse 32 operazioni, quasi un'operazione al mese”, commenta Enrico Pilat, Director di KPMG Corporate Finance. Le controparti tipiche di tali operazioni sono le famiglie imprenditoriali. “Tuttavia, la convivenza nell'azionariato tra un operatore finanziario e la famiglia fondatrice non è di facile gestione; spesso il fondo acquisisce la maggioranza del capitale (circa il 50% delle operazioni analizzate) e persegue obiettivi strategici raramente allineati”. Un altro dato significativo riguarda la dimensione delle operazioni: il controvalore totale dei deals dal 2010 ad oggi è di poco inferiore al miliardo di euro, con un valore medio di circa 25 mio per transazione, a causa della dimensione ridotta della piccola-media impresa italiana. Ma l'interesse rimane, anche per il retail, come fa eco Tamburi: “Ci sono altre realtà retail che potrebbero ipotizzare percorsi simili a Eataly. Possono fare sistema tra loro, ma, a volte, può risultare utile del collante di chi istituzionalmente -senza mentalità bancaria né da fondo di leverage buy out- fa queste cose”. Al momento, le operazioni nel food stanno segnando un forte dinamismo del private equity rispetto alle famiglie imprenditoriali. I primi mesi del 2014 hanno visto concludersi acquisizioni per un controvalore vicino a quello dell'intero quadriennio 2010-2013, con 4 operazioni con dimensioni prossime ai 100 milioni di euro. Oltre a Eataly-Tamburi, c'è l'acquisizione, per 145 mio di euro da parte del fondo di private equity Usa Riverside, del 100% di Optima, azienda riminese nota con il brand Mec3, leader mondiale nella produzione di ingredienti per gelateria e pasticceria con 160 store in Cina. Da segnalare l'operazione 21 Investimenti-Forno d'Asolo (prodotti da forno surgelati) e l'ingresso in Nuova Castelli, leader del Parmigiano, da parte di Charterhouse Capital Partners. “Tutte operazioni con alle spalle un progetto teso a valorizzare la qualità made in Italy nel mondo -conclude Pilat-. È un segnale di ripresa importante e le sollecitazioni del mercato supportano la tesi che il 2014 sarà un anno di soddisfazioni che, ci auguriamo, possano essere condivise sia dai private equity che dalle famiglie stesse”.

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Allegati

229_Affari_di_famiglia

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