Burger King punta al raddoppio dei ristoranti da qui al 2023

Almeno il 50% delle nuove aperture dovranno passare attraverso il canale franchising: lo contempla il piano di sviluppo che prevede nel piano quinquennale la creazione di una rete complessiva di 300 locali su tutta la penisola (da Mark Up n. 273)

Questa intervista a Filippo Maria Catenacci è maturata a margine della prima Convention Burger King Italia, che ha visto riuniti nello Spazio Antologico di via Mecenate a Milano, tutti i franchisee attivi in Italia, la maggior parte dei fornitori approvati e rappresentanti del Master Franchisee (Bksee-Burger King Restaurants Italia). L’evento ha rappresentato un’occasione di confronto per scoprire le strategie che guideranno il nuovo posizionamento del marchio Burger King in Italia.

Qual è il ritmo di sviluppo in franchising?

L’obiettivo è raddoppiare il numero dei ristoranti entro il 2023, arrivando, con un piano di crescita quinquennale, alla creazione di una rete di oltre 300 locali rispetto agli attuali 170. La stima è che almeno il 50% delle nuove aperture siano fatte da nostri franchisee, esistenti o futuri. Nell’ambito di questo piano prevediamo almeno 30 inaugurazioni l’anno.

A livello territoriale, vogliamo coprire tutta la penisola, con particolare attenzione al centro-sud, dove i nostri franchisee sono particolarmente forti e motivati. Importante sarà anche lo sviluppo in Sardegna e Sicilia dove prevediamo a breve l’inaugurazione del primo ristorante di Cagliari, mentre in Sicilia l’obiettivo è raddoppiare l’attuale numero di ristoranti (5). Rientrano nei piani di espansione in franchising le principali città di Puglia, Calabria e Campania, con particolare attenzione a Napoli e Salerno. Discorso a parte merita Roma: qui l’obiettivo è rafforzare la rete già presente, presidiando aree del centro abitato ancora scoperte.

Puntiamo anche sulle dorsali viarie nord-sud ed est-ovest per coprire città del Nord come Padova, Brescia e Milano.

Questa pianificazione di apertura comporterà un impegno maggiore nella ricerca di nuovi partner.

Real Estate: strategie e posizionamento di nuovi punti di vendita soprattutto nei centri commerciali.

La nostra strategia di sviluppo punta ad aumentare la visibilità del marchio Burger King e la sua accessibilità, con l’apertura di ristoranti flagship nelle nostre principali città, così come nei principali shopping centre che rientrano nel cluster A. Anche i canali Travel e i migliori Retail Park, esistenti o di nuova costruzione, saranno oggetto di specifici focus di sviluppo. Sicuramente daremo la precedenza a città come Roma e Milano, dove il nostro marchio deve ancora esprimere tutte le sue potenzialità, anche per massimizzare il servizio di delivery che rappresenta oggi un fenomeno molto importante in queste città e una fonte di vendite completamente nuova e potenzialmente esponenziale.

Che cosa intende per cluster A?

Si intendono tutti i centri commerciali con attrazione sovra-regionale, Gla superiore a 40.000 mq, oltre 80 punti di vendita e con un numero di visitatori annui superiore a 5 milioni.

Caratteristiche richieste a un centro commerciale o una food court?

Valutiamo il centro commerciale anche in base al numero di visitatori, all’incidenza dell’offerta food rispetto al numero di visitatori, alla presenza di magneti importanti e brand di rilievo e attrattivi. Le food court vengono valutate sui flussi interni del centro, visibilità e numero di sedute. Un ruolo differenziante è esercitato spesso dalla proprietà e dalla gestione, soprattutto in termini di attività offerte ai visitatori e di campagne marketing.

Che cosa vi aspettate dal franchisee?

Il mercato italiano è appena all’inizio e i margini di crescita e di profittabilità sono molto interessanti per chi vuole lavorare bene con un marchio internazionale come Burger King. Ad oggi il focus è sul reclutamento di franchisee in grado di sviluppare non meno di 5-10 ristoranti nell’arco temporale di un triennio. Una precedente esperienza nel mondo del food o del retail non è requisito essenziale, ma ovviamente l’eventuale mancanza di tale requisito rende necessaria un’ulteriore fase di strutturazione del franchisee al fine di acquisire le necessarie competenze, soprattutto operative.

Richiediamo una entry fee una tantum pari a 3.000 dollari (circa 2.567 euro, ndr) per ogni anno di durata del contratto di franchising (solitamente compreso fra 15 e i 20 anni) e royalty pari oggi all’11% del fatturato lordo Iva (gross sales), parte della quale viene destinata alle attività di marketing nazionale.

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