Busto Arsizio, un centro commerciale nello stabilimento dismesso Borri

L'ex calzaturificio Borri, a Busto Arsizio, sarà trasformato in un centro commerciale dopo più di un decennio di abbandono. La Giunta ha da poco approvato il Piano di recupero dell'area. Ok anche dalla Sovrintendenza

Dopo anni (almeno 14) di discussioni, la Giunta del Comune di Busto Arsizio ha approvato il Piano di recupero dell’area sulla quale sorge l’ex calzaturificio Borri, un’icona del passato industriale bustocco. Il vicesindaco e assessore all’Urbanistica Giampiero Reguzzoni ha annunciato ai giornali locali la fine di una telenovela burosaurica (quella che vede come location-protagoniste molti edifici dismessi troneggiare nei centri urbani come ville fantasma), e l’avvio di una collaborazione pubblico-privato che dovrebbe portare alla creazione di un centro commerciale. Non si sa di chi, ma, data la zona, potremmo ipotizzare –ma di ipotesi si tratta, al momento– il nome di Esselunga che sorge spontaneo insieme a quello di Tigros, un altro operatore molto noto nella grande distribuzione varesina. Sembra che il privato che realizzerà il centro commerciale sia già proprietario dell’area e dell’edificio: in cambio delle autorizzazioni s’impegnerà a bonificare e riqualificare sia l'area sia l'immobile; c’è già l’ok della Sovrintendenza per la ristrutturazione della facciata prospiciente viale Duca d’Aosta, e per la costruzione di un parcheggio (140 posti auto) nello spazio che oggi coincide con l’area verde alle spalle dello stabilimento.

Il calzaturificio Borri, fondato da Giuseppe Borri nel 1892, fu il primo ad adottare macchinari per la produzione di calzature, fino ad allora eseguita esclusivamente a mano. L’apice dell’attività manifatturiera e industriale fu toccato negli anni Settanta del XX secolo. Poi il declino e la chiusura nel 1990. Da allora l’edificio, che è una delle testimonianze più interessanti di architettura post industriale, è rimasto inutilizzato, in stato di completo abbandono. Nel 2001 fu acquistato dal Comuno di Busto Arsizio per 8 miliardi delle vecchie lire.

 

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