Carta usa e getta, una guida alla sostenibilità

Consumi consapevoli – Le associazioni ambientaliste scendono in campo per orientare gli acquisti dei consumatori consapevoli. Sotto la lente della più recente campagna Greenpeace sono finiti carta igienica, rotoloni, tovaglioli e fazzoletti usa e getta.

Ormai per andare a fare la spesa ci si deve preparare prima, a casa. Per il consumatore consapevole - categoria che tende con il tempo ad ingrossare le sue fila - la spesa è diventata un percorso ad ostacoli, alla ricerca del prodotto più “verde”, compatibilmente con il proprio portafogli.

In rete abbondano consigli e dritte ”green”, e le organizzazioni ambientaliste scendono in campo mettendoci faccia e competenze. Tra queste Greenpeace, che invita i consumatori a pensare a quel che acquistano per sostenere alcune campagne: dopo la pesca in-sostenibile, (vedi articolo Tonno: sostenibile piace di più), ora si pensa alla deforestazione. Ma che c’entra con la spesa? C’entra eccome: l’industria della carta da sempre è assai dispendiosa in termini di risorse energetiche e acqua utilizzate, e spesso impiega sostanze chimiche quali il cloro nei processi di sbiancamento. Ma è sulla provenienza della materia prima, la cellulosa, che più si concentra l’inchiesta, spin-off della campagna Deforestazione Zero per fermare la distruzione delle ultime grandi foreste primarie del pianeta. La deforestazione è una delle maggiori cause del rilascio di gas serra nell'atmosfera, e distruggere l’ultimo ambiente dove vivono specie a rischio estinzione come gli oranghi. Utilizzare polpa di cellulosa proveniente dalla devastazione della foresta primaria per produrre materiali usa e getta è considerata pratica inaccettabile. Sotto la lente sono finiti quindi tovaglioli, fazzoletti, carta da cucina e carta igienica delle maggiori marche commercializzate dalla Gda.

“Una guida per acquisti responsabili”

È questo lo scopo della classifica stilata da Greenpeace che ha valutato più di 200 prodotti di circa 30 aziende scegliendo tra quelli più presenti sugli scaffali dei supermercati. Alle aziende produttrici è stato inviato un questionario nel quale veniva chiesto di indicare le percentuali di fibra riciclata e certificata Fsc (Forest Stewardship Council) utilizzata nella produzione e informazioni sul processo di sbiancatura.

Tra le carte igieniche valutate sono cinque i prodotti riciclati al 100%: Coop Vivi Verde, Grazie Lucart, Esselunga Riciclata, Carrefour Ecoplanet e AS (Gruppo Schlecker). Soltanto Coop e As però utilizzano per tutti i propri prodotti esclusivamente carta riciclata e certificata Fsc (Forest Stewardship Council). A metà classifica si posiziona Kimberly Clark (Scottex e Kleenex) che però nel 2009 si è impegnata con Greenpeace a escludere dalla propria produzione fibre provenienti da foreste minacciate e ad aumentare significativamente l’uso di fibre riciclate e certificate Fsc nei propri prodotti, quindi potrebbe risalire la classifica nei prossimi aggiornamenti.
Più dell'80% dei prodotti invece non raggiunge la sufficienza. Non classificabili i prodotti di Georgia Pacific (tra cui Tenderly e Tutto) “che si è formalmente rifiutata di fornire a Greenpeace le informazioni necessarie per l'inserimento in classifica”.

Non è tutto verde quel che si chiama eco…

Il consumatore richiede più attenzione alle problematiche ambientaliste e i retailer a volte rispondono. È il caso ad esempio di Carrefour, che ha annunciato di aver già interrotto gli acquisti da App (Asian Pulp and Paper, azienda che usa legno proveniente dalla foresta primaria indonesiana), e Tesco si è impegnata a farlo entro la fine dell'anno. Aziende come Kimberly Clark, Kraft e Unilever stanno implementando nuove politiche di acquisto volte ad escludere carta pericolosa dalle proprie filiere.
Il problema riguarda però anche l’etichettatura e le sue regole: non basta una scritta o un packaging allusivo perché il prodotto sia realmente sostenibile. Denominazioni come: "ecologico", "eco", "green" fioriscono su prodotti che invece non contengono fibre riciclate o certificate FSC o ne contengono bassissime percentuali. Come dire: se le etichette fossero trasparenti, probabilmente non ci sarebbe bisogno di guide…

Una comunicazione d’impatto

L’uscita della guida Foreste a rotoli è stata accompagnata da azioni che potremmo definire di guerrilla marketing: i volontari di Greenpeace hanno distribuito di fronte ai supermercati la guida, posizionando in strada dei water contenenti ciascuno un piccolo albero, simbolo delle piante tagliate per fabbricare prodotti come carta igienica, rotoloni, tovaglioli e fazzoletti usa e getta. C’è anche un video virale “Deforestation Nightmare” interpretato dall’attrice Barbara Tabita (I Cesaroni), testimonial della campagna deforestazione. Su youtube ad oggi ha superato le 22.000 visite.

Il semaforo per il food per ora è bocciato

Una visualizzazione facile ed immediata quella del
rosso-arancio-verde sulla confezione degli alimenti che orienterebbe il
consumatore nella scelta, evitandogli di leggere etichette lunghissime
e spesso incomprensibili.
È la proposta dell’associazione tedesca
Foodwatch, che si schiera contro le etichette ingannevoli non in fatto
di sostenibilità ma di valori dietetici.
Mettere su ogni prodotto industriale un’indicazione
dei livelli di zuccheri, sale, grassi e grassi saturi in 100 g o ml di
prodotto aiuterebbe ad orientarsi verso una alimentazione più corretta
specie chi ha problemi di sovrappeso o ipertensione. Ancora una volta
infatti, non tutto ciò che si chiama “light”, “diet” e cosi via lo è
veramente.
Il sistema è già usato da anni in alcune insegne del
Regno Unito (Sainsbury's e Waitrose ad esempio).
Viene contestato invece il sistema della GDA (Quantità Indicative
Giornaliere) utilizzato dalle aziende, perché meno chiaro e a volte
fuorviante perché non si basa sempre sulla stessa quantità di prodotto.
La proposta di etichettatura “a colpo d’occhio” è stata recentemente
bocciata dal Parlamento europeo.

La guida

La colorazione “a semaforo” individua i prodotti più sostenibili in verde, in rosso quelli più compromessi.
ECF
(Elemental chlorine free) è una tecnica che utilizza biossido di cloro
per la sbiancatura della cellulosa. Meglio del cloro elementare perché
evita la formazione di composti cancerogeni come la diossina.

TCF (Totally chlorine free) si riferisce a carta che non usa nessun composto a base di cloro nel processo di sbiancatura.

Le altre guide (tovaglioli, carta casa e fazzoletti) sono scaricabili nel sito greenpeace.it.

Fonte: Greenpeace Italia



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