Cbre, mercato immobiliare in salute nel 2016

Alessandro Mazzanti, Ceo di CBRE Italia

L'uscita del primo numero della nuova pubblicazione di Cbre, destinata ai suoi clienti, ma secondo me fruibile anche da lettori interessati al real estate e non necessariamente addetti ai lavori (il taglio della rivista è molto chiaro, sobrio, ma elegante), ci offre il destro per evidenziare, a guisa di epitome pregnante, l'indagine 2016 condotta su un panel di operatori attivi sul mercato immobiliare italiano, prevalentemente domiciliati in Italia (45%) seguiti da americani (20%), inglesi (14%) e tedeschi (9%).

Alessandro Mazzanti, Ceo di CBRE Italia
Alessandro Mazzanti, Ceo di CBRE Italia

Aumenta l'interesse per i prodotti "non core"
La ricerca di rendimenti elevati sta esercitando effetti importanti sulle intenzioni degli investitori: aumenta, in particolare, l'interesse per settori diversi dai tradizionali, e per i prodotti non core: solo il 18% degli intervistati ha risposto di voler investire nel comparto uffici nel 2016, mentre il 52% preferirebbe di gran lunga investire in hotel/resort, posizioni high street, strutture in ambito sanitario-assistenziale (health care) e immobili logistici. Per il 62% dei rispondenti l'attività di investimento nel 2016 sarà maggiore, e stabile per il 35%.

NPL, perché  no?

Il 15% ha indicato gli NPL (le eufemistiche sofferenze, quelle che ammonterebbero in toto a 200 miliardi di euro) come obiettivo potenziale di investimento. E a proposito di NPL (tema purtroppo attualissimo in questo momento), il 74% del panel risponde sì all'affermazione secondo la quale la costituzione di una "bad bank", intesa lato sensu come istituto finanziario selettivo per le rotten apples, comporterebbe effetti concreti e positivi sul mercato degli investimenti immobiliari.

Rendimenti in calo anche per il 2016
La crescente competizione tra investitori italiani sul mercato nazionale, unita all'esaurimento graduale dell'offerta, ha portato a una contrazione dei rendimenti su tutte le principali asset class nel 2015, soprattutto per immobili prime. Questa compressione, secondo Cbre, è destinata a protrarsi anche nel 2016, e interesserà uffici (40%), immobili logistici prime (37%), e centri commerciali sia prime (42%) sia secondari (49%).

L'opacità, un male italiano
Fra gli ostacoli indicati dai rispondenti all'indagine Cbre 2016 all'attività di investimento spiccano in posizione di testa  la disponibilità di asset (27%), il pricing ossia il costo dell'immobile (15%), e la poca trasparenza del mercato (20%), ossia la famigerata opacità di cui parlano spesso gli investitori a noi familiari, e tra l'altro l'Italia è per definizione un paese opaco in molti sensi...
Interessanti le considerazioni sulle minacce derivanti da fattori macro. Una nuova crisi finanziaria rappresenta la minaccia più temibile per il mercato immobiliare italiano (17%), seguita dalle politiche del Governo in materia di immobili (16%), e dalla percezione che il prezzo degli immobili sia troppo alto (16%). Le politiche economiche nazionali rappresentano un fattore eventualmente critico per il 13%. La deflazione (8%) e il rallentamento dell'economia mondiale (9%) non sembrano spauracchi eccessivi stando a questa statistica. Meno che meno la scissione dall'Euro (2%).

Milano, con il 50%, si conferma sul trono dal punto di vista delle città più desiderate dagli investitori, seguita da Roma (26%), e, seppure a lunghissima distanza, da Firenze (9%) e Venezia (8%).

 

 

 

 

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