Alcuni numeri chiave per capire in modo quasi intuitivo l'importanza socio-economica dei centri commerciali in Italia: quasi 30 miliardi di euro il valore complessivo del gettito fiscale (quanto producono i centri commerciali a favore dell’Erario); 587.000 (il 29,6% dell’occupazione nel settore commercio) gli addetti che costituiscono la forza lavoro diretta (i totali salgono a 783.000 se includiamo occupazione indiretta e indotto); e il fatturato diretto (71,6 miliardi) che arriva a quasi 140 miliardi di euro sommando l’impatto indiretto e l’indotto. E poi, last but not least, il dato dei dati: il 40% del fatturato prodotto il sabato (21,30%) e domenica/festivi (18,40%). E questo dato -soprattutto l’incidenza delle domeniche e dei festivi- ci riporta al motivo fondamentale della ricerca Nomisma, commissionata dal Cncc-Consiglio nazionale dei centri commerciali e presentata nella Sala conferenze di Palazzo Montecitorio a Roma: scattare una fotografia del settore anche per sensibilizzare i cittadini e la classe politica sul ruolo economico e sociale dei centri commerciali, evidenziando le ricadute negative su mondo del lavoro, imprese e Fisco causate da una legge che limiti fortemente le aperture domenicali e festive.

da sin. a destra: Massimiliano Panarari (mass mediologo Luiss Roma), Massimo Moretti (pres. Cncc), Francesco Giorgino (giornalista e docente comunicazione e marketing Luiss Roma), Francesco Morace (Future Concept Lab) e Luca Dondi, ad di Nomisma

L'impatto o effetto diretto è legato alle spese e agli acquisti effettuati dai visitatori/clienti dei poli commerciali, ed equivale, sostanzialmente, al fatturato al netto di Iva prodotto dagli stessi poli commerciali. L'effetto indiretto è il risultato degli acquisti e dei servizi da parte dei tenant dei poli commerciali per soddisfare la domanda generata da visitatori e acquirenti: l'effetto indiretto è quindi legato alla domanda dei tenant verso i fornitori. Infine, l'effetto indotto è quello collegato alle variazioni di reddito e di spesa dei residenti: poiché l'insieme delle attività coinvolte direttamente o indirettamente nella filiera (tenant e loro fornitori) lavora di più, cresce anche la capacità di spesa dei lavoratori coinvolti.

"Abbiamo commissionato questa ricerca a Nomisma affinché emergesse concretamente, anche dai numeri, l’importanza strategica dell’industria dei centri commerciali, retail park e factory outlet -commenta Massimo Moretti, presidente di Cncc-. Credo che i risultati parlino da soli, in termini di occupazione generata su tutto il territorio (2,3% dell’intera forza lavoro nazionale), con particolare attenzione ai giovani e alle donne; incidiamo per il 4% in termini di contributo complessivo al Pil italiano e sosteniamo imposte annue per circa 27,8 miliardi di euro. Ma se l’importanza economica del nostro settore (diffuso su tutto il territorio nazionale, anche nelle zone più disagiate) è un fatto indiscutibile, colpisce anche l’impatto sociale dei centri commerciali nelle vite dei nostri concittadini. Mediamente ogni giorno fra i 4 e 6 milioni di italiani visitano un centro commerciale e lo fanno in compagnia: con la propria famiglia o con gli amici per il 79% degli italiani. Siamo le nuove piazze dove le persone amano incontrarsi e stare insieme con i propri cari. Questa funzione la svolgiamo soprattutto nelle realtà italiane dove un luogo bello, pulito e sicuro risulta indispensabile. E sempre più ci trasformeremo in luoghi dove fare esperienze e dove passare serenamente il proprio tempo. Mi auguro quindi maggiore attenzione e tutela per un settore che crea ricchezza per l'Italia in termini quali-quantitativi, come avvalorato dai dati emersi dallo studio di Nomisma, affinché l’industria dei centri commerciali possa continuare ad espletare il suo ruolo centrale di creazione e sviluppo di veri e propri social hub fisici sul territorio a beneficio dell’intero Paese".

Il contributo erariale complessivo dato dai centri commerciali italiani si divide tra imposte indirette (Iva e altre imposte per complessivi 15,6 miliardi di euro) e imposte dirette (Imu e soprattutto Ires e Irap per complessivi 12,2 miliardi di euro)

Sette italiani su dieci utilizzano regolarmente i centri commerciali

Il settore (industry) dei "poli commerciali" (cc+retail park+Foc/leisure center) oggetto di questa ricerca è costituito da 1.254 strutture in Italia, in grandissima parte centri commerciali (1.020). Il residuo numerico è composto in prevalenza da parchi commerciali (181), Factory Outlet Village (30) e leisure center (23). I risultati economici evidenziati subito in apertura di articolo sono prodotti da queste 1.254 strutture.

La ricerca Nomisma ha anche sondato il posizionamento dei centri commerciali nelle abitudini degli italiani, con un’indagine che ha coinvolto 1.000 rispondenti. Quasi 9 su 10 (89%) hanno frequentato il centro commerciale nell'ultimo anno: il 74% è "utilizzatore regolare" (almeno due volte al mese).

"L'indagine Nomisma, condotta su oltre 1.000 persone che hanno frequentato i centri commerciali nell’ultimo anno, ha indagato in profondità il ruolo relazionale che i poli commerciali svolgono per e nei territori in cui sono presenti -aggiunge Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma-. Quel che ne emerge è un unanime riconoscimento della capacità dei centri commerciali di rispondere alle esigenze dei cittadini, non solo tramite l'offerta commerciale, che rimane l'attività fondamentale, ma anche attraverso la proposta di eventi e di servizi fruibili a orari flessibili (punto di forza per il 70% degli user dei centri commerciali) e in tutti i giorni della settimana. Sono questi i punti cruciali dello studio, le evidenze su cui porre l’attenzione affinché i risultati dell’analisi condotta da Nomisma diventino stimoli e spunti di riflessione nell’ottica di una valutazione che consideri tutte le forme di valore (economico, sociale, relazionale) generato dall’industry dei centri commerciali”.

Centri commerciali poco frequentati dai single

Dai dati emerge anche che il centro commerciale non sarebbe esattamente un luogo per single o per incontrare, visto che il 66% ci va con la famiglia, il 44% con la fidanzata/moglie e il 26% con amici. Solo il 21% va al centro commerciale da solo. Le percentuali sono riferite all’89% di utilizzatori totali e si basano su risposte multiple.

Il 32% consiglia ad amici e conoscenti il centro commerciale, il 44% rientra fra i passivi (=neutri, adiàfori) e il 24% fra i detrattori. Quindi il Nps (Net promoter score) è positivo (8%). In ogni caso, se abbiamo ben interpretato questi dati, 7 persone su 10 si collocano nell'area del "né pollice verso né pollice alto" e dei detrattori tout court.

Veniamo alle motivazioni alla base delle visite. I principali 4 motivi per cui si va in un centro commerciale sono innanzitutto fare acquisti (86%) e passare il tempo e curiosare (83%) guardando vetrine e confrontando prezzi. Per 4 rispondenti su 10 (38%) una pausa pranzo è fra le principali ragioni di visita, mentre la ratio della socializzazione (incontrare amici o partecipare ad eventi) è piuttosto bassa (18%). Fra le attività svolte con maggior frequenza nell'ultimo anno (risposte: sempre+spesso+ogni tanto) l'88% fa la spesa all’ipermercato/supermercato, l'86% nei negozi della galleria commerciale, il 72% nelle aree di ristoro, e il 23% nelle attività e nei servizi come dentista, estetista, cinema. Quest'ultimo dato potrebbe essere considerato un indice di penetrazione delle attività stesse: multisala, laboratori odontoiatrici o poliambulatori sono servizi da poco tempo presenti nei centri commerciali (soprattutto gli ultimi due) e in un campione limitatissimo di centri.

Secondo la ricerca Nomisma, i servizi più diffusi nei centri commerciali italiani sono quello di nursery/area bimbi (89%), organizzazione eventi (80%) e servizi shuttle/navetta (64%), questi ultimi in larghissima parte forniti dai Fov/Foc.

 

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