Come sta cambiando il consumo della carne

di Patrick Fontana

Vale un decimo dell’industria alimentare italiana nel suo complesso: con 12,6 mld di euro di fatturato, il mercato delle carni fresche -in forte evoluzione- si colloca centralmente rispetto alla shopping experience alimentare dell'italiano non vegetariano. Altri 8 miliardi di euro arrivano ai protagonisti del sistema carneo dalla vendita degli insaccati. Sono una ventina di miliardi in totale, dunque, che danno lavoro a 31.600 addetti diretti, secondo i dati di Assica (l’associazione dei produttori).

Eppure nonostante le dimensioni ragguardevoli,  tutti sentono impellente la necessità di rinnovarsi. Perché gli stili di vita e le abitudini a tavola e in cucina dei nostri connazionali stanno battendo altre strade e richiedono posizionamenti nuovi e più competitivi. La domanda non è più la stessa. Il tema non nuovo verrà riproposto il 30 settembre al convegno “Il futuro dell’industria delle carni tra innovazione tecnologica ed evoluzione del mercato”, in programma a Milano in via Sant’Antonio 2, nelle sale di Palazzo Greppi. L'appuntamento è organizzato da Meat-Tech, salone “verticale” dedicato al comparto carni nell’ambito della grande IPACK-IMA 2015, la mostra internazionale del processo e  packaging (Fiera Milano,  19-23 maggio 2015).

Mutamenti
Le dinamiche del cambiamento sono molteplici. Positivo è il fatto che  il comparto preso nel suo complesso non stia perdendo per strada il parco acquirenti. Il mercato tiene per numero di consumatori, ma in ogni caso paga uno scotto alle difficoltà finanziarie che da mesi hanno bussato alla porte delle famiglie. C'è uno spostamento dei pesi fra i vari segmenti. Le carni rosse cedono quote al pollame: e qui si potrebbe banalmente raccontare un downgrading di necessità. Ma gli acquisti al taglio retrocedono di fronte al preconfezionato ed elaborato; l'occasione in promozione viene colta al volo; gli specialisti del surgelato guardano con grandi prospettive al pronto a cuocere nel pollame dopo aver consolidato il consolidabile nei segmenti ittici. Nuovi protagonisti entrano nel mercato, per nuove sfide con nuovi prodotti. “Nonostante il mercato italiano sia ancora dominato per il 45% circa del volume di vendite dalle macellerie tradizionali -spiega Marco Guerreri, direttore del settore carni e ittico di Coop Italia- le prossime generazioni preferiranno i prodotti pronti all’uso, e accetteranno sia confezioni a tenuta con atmosfera interna protettiva sia il classico sottovuoto (e probabilmente anche il surgelato - aggiungiamo noi di Mark Up). È per questo motivo che il retail e l’industria si devono dotare di tecnologie, centri di lavorazione e strutture logistiche di ultima generazione, ma anche saper comunicare e informare i consumatori sui vantaggi e le garanzie di queste forme di lavorazione e confezionamento”. Con un occhio costantemente rivolto all’imballaggio.

Nel frattempo, il consumatore sta rivalutando tutti i canali alternativi come il mercato rionale, il cash & carry, i grandi negozi riservati a commercianti e ristoratori.

Per una visione più completa dei grandi trend di cambiamento in atto nei comparti carne della gdo scaricare i pdf allegati.

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