Con il fine wine, Italia alla conquista degli States

Gli Stati Uniti, secondo Nomisma Wine Monitor, stanno vivendo una rilevante fase di premiumisation dei consumi di vino. Nell’ultimo decennio crescita delle importazioni pari al 33%, arrivando ad un valore di circa 5,5 miliardi di dollari

Una ricerca per comprendere, da un lato, i fattori che definiscono un “fine wine” e i modelli che guidano il loro consumo, dall’altro il posizionamento del nostro paese in questo segmento di mercato attraverso l’identificazione di perception e reputation dei “fine wine” italiani presso lo stesso consumatore statunitense. Sono questi gli obiettivi dello studio, realizzato da Nomisma Wine Monitor su richiesta dell’Istituto del Vino di qualità – Grandi Marchi (IGM). Quest’ultimo nasce nel 2004 e riunisce 19 aziende vinicole con un fatturato complessivo di 540 milioni di euro (dati 2016) con lo scopo di promuovere la cultura della vite e dei vini di pregio.

L’indagine è stata condotta intervistando 2.400 consumatori di 4 Stati federali identificati come i maggiori importatori di vino: New York, Florida, New Jersey e California.

I dati raccolti, così come dichiarato dal Presidente dell’Istituto Piero Mastroberardino, propongono come strategia quella di investire tempo e idee per ricercare un corretto posizionamento del prodotto di pregio all’interno di un mercato esigente e sensibile ai cambiamenti. Secondo quanto risulta bisogna lavorare sempre più per la crescita del valore perché i volumi discendono da un corretto approccio dello stesso e non da una logica di price competition. I primi infatti, senza un corretto rapporto con il valore portano allo sgretolamento della filiera per mancanza di capacità di remunerare gli investimenti effettuati.

Successivamente la ricerca ha evidenziato come gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato al mondo per consumi di vino e, nonostante questo, ha ancora importanti potenzialità di crescita poiché è un paese che consuma prevalentemente birra. Nel corso degli ultimi dieci anni, i consumi sono aumentati del 28% arrivando a 32 milioni di ettolitri; nonostante ciò pesano ancora per appena il 10% sul consumo totale di bevande alcooliche. Inoltre, il 44% di tutti i consumi di vino si concentrano in appena 5 Stati: New York, California, New Jersey, Texas e Florida lasciando spazi economici e di investimento enormi negli altri Stati federali americani. Inoltre circa un terzo dei consumi statunitensi di vino si riferisce a prodotti d’importazione.

il 44% di tutti i consumi di vino si concentrano in appena 5 Stati: New York, California, New Jersey, Texas e Florida

Anche in questo caso si evince che, nell’ultimo decennio, vi è stata una significativa crescita delle importazioni pari al 33%, arrivando ad un valore di circa 5,5 miliardi di dollari. Rispetto alle principali tipologie di vino importato, la quota dell’Italia è passata dal 31% al 34% nel caso dei vini fermi imbottigliati e dal 13% al 32% nel caso degli spumanti. Problemi invece per quanto riguarda l’esportazione e la commercializzazione dello champagne in quanto soffriamo la concorrenza francese. Gli Stati Uniti, secondo Nomisma Wine Monitor, al pari di molti altri mercati internazionali stanno vivendo una rilevante fase di “premiumisation” dei consumi di vino ed infatti, nel corso dell’ultimo quinquennio, il prezzo dei vini fermi imbottigliati importati negli USA è cresciuto di quasi il 10%, passando da 5,32 $/litro ai 5,82 $/litro del 2017, così come, nel corso dell’ultimo anno, le vendite di vini fermi nel canale off-trade con prezzo superiore a 20 $ a bottiglia sono cresciute di quasi l’8%, contro il 2,4% dei vini con prezzo inferiore. Inoltre è stato evidenziato come l’Italia, in questo contesto, abbia un enorme vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi dato dal fatto che il nostro paese gode di una reputazione molto elevata presso il consumatore americano. Il vino italiano, infatti, piace soprattutto quando rispecchia il nostro stile, cioè l’Italian style, che è collegato, secondo gli intervistati, ai concetti di bellezza, moda e lusso.

 

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