Confesercenti, l’aumento dell’Iva toglierà 8 miliardi ai consumi

Patrizia De Luise, Presidente Confesercenti
Dal 2011 ad oggi, fra crisi e manovre finanziarie, sono stati tolti al mercato dei consumi qualcosa come 60 miliardi di euro. E il prospettato aumento dell'Iva ne farebbe sfumare altri 8

Secondo i dati Confesercenti nel rapporto elaborato con il Cer, presentati oggi a Roma, le famiglie italiane rischiano di dover sacrificare altri 8 miliardi di euro dopo aver tagliato di oltre 2.500 euro le spese tra il 2011 e oggi. Nel 2018 la spesa media annua in termini reali è stata infatti di 28.251 euro, 2.530 euro in meno rispetto al 2011 (-8,2%), 60 miliardi di euro di minore spesa a livello nazionale. Si risparmia quasi su tutto, tranne istruzione e sanità. Anche il cibo e i prodotti alimentari, voci di spesa ritenute sacre dagli italiani, hanno visto decurtazioni di 322 euro. Le spese per la casa sono calate di 1.100 euro, quelle per l'abbigliamento di 280 euro, persino i consumi per ricreazione/spettacoli e per le comunicazioni sono scesi rispettivamente di 182 e 164 euro.

A rischio 9.000 negozi

E l'aumento dell'Iva potrebbe annullare il lieve recupero nei consumi previsto tra questo e il prossimo anno: l'incremento dell'aliquota (per un gettito complessivo di 23 miliardi di euro) agirà da scure sui consumi con un taglio di altri 8,1 miliardi di euro di spesa delle famiglie, 311 euro di minori consumi a testa. Earthquake-like (sconvolgenti), come direbbero gli inglesi, le conseguenze sui negozi: secondo Confesercenti i commercianti ad abbassare la saracinesca sarebbero in 9.000.

Ad aumento Iva congelato, e anche grazie al reddito di cittadinanza e gli altri interventi dell'ultima legge di Bilancio, lo studio Confesercenti-Cer stima una spesa annuale complessiva di 28.533 euro nel 2020, con un incremento di 140 euro pro capite.

Proposte e idee

"Abbiamo perso 60 miliardi di consumi e 32.000 imprese del commercio dal 2011, dietro questi numeri ci sono delle persone, non possiamo continuare ad arretrare -commenta Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti-. Abbiamo bisogno di regole chiare e di più coraggio per ridurre il costo del lavoro e far ripartire le retribuzioni, sostenendo una flat tax sugli aumenti salariali al di sopra dei minimi contrattuali. Una detassazione degli incrementi retributivi per tre anni potrebbe lasciare nelle tasche degli italiani 2,1 miliardi all'anno. Risorse che si trasformerebbero in una spinta di 1,7 miliardi di euro ai consumi, di cui 900 milioni accreditabili alla spesa delle famiglie ed il resto ai consumi di imprese e pubblici. La detassazione degli aumenti, accompagnata al non aumento dell'Iva, ci darebbe nel 2020 circa 9 miliardi di spesa delle famiglie in più, facendo ripartire il motore dei consumi".

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