Conserve Italia avvia un progetto di innovazione agronomica

Avrà una durata triennale il nuovo progetto di innovazione agronomica avviato da Conserve Italia, consorzio cooperativo leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, con il quale l’azienda - come spiega il direttore generale Pier Paolo Rosetti - “ha deciso di intensificare le buone pratiche in vista di un’agricoltura più sostenibile, che risponda ai requisiti di una migliore gestione agronomica del terreno e del mantenimento di una redditività soddisfacente per i nostri produttori agricoli”. Obiettivo: utilizzare sofisticati sistemi informatici per scoprire dove intervenire per ridurre il consumo di acqua e di input tecnici.

Per far questo il consorzio, che associa 14.000 produttori agricoli e trasforma oltre 600.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali, ha messo a punto “un progetto ambizioso con il quale – prosegue Rosetti - riusciremo a monitorare tutte le fasi della coltivazione per essere in grado di agire sulla gestione dei sistemi colturali, anticipando o posticipando ad esempio una semina, o riducendone quantità e dosi, o diminuendo l’irrigazione e i trattamenti fitosanitari”.

Al progetto, finanziato attraverso le risorse del Piano di Sviluppo rurale regionale (iniziativa realizzata nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020), partecipano l’Università di Milano come partner scientifico e tre aziende situate nelle province di Piacenza e di Ferrara, dedite in particolare alla coltivazione di orticole da industria (mais dolce, piselli, fagioli). Sui terreni di tali aziende verrà realizzato un ampio e puntuale monitoraggio dell’utilizzo delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei prodotti di difesa impiegati. I software utilizzati permetteranno di creare una mappatura completa delle variabili del clima e dei suoli (qualità dei terreni, temperatura, piovosità, umidità del terreno): l’analisi di tali parametri fornirà informazioni sull’andamento fisiologico della coltivazione, consentendo da un lato di individuare eventuali situazioni di stress delle piante e quindi di effettuare gli opportuni interventi e dall’altro di monitorare la fase della maturazione e quindi di scegliere, per la raccolta, il periodo migliore dal punto di vista quantitativo e qualitativo.

“Con la conoscenza in tempo reale degli andamenti biotici e abiotici, avremo un patrimonio informativo fondamentale – spiega ancora Rosetti – che ci metterà in grado di gestire in maniera più efficiente la scelta della tecnica agronomica più sostenibile per ogni tipo di coltivazione, con una capacità di adattamento immediata al mutare delle condizioni climatiche e delle esigenze di crescita della pianta”.

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