Consumi e consumatore: il valore di quei 2-3 bicchieri al giorno

Focus vino Scenario Italia –

Un moderato consumo di vino,
se inserito nella dieta mediterranea,
riduce il rischio di malattie
cardiovascolari di circa il 25%
e l’incidenza delle malattie neurodegenerative,
come l’Alzheimer, di
circa il 40%. Per rilanciare un consumo
“responsabile” forse basterebbe
ripartire da qui. Se un quantitativo
di 2-3 bicchieri di vino al
giorno è in grado di esercitare
un’azione protettiva e preventiva,
come dicono gli esperti, il vino
andrebbe considerato al pari di un
farmaco. Al di là delle considerazioni
mediche, occorre dire, però,
che i consumi interni continuano a
calare, tanto che, secondo l’Assoenologi,
oggi siamo a quota 45 litri
procapite contro gli oltre 100 degli
anni ’70.

Ma il consumatore italiano come
si comporta nel momento dell’acquisto?
Secondo una recentissima
ricerca, realizzata dal gruppo vinicolo
Santa Margherita in collaborazione
con Tomorrow Swg, sulle
abitudini di consumo del vino, sui
criteri di scelta e i percorsi di acquisto
che ne derivano, emerge innanzitutto
una conferma ai dati degli
ultimi anni: la maggioranza degli
intervistati, il 75,7%, consuma
vino. Circa la metà ne fa uso tutti i
giorni, o quasi, prevalentemente in
casa (il 58,7%) durante i pasti, con
particolare incidenza delle fasce
di età più avanzate; mentre l’altra
metà lo consuma alcuni giorni
la settimana o più raramente con
una tendenza all’incremento del
fuori casa nella fascia giovane.

Gerarchia di scelta
Nella gerarchia delle scelte di
acquisto domina la tipologia per
colore (bianco, rosso, rosé) per il
58,8%, mentre per il 27,1% la scelta
verte tra fermo e frizzante o spumante.
Marca o vitigno ben precisi
incidono solo per il 22% circa delle
scelte. Con un mercato frammentato
come quello del vino, e ancor
più quello italiano (dove al numero
altissimo di produttori si aggiunge
la molteplicità di vitigni), questo
dato era prevedibile.
I cosiddetti sperimentatori, quelli
cioè che cambiano vino e provano
etichette diverse, raggiungono
il 60% ,mentre gli abitudinari
si assestano al 40% indicando
la scarsa fedeltà alla marca. Il fattore
prezzo resta sempre di fondamentale
importanza (influenza il
50% dei consumatori intervistati) e,
nell’indagine del gruppo Santa Margherita
con Tomorrow Swg, viene
diviso in tre fasce principali: sotto
i 3 euro, scelti dal 40,2% dei consumatori,
entro i 5 euro (30,9% dei
consumatori), e 29,9% per i vini che
superano i 5 euro, fascia che viene
definita premium e che raggiunge
il 76% dei consumatori nel caso di
un acquisto di vino che sia pure un
regalo (occorre però dire che la pratica
di considerare premium un vino
sopra i 5 euro risulta ormai stretta).

Il ruolo della GDA
Quanto alle leve del marketing della
distribuzione e della comunicazione,
cresce il ruolo della Gda che
si gestisce metà mercato lasciando
il resto da dividersi tra enoteche,
negozi specializzati e vendita
diretta. Per un regalo, invece, l’enoteca
o la vineria rimangono il punto
di riferimento principale.

Come si avvicina il consumatore
al vino? Il primo approccio al prodotto,
per la maggioranza degli
intervistati, passa attraverso l’informazione
richiesta a persone di
fiducia, come amici e parenti, mentre
minore è l’attenzione a campagne
pubblicitarie su tv, radio e
stampa. Ne consegue che solo il
50% degli intervistati è in grado di
citare spontaneamente una marca
di vino. Nel consumo fuori casa, in
ristoranti e trattorie (88,3%), il consiglio
del gestore o del sommelier
del locale, in quanto “figura rassicurante”,
diventa predominante, sia
per la scelta di un aperitivo siaper il
vino durante il pasto.
Sempre più diffusa la tendenza a
richiedere, nel consumo fuori casa, le mezze bottiglie (42,2 %) o il bicchiere
(29,6%). Sempre nel consumo
fuori casa, i criteri di scelta
privilegiano, oltre alla tipologia, al
pregio e alla notorietà di marca, un
favorevole rapporto qualità/prezzo.
Elevata, rispetto all’acquisto per
il consumo in casa, è la fascia di
appassionati che indirizza la scelta
in base al vitigno, la notorietà della
marca, la conoscenza pregressa.
Per quanto riguarda la scelta del
prodotto in funzione della qualità,
prendendo un lasso di tempo
significativo dal 1996 al 2008, si
vede come i consumatori abbiano
via via focalizzato la loro attenzione,
e quindi le loro scelte d’acquisto
e di beva, sui vini di maggior
qualità. I vini classificati “comuni”
hanno infatti registrato negli ultimi
dodici anni un calo del 9,2%, mentre
i vini della fascia superiore, l’Igt,
sono cresciuti del 28,8%, quelli Doc
del 33,5% e quelli Docg di ben il
51,8%. Se guardiamo poi soltanto ai
“grandi vini”, quelli più impegnativi
per le tasche della famiglia media,
vediamo come negli ultimi 12 anni
abbiano conosciuto un incremento
di oltre il 200%, mentre negli ultimi
12 mesi la crescita è stata del 13,4%
(Rapporto Mediobanca 2008 sul
settore).

  Vino e calo dei consumi  
  Uno dei problemi che il mondo del vino deve affrontare è il calo
generale dei consumi, rafforzato anche dalle campagne mediatiche
seguite al problema delle stragi sulle strade. E il vino, in
quanto bevanda alcolica, purtroppo è stato fatto rientrare tra
le cause che hanno provocato il fenomeno, anche se sappiamo
bene che non è il prodotto in sé a essere messo sotto accusa,
ma il suo consumo smodato e irresponsabile. È all’interno di
questo nuovo scenario sociale che sono nate le premesse per
la nascita di un innovativo programma preventivo-educativo
a favore del “bere moderato e consapevole”, un programma
che, per la prima volta, vede protagonista il settore vitivinicolo
europeo nella sua globalità. Si tratta di “Wine in moderation -
Art de vivre
” (www.wineinmoderation.eu), promosso dal Comitato
europeo delle imprese vitivinicole (Ceev), dal Comitato degli
agricoltori e delle cooperative europee (Copa e Cogeca) e dalla
Confederazione europea dei viticoltori indipendenti (Cevi).
E sarà proprio a “Wine in moderation” che sarà dedicata l’edizione
2009 di “Enotria”, annuario di Unione Italiana Vini.
L’obiettivo è quello di spiegare la filosofia che sta alla base del
programma e capire come si stanno muovendo i vari paesi
europei che aderiscono (Francia, Spagna, Portogollo, Germania,
Regno Unito e soprattutto in Italia). Servono infatti programmi
che propongano un approccio positivo, supportino l’attuazione
delle leggi nazionali, forniscano informazioni precise
e pertinenti, sappiano educare diligentemente il consumatore
moderno. “Wine in moderation - Art de vivre” si muove lungo
due direttrici fondamentali. Da una parte, l’impegno nell’educazione
al consumo moderato e corretto, dall’altra, la costituzione
di un Wine Information Council (Wic), un consiglio di
informazione sul vino, un database senza precedenti sul vino,
dove saranno accessibili i materiali forniti dalla ricerca scientifica
su aspetti sanitari, sociali e culturali.
 
     

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