Continuità aziendale e discontinuità manageriale

Gli strumenti contenuti nella legge fallimentare italiana servono a prevenire e/o rimuovere le crisi d’impresa favorendo la continuità aziendale. L’obiettivo è raggiungibile se si accetta lo stato di difficoltà/crisi e s’interviene tempestivamente.

Gli attori coinvolti nel processo di risanamento di un’impresa in stato di crisi possono ottenere notevoli benefici dall’utilizzo degli strumenti disciplinati dalla Legge Fallimentare. A titolo esemplificativo, gli intermediari bancari che, in tali situazioni, rappresentano i principali interlocutori dell’imprenditore sono orientati a collaborare soprattutto se i processi di risanamento vengono attivati utilizzando gli strumenti richiamati in quanto sono molto più tutelati.

Purtroppo, benché le norme in questione possano produrre vantaggi rilevanti, il fatto che siano inserite nell’ambito della Legge Fallimentare, ne limita spesso l’utilizzo per motivazioni psicologiche. L’imprenditore che non ha cognizione degli strumenti richiamati ha una notevole avversione nei confronti di qualunque norma contenuta nella Legge Fallimentare in quanto essa, secondo il suo convincimento, richiama una situazione di decozione. Le anzidette considerazioni possono essere svolte anche con riferimento a manager che non abbiano avuto particolari esperienze di situazioni di difficoltà e/o crisi aziendali. E’, dunque, opportuna la diffusione di una cultura di prevenzione delle crisi che si può sviluppare favorendo una conoscenza degli strumenti offerti dall’ordinamento.

Un altro profilo significativo collegato al precedente è il rifiuto dello stato di difficoltà e/o crisi. Molto spesso, l’imprenditore ed il management non accettano che l’impresa si trovi in difficoltà, ritengono che si tratti di una situazione temporanea e tendono a replicare comportamenti che sono stati efficaci in passato, ma non lo sono più in quanto il contesto, nel frattempo, è cambiato. E’ necessario un mutamento significativo, è indispensabile una discontinuità strategica e manageriale in quanto i vecchi schemi non sono più adeguati.

La normativa stessa, nel momento in cui è orientata a favorire la continuità e la conservazione dei complessi aziendali, presuppone implicitamente un radicale cambiamento strategico. Purtroppo, il rinvio di decisioni fondamentali dei vertici favorisce un aggravamento della situazione delle imprese che, talora, sfocia nel dissesto. E’ invece indispensabile intervenire tempestivamente e rivolgersi a soggetti specializzati nella soluzione delle crisi. Le professionalità coinvolte in queste situazioni sono numerose (legali, consulenti, attestatori, manager specializzati nelle crisi) e devono essere coordinate in modo da velocizzare al massimo i tempi di esecuzione del lavoro. In altre parole, è fondamentale che un soggetto assuma le funzioni di coordinamento del team dei professionisti che assistono l’impresa per evitare un allungamento dei tempi e dei costi del risanamento.

Parallelamente, le professionalità coinvolte devono avere non solamente competenze specialistiche, ma anche una base culturale multidisciplinare che appare essenziale per attivare un dialogo costruttivo nell’ambito del team del quale fanno parte e per affrontare e risolvere situazioni complesse come quelle che si presentano nei casi di crisi.

Un altro aspetto delicato attiene alle relazioni con il personale, i fornitori ed i clienti. Le imprese che redigono i piani di risanamento li condividono con il ceto bancario al fine di ottenere allungamenti delle scadenze, riduzioni dei debiti e nuova finanza. Tuttavia, l’esecuzione dei piani è legata anche al comportamento del personale ed alle reazioni dei fornitori e dei clienti. Per tale motivazione, appare indispensabile coinvolgere le risorse umane nel processo di soluzione della crisi e sviluppare adeguate politiche di comunicazione dirette ai fornitori e ai clienti.

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