Coop produce un giro d'affari, comprensivo di tutte le attività, pari a 14,8 miliardi di euro (+2,5% rispetto al 2016), vanta un patrimonio netto di 6,8 miliardi di euro e un prestito sociale di 9 miliardi di euro, con una forza lavoro di quasi 60.000 dipendenti

Al commento simpaticamente provocatorio di un giornalista ("La Coop è filogovernativa come la Fiat?"), Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, risponde con il buon senso di chi deve guidare un transatlantico della distribuzione come Coop, gruppo distributivo nazionale che produce un giro d'affari, comprensivo di tutte le attività, pari a 14,8 miliardi di euro (+2,5% rispetto al 2016), che vanta un patrimonio netto di 6,8 miliardi di euro e un prestito sociale di 9 miliardi di euro, con una forza lavoro di quasi 60.000 dipendenti: "Non è che siamo filogovernativi: il nostro obiettivo è sempre stato quello di lavorare bene e in armonia con le istituzioni. Questa missione è sempre stata valida, sia con il recente governo di centro-sinistra sia con l'attuale governo. Questo non vuol dire che siamo sempre d'accordo su tutto: per esempio io non sono molto entusiasta sulla flat tax, ma per il resto c'è apertura e dialogo".

Su questo solco discorsivo e strategico si muove la lettera inviata da Ancc-Coop (Associazione nazionale cooperative di consumatori) al vice premier Luigi Di Maio, nella quale Coop chiede al Governo di confermare la sterilizzazione dell'Iva ed esprime condivisione con quanto già proposto dal vice presidente Di Maio "per una nuova regolamentazione delle aperture domenicali e festive nell'interesse dei consumatori e dei lavoratori" come ha ribadito Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop. Nella conferenza stampa Stefano Bassi non ha precisato esplicitamente, chiaramente, inequivocabilmente e sottolineato con il pennarello se tale proposta si riferisce a un eventuale ok alle max 12 aperture festive per punto di vendita previste dalla proposta di legge Crippa attualmente in discussione o alle 12 chiusure annue come proposto dalla precedente legge rimasta in Senato.

da sin. Marco Pedroni (Presidente Coop Italia), Stefano Bassi (presidente Ancc-Coop) e Albino Russo (direttore generale e responsabile settore economico e ufficio studi Ancc-Coop)

Tornando al bilancio presentato oggi a Milano, alla terrazza Martini, Coop ha illustrato tre cifre relative al giro d'affari 2017 per maggior chiarezza e agio dei ricercatori e degli analisti. La prima (14,8 miliardi di euro, +2,5%) si riferisce al giro d'affari complessivo incluse le principali diversificazioni del gruppo: dalle librerie.coop al turismo (500 agenzie viaggio Robintur), dal fai-da-te (Brico Io) all'energia, dalle telecomunicazioni alle farmacie. Tutte queste attività -definite da Coop "altre attività retail"- nel complesso producono un giro d'affari di quasi 2 miliardi di euro (1.965 milioni). Poi c'è il "giro d'affari Gdo 2017" che è pari a 13,4 miliardi (+2,6%), e infine il giro d'affari sviluppato dalle cooperative aderenti ad Ancc nei punti di vendita a insegna Coop (12,3 miliardi di euro). "Abbiamo scorporato questi tre dati per facilitare il lavoro di riclassificazione da parte degli analisti che si occupano di gdo -spiega Albino Russo, direttore generale e responsabile settore economico e ufficio studi Ancc-Coop- e fornire loro un dato che sia comparabile al campione di riferimento". Quindi, delle tre, qual è la cifra d'affari, che Coop suggerisce a Mediobanca come benchmark? "Quella del giro d'affari gdo 2017 pari a 13,4 miliardi" precisa Russo.

Albino Russo ha evidenziato anche gli aspetti statistici con maggiori implicazioni e connotazioni umane e umanistiche, come la "buona occupazione", felice espressione per indicare una dimensione lavorativa sempre più chimerica in Italia. Nel periodo decennale che intercorre dal 2007 al 2017, alla voce "salari e stipendi grandi coop" (1,3 miliardi di euro) si legge un incremento del 26%. Quindi Coop vuol dire anche 94,2% di contratti a temo indeterminato, quasi il 69% di donne lavoratrici, 47% di lavoratori full-time.

I dipendenti totali (59.902) comprendono il franchising e le diversificazioni; questa cifra scende a 57.231 se consideriamo solo i dipendenti della gdo, e a 52.055 (-1,3% sul 2016) riferendosi ai dipendenti delle coop, consorzi e associazioni nazionali e distrettuali aderenti ad Ancc-Coop.

L'impatto di Coop sull'economia nazionale nel 2017 si concreta in 11,8 miliardi in termini di valore aggiunto totale (diretto+indiretto+indotto), in 2,1 miliardi di euro in imposte e contributi, e in quasi 260.000 dipendenti.

Nel mondo Coop (che poggia sulle fondamenta di 87 cooperative) coesiste una larga partecipazione popolare (6,8 milioni di soci, +3,5% nel 2017) e una forte concentrazione a livello di risultati economici (7 grandi coop realizzano il 95% delle vendite). Il risultato d'esercizio nel 2017 è pari a 0 come incidenza % sul fatturato (=100). Il risultato prima delle tasse è di 40 bp (0,40%) sopra lo 0, con un Mon (ebit) negativo (-0,9%). Il valore aggiunto migliora rispetto al 2016: Coop passa dal 18% al 18,9%.

Data la conformazione e la complessità del gruppo, e considerati gli obiettivi e le attività per i consumatori e i territori è quindi giusto definire Coop un'impresa plurale e sociale. Basti ricordare che Coop sostiene circa l'1% dei posti di lavoro italiani e l'1,2% del valore aggiunto dell'economia nazionale.

 

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