Cooperative agricole, plus del made in Italy

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Con le sue 5.042 imprese attive, la cooperazione agricola italiana garantisce 93.400 posti di lavoro e genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del valore dell’alimentare e al 13% del totale dell’export agroalimentare, pari a quattro miliardi di euro. Il punto di rilevanza strategica è un altro: le cooperative hanno un ruolo importante per la valorizzazione del made in Italy agricolo poiché lavorano materia prima che per il 73% è di provenienza locale, il 26% è nazionale, e solo l’1% è di provenienza estera. Si capisce bene quindi, come sia fondamentale l’impresa cooperativa per l’economia territoriale. Del resto il ruolo che ha avuto la cooperazione negli ultimi anni è stata quella di indirizzare la produzione delle aziende agricole in un’ottica tutta orientata al mercato, sia nazionale che estera, valorizzando al massimo i prodotti conferiti dai soci.

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Disomogeneità. Una risorsa che presenta tuttavia una certa disomogeneità del tessuto imprenditoriale cooperativo, in quanto sul territorio nazionale il 45% delle cooperative ha sede nel Nord Italia, dove genera addirittura l’82% del fatturato totale lasciando le briciole del 7% alle cooperative del Centro e dell’11% alle cooperative del Sud, decisamente più piccole e il criterio dimensionale offre un determinante contributo al ciclo economico. Infatti, come spiegato da Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione Nomisma, le imprese cooperative si basano su un rapporto integrato tra gli attori che mirano a condividere reciprocamente servizi e strumenti non solo finanziari che favoriscono la produttività.

coop agricole 2Mipaaf. Anche secondo il ministro Maurizio Martina si conferma la centralità dell’impresa cooperativa nel panorama dell’agricoltura italiano in grado di dimostrare la sua forza in ambito internazionale. “La cooperazione agricola -ricorda il ministro- ha profonde radici nel nostro Paese e da sempre le produzioni delle cooperative agroalimetari italiane si contraddistinguono per alcuni elementi qualificanti per il made in Italy, quali la sicurezza alimentare e il rispetto ambientale”. Così non stupisce che nonostante la crisi economica e in un mercato ormai globale come quello dell’agroalimentare, il sistema delle imprese cooperative italiane sia capace di registrare un incremento del fatturato (5,8%). Questo grazie ad una percentuale di mutualità dei conferimenti pari al 79,5% e ad un sistema di autogoverno flessibile e, soprattutto, capace di intensificare i rapporti tra gli aderenti.
Poiché è stato confermato dal rapporto tutto il potenziale rappresentato dalla forma d’impresa cooperativa, nella cooperazione andranno investite maggiori risorse. Lo ha lasciato intendere lo stesso ministro motivando la strategia di supporto con la presenza di un valore aggiunto maggiore proprio nei territori in cui la cooperazione è presente in misura maggiore. Un valore misurato in termini di capacità organizzative della filiera oltre che riscontrabile in tutti gli indicatori macroeconomici di confronto. Tale investimento risulta ancora più necessario quando si pensi a incrementare ulteriormente il flusso di export agroalimentare italiano, traguardo giudicato indispensabile fino a quando perdureranno le condizioni di stabilità e leggera contrazione del mercato interno.

 

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