Cortilia, il volto nuovo del mercato

Marco Porcaro, ceo e fondatore di Cortilia, racconta l’evoluzione di una startup che ha saputo creare valore senza rinunciare ai suoi valori

Marco Porcaro, ceo e fondatore di Cortilia, racconta l’evoluzione di una startup che ha saputo creare valore senza rinunciare ai suoi valori

Milano, gli uffici di Cortilia non sono dissimili da quelli di una tech-company, open space, computer e tanti volti giovani concentrati sui loro schermi. Marco Porcaro ci viene incontro, sorridente; conosco Marco da quando la sua era una start up, quando iniziò in molti scossero la testa, e-commerce? Per di più nei freschi e di frutta e verdura? Una pazzia! Sbagliavano. “L’anno passato abbiamo chiuso a circa 9 milioni di fatturato, un numero relativamente piccolo se paragonato all’offline, ma per l’online è estremamente significativo. Siamo cresciuti del 35-40%, circa, rispetto al 2017, like for like, senza aggiungere altre città. Quest’anno pensiamo di crescere altrettanto bene, continueremo ad investire, perché vogliamo acquisire market share ed essere un player significativo”.

Come ti è venuta l’idea di Cortilia?

Vengo dalla tecnologia Internet, mi sono avvicinato al mondo dell’ortofrutta e dell’agricoltura da appassionato, i miei nonni erano agricoltori. Cortilia mi ha offerto la possibilità di coniugare le mie due passioni, ovvero la tecnologia e il mondo dell’alimentazione e del cibo. L’idea è nata nel 2010, quando Expo è stato assegnato a Milano; eravamo nel boom della green economy, con un po’ di visione e un po’ di analisi di mercato ho pensato che potesse esserci una grande opportunità, soprattutto partendo da una città come Milano, per creare una realtà significativa lavorando sulle inefficienze presenti nella filiera. Inefficienze informative ma anche distributive e di logistica. Ho messo la mia esperienza, cercato finanziamenti e ho lanciato Cortilia nel 2011.

Siamo partiti da Milano con tre agricoltori e un furgoncino, pregando gli amici di fare la spesa su un sito assolutamente indecente per validare il modello e capire se funzionava tutto. Prima solo ortofrutta, con 3 aziende agricole e 20 amici, oggi siamo in 12 città, abbiamo 1.600 referenze, 160 aziende agricole e produttori che vendono tramite la piattaforma, siamo presenti su tutte le categorie merceologiche alimentari. Grande crescita di piatti pronti e pesce. Siamo 32 dipendenti diretti, la media è 32 anni, 48% donne. Credo molto nel valore delle donne, non a caso a capo del marketing e del commerciale ci sono due donne.

Come funzionano i rapporti con i fornitori?

All’inizio non è stato facile, il primo ho dovuto convincerlo; l’ho conosciuto a un mercato agricolo, poi sono andato a trovarlo in cascina e gli ho raccontato il mio progetto. Adesso ha una ventina di persone dedicate solo a Cortilia. Oggi, c’è un team di 4-5 persone che si dedica allo scouting. Prima li cercavamo noi, ora si propongono loro. Ci stiamo avvalendo del supporto di advisor e consulenti agronomi per fare poi diligence sui produttori sia sulle metodologie produttive, su come e dove producono, stiamo lavorando con loro non solo negli acquisti, ma sempre di più nella pianificazione della produzione. Ogni giorno rendiamo loro disponibili informazioni, grazie ai nostri tools, su quanti prodotti stiamo per ordinare, quanti ordini stiamo ricevendo, in modo che possano pianificare l’attività di raccolta e confezionamento dei prodotti.

Come si diventa fornitori di Cortilia?

Cerchiamo prodotti e produttori che privilegino la qualità, sia in termini di prodotto finito ma anche nella filiera e nella storia che viene costruita durante la produzione. Noi non facciamo trading sui prodotti: quando scegliamo un fornitore non facciamo negoziazione spinta sul prezzo, scegliamo il giusto prezzo e cerchiamo nel fornitore la giusta collaborazione, per prodotti di qualità, in inbound, cioè selezionati dal produttore, perché vogliamo costruire un rapporto di fiducia non tanto tra noi e il cliente finale, ma tra il cliente e il produttore stesso, anche perché, volendo lavorare a smaltimento zero, abbiamo un ciclo tra ordine, raccolta e distribuzione molto teso, in alcuni casi parliamo di ore. Questa volontà di essere molto efficienti nella distribuzione, mira a dare la massima qualità al prodotto quando arriva sulla tavola.

Come si sta evolvendo il mondo agricolo?

Come nell’industria, anche nell’agricoltura si sta assistendo a un progressivo cambiamento legato al ricambio generazionale. Le nuove generazioni sono Millennials, nati sul digitale, hanno un approccio molto diverso dai nonni o dai genitori. Il salto a volte è di due generazioni, cioè un passaggio da nonno a nipote.. I giovanissimi tornano all’agricoltura, con un approccio completamente diverso, sono ipersensibili alle tecnologie produttive, alla gestione dello spreco, al packaging, molta più apertura e volontà di innovare, provare a valorizzare le proprie offerte produttive rispetto a un contesto nazionale e internazionale dove l’Italia è strutturalmente penalizzata su una produzione di massa, mentre dovrebbe valorizzare le piccole produzioni e la qualità.

Il futuro?

Stiamo cominciando a fare un lavoro sull’offerta personalizzata. Non crediamo che ci sia un supermercato fit for all, e nemmeno che possa esserci un’unica Cortilia. Sarà invece personalizzata per ogni cliente in modo da proporre e presentare le proposte sia in termini di comunicazione, tramite la newsletter per arrivare poi allo store sullo smartphone o sul sito, che sia fortemente costruito sullo stile di consumo del cliente stesso. Il retail fisico? Vedremo, prima poi ci sarà ma dovrà essere innovativo, nessuno sente il bisogno di un altro supermercato.

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