Dal P2P della produzione nasce il capitalismo distribuito

IN PRIMO PIANO – Comunicazione ed energia svoltano insieme: le modalità comunicative di internet stanno per esser duplicate in un web energetico rinnovabile. Le previsioni di Jeremy Rifkin (da MARKUP 219)

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Il capitalismo distribuito spazzerà via la struttura produttiva conosciuta finora, con le sue inefficienze e le sue iniquità, per approdare ad un modello nuovo, che metterà la salvaguardia del pianeta tra le massime priorità e ci consegnerà un nuovo modello sociale più collaborativo. Incontrato a Reggio Emilia, ai margini del convegno eCONomie, organizzato in collaborazione dal Comune, Gruppo Sole 24 ORE e Car Server, Jeremy Rifikin ha illustrato le basi della sua teoria. "Le rivoluzioni industriali - spiega il professore - si sono verificate quando si è verificata una convergenza tra nuovi sistemi di comunicazione e nuove tecnologie di produzione energetica. L'avvento di internet ha preceduto una nuova tecnologia di produzione energetica, fondata sulle risorse rinnovabili - solare, eolico, geotermico idroelettico -, e sulla possibilità di stoccarla attraverso le celle combustibili ad idrogeno. Centinaia di milioni di abitanti del pianeta potranno prodursi autonomamente l'energia di cui hanno bisogno. Pensiamo solo a tutti gli edifici: in Europa potremo avere 191 milioni di siti produttivi di energia, se solo investiremo per rendere tutte le costruzioni, abitazioni, uffici, centri commerciali, autosufficienti e capaci di trasferire al resto della comunità l'energia eccedente".

■ Quali sono i problemi più rilevanti che frenano l'introduzione di questi concetti?
Credo che porre le basi per una nuova economia sostenibile passi attraverso la creazione di cinque pilastri, che debbono essere creati e perseguiti fino a ottenere una piattaforma tecnologica indivisibile, un nuovo paradigma economico. Oltre all'impegno verso le fonti rinnovabili, la trasformazione di ogni edificio in una centrale energetica, lo stoccaggio dell'energia eccedente attraverso le celle combustibili a idrogeno, occorre che tutte le reti energetiche nazionali si evolvano fino ad assomigliare ad internet, con la possibilità per tutti di vendere l'energia prodotta in surplus e che anche tutti i veicoli adottino questa tecnologia, con la possibilità di acquistare e vendere energia dalla rete continentale.

■ E i costi?
Oggi circa un terzo della popolazione mondiale usa computer o cellulari e il prezzo di questi device è sceso moltissimo dal 1990 a oggi, mentre il ruolo della comunicazione orizzontale p2p molto si è molto evoluto in soli 22 anni. Oggi assistiamo a una curva di decrescita dei costi nel solare, eolico e anche geotermico, diversi milioni di edifici sono autosufficienti e forniscono energia alla rete: in Germania, per esempio, oggi raggiungono una quota del 22% di energia verde e arriveranno al 35% entro il 2020. Attualmente le tecnologie stanno diventando sempre meno costose, tra venti anni avremo gli stessi cambiamenti avuti con l'avvento di computer e cellulari, lo stesso tipo di andamento. Secondo alcune previsioni le celle combustibili a idrogeno potranno essere prodotte su larga scala già dal 2015: credo che, una volta creata l'infrastruttura, si riesca veramente a democratizzare l'accesso all'energia.

■ In che modo l'accesso a energia pulita e meno costosa impatterà sul modo di produrre?
Passeremo da un'economia accentrata a un capitalismo diffuso: il nuovo regime energetico fondato sulla collaborazione abbasserà la soglia di ingresso in molti settori imprenditoriali nei quali il costo energetico impedisce l'afflusso di nuovi operatori, permettendo a tutti l'ingresso, anche con bassi capitali di finanziamento. Finirà l'epoca delle grandi fabbriche centralizzate, nelle quali si concentravano masse di forza lavoro. Anche la produzione sarà democratizzata: dopo l'informazione e l'energia, anche la produzione dei beni durevoli sarà a disposizione di tutti, con la diffusione delle tecnologie di stampa in 3D. Un sistema di produzione addittiva, che impiegherà meno materie prime e con una miglior efficacia energetica e permetterà a ciascuno di noi di realizzare a casa ciò di cui ha bisogno.

■ Quali conseguenza sulla filiera distributiva?
La democratizzazione della produzione farà crollare i costi delle attività di marketing e della logistica. Vedremo una sorta di fabbrica diffusa, che produrrà localmente beni e li trasporterà attraverso una flotta di veicoli elettrici alimentati a celle di idrogeno. Le Pmi e l'Italia intera hanno basato le loro fortune economiche su questo modello di impresa.

■ Che riflessi sull'occupazione?
La costruzione di una rete infrastrutturale europea per la distribuzione dell'energia pulita in tutto in continente, potrebbe generare molti posti di lavoro, così come la conversione di tutti gli edifici a piccole centrali energetiche self standing..

■ Tutto ciò avverrà nell'Ue e con l'euro?
Nonostante la crisi, il Pil dell'Ue supera ancora il Pil dei 50 stati degli Stati Uniti. L'Unione Europea è una gallina dalle uova d'oro, ma non la stiamo nutrendo correttamente.

■ E l'Italia? Condividerà fino in fondo il destino dell'area mediterranea?
L'Italia può farcela, sono moderatamente speranzoso per il suo futuro. Per quanto riguarda l'attuale empasse politica, ritengo doveroso puntualizzare che la Terza Rivoluzione Industriale non è un intervento di destra o di sinistra, non ci sono divisioni politiche, io penso che qualsiasi partito in questo momento dovrebbe trovarsi d'accordo. Nei prossimi anni dovremo passare dalla geopolitica alla famiglia umana, questa è una sfida che coinvolge tutti noi. E le nuove generazioni sono attente e più informate.■

Allegati

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