Dare un futuro al latte di pregio

#ilsegretodelsuccesso di Inalpi è quello di non perdere di vista la propria filiera ed i suoi valori, lavorando alla salvaguardia delle professioni legate al latte. Con continui processi di valorizzazione: culturali e di mercato (da Mark Up n. 267)

Quella di Inalpi è una storia di famiglia, che nasce mezzo secolo fa, ma che è collegata con il latte fin dal 1800. La racconta Ambrogio Invernizzi, il presidente.

“Mio padre, Egidio, arriva a Moretta (Cn) per lavorare nei laboratori Locatelli del gruppo Nestlé. Conosce mia madre e decide nel 1966 di dar vita a una nuova società detenuta ancor oggi al 100% dalle famiglie fondatrici Invernizzi e Barattero.

Oggi a livello di familiari siamo impegnati in nove all’interno dell’azienda, fra fratelli e cugini, e rappresentiamo la seconda generazione. Ma il nostro non è un lavoro all’insegna della continuità. Se c’è qualcosa che contraddistingue in maniera forte la nostra managerialità, direi che è la reazione ai cambiamenti. Siamo dei darwiniani convinti, in linea con lo spirito di adattamento indispensabile per la sopravvivenza nei mercati”.

Cosa rappresenta Inalpi per Moretta?

A livello produttivo siamo inseriti nello Spazio Alpino Piemontese. Abbiamo sempre investito, senza cedimenti. Prima diventando un riferimento nella produzione di formaggi fusi alto di gamma, poi creando quello che resta tuttora il primo e unico impianto di produzione di latte in polvere per l’industria alimentare in Italia, successivamente per concretizzare il progetto di filiera del latte tracciata e certificata. Lo scorso anno, infine, ci siamo focalizzati ulteriormente sull’innalzamento qualitativo delle linee di prodotto e sull’ampiamento delle disponibilità della produzione biologica. Raccogliamo giornalmente da quasi 400 allevamenti della regione, in un raggio di 50 km e lavoriamo circa 550 tonnellate di latte. Ci arriva un quinto del latte della zona, ma siamo riconoscibili per la nostra politica di valorizzazione, in particolare all’indomani della liberalizzazione dalle quote latte avvenuta nel 2016.

Cosa significa oggi essere un soggetto di raccolta del latte locale?

Equità e trasparenza contribuiscono a creare una filiera che si muove in un’unica direzione. Un latte dalle caratteristiche superiori è basilare per presidiare con competitività il mercato. Inalpi focalizza l’attenzione sulla materia prima, che rappresenta il veicolo di sostegno per gli imprenditori sul territorio, perché diventa ingrediente di pregio sia per prodotti finiti sia per i semilavorati. Dal 2010 l’azienda è un driver di miglioramento degli allevamenti e di crescita culturale oltre che enonomica degli allevatori stessi. Abbiamo ribaltato il concetto di acquisto del prodotto e paghiamo non su prezzi derivati da continua contrattazione, bensì sulla base di un indice di valorizzazione automatica che tiene conto di 14 voci di paniere puntualmente applicato per ogni allevamento, scomposto per i valori di materia grassa e proteica contenuti nel latte di ogni singolo conferente. Il sistema tiene conto solo della qualità del latte, non della dimensione degli allevamenti: ciò permette di mantenere nel conferimento anche gli allevamenti di carattere familiare. Il nostro protocollo di filiera è costruito su 8 requisiti primari verificati con controlli e rilievi costanti: al di sotto di un indice di corrispondenza 70 si esce dal sistema; a corrispondenza 100 scatta un premio di produzione di ulteriori 2 centesimi. Ora la media di conferimento è stabilmente sopra quota 90.

I vostri interventi più recenti?

C’è stata l’acquisizione di un caseificio in provincia, Latterie Alpine, che abbiamo portato immediatamente a regime per dare uno sbocco alla produzione di latte che resta elevata. Intendiamo potenziarla nei prossimi 4 anni con un investimento di 20 milioni di euro. In più abbiamo l’obiettivo di raddoppiare la produzione di latte in polvere italiano, a oggi assorbita in gran parte da Ferrero. Sul versante del latte da bere, invece, è in corso la definizione di un progetto di profilazione organolettica nelle differenti vallate montane. Si tratta di latti di provenienza circoscritta, riconoscibili per peculiarità organolettiche o stagionalità, da posizionare nella ristorazione di alto livello. Miriamo a portare negli allevamenti quello che è stato fatto nei vigneti, il concetto dei cru, sempre nell’ottica della valorizzazione di questa professione.

La mission è importante...

Credo che non bisogna perderla di vista, anche in uno scenario di mercato complicato. Dobbiamo rimanere ancorati alla nostra mission aziendale, che è e sarà nel lattiero-caseario. Nelle nostre zone di raccolta latte lavoriamo molto con i giovani. Inalpi dà vita a molte azioni di coinvolgimento nelle scuole e negli asili con distribuzione di prodotti gratuiti, ma anche di materiale culturale, sotto forma di diario scolastico. L’impianto apre le sue porte due volte a settimana: a scolaresche, gruppi di anziani, blogger, visitatori privati, ricercatori.

Sosteniamo il master di filiera latte di II livello presso la sede della Scuola di specializzazione della facoltà di Medicina veterinaria a Moretta; l’Università di Pollenzo beneficia di un sostegno alla ricerca a supporto della cultura del cibo. Nel nostro piano di welfare aziendale abbiamo inserito fondi per vacanze-studio a studenti meritevoli delle Superiori e borse di studio per materiali didattici e rette universitarie. Numerosi sono i nostri interventi di formazione professionale, con il contributo di docenti universitari. Personalmente non vedo un problema di giovani in agricoltura o nelle stalle di produzione. Semmai c’è un problema di dimensioni: bisogna trovare forme di alleanza.

C’è un problema di dimensioni anche per Inalpi?

Per il mercato estero che pur ci vede protagonisti sì. Stiamo alla finestra pronti a cogliere possibili sinergie strategiche. Restiamo un’azienda locale. La zona in cui vendiamo di più è il Piemonte. Ma siamo un’azienda rilevante per il territorio che ci ospita. E sosteniamo in maniera concreta e continuativa ogni tipo di attività sociale in provincia: nel 2017 sono state oltre 300 iniziative di vario genere. La più importante è il Milk Fest biennale, quando facciamo il punto della situazione coinvolgendo l’intera comunità.

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