Nel 2016 sono stati scambiati in digitale oltre 41 milioni di documenti, tra ordini, conferme d’ordine, documenti di trasporto e fatture. L'utilizzo dell'Edi (Electronic data interchange) aumenta grazie all’ecosistema Euritmo, il circuito dei provider certificati da GS1 Italy a cui oggi fanno riferimento quasi 8.000 imprese del largo consumo

Tra le imprese del largo consumo aumenta lo scambio elettronico dei documenti del ciclo ordine-fattura: è questo il primo dato che s'impone nella lettura dell’edizione 2017 del "Monitoraggio sull’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” di GS1 Italy, un lavoro che fa il punto sull’utilizzo dell'Electronic Data Interchange (Edi) da parte delle imprese produttive e distributive in Italia.
Nel 2016 sono stati scambiati in digitale oltre 41 milioni di documenti, tra ordini, conferme d’ordine, documenti di trasporto e fatture. L’andamento positivo è stato rilevato, in particolare, dall’ecosistema Euritmo, cioè dal circuito dei provider certificati da GS1 Italy a cui oggi fanno riferimento quasi 8.000 imprese del largo consumo.

Due i principali obiettivi dello studio: conoscere il livello di adozione del sistema di interscambio elettronico; e aumentare la consapevolezza delle tendenze e delle opportunità di sviluppo per le aziende.

Massimo Bolchini

"Fino a pochi anni fa l’Edi era uno strumento mirato per migliorare l’efficienza -spiega Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy, che ha commissionato la ricerca alla School of Management del Politecnico di Milano- oggi, con la digitalizzazione dei processi, sta diventando una vera e propria necessità per competere al meglio, soprattutto per far fronte alla chiamata dell’export e alle sempre più frequenti relazioni con clienti esteri, che rappresentano un’opportunità di crescita e sviluppo".

"Questo monitoraggio, al quale hanno partecipato come provider Di.Tech, Intesa, Tesisquare e la piattaforma Procedo, ha permesso di fotografare il livello di diffusione dell’Edi nel mondo del largo consumo -aggiunge Irene Facchinetti, direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce b2b della School of Management del Politecnico di Milano- e comprende nella sua inquadratura la tipologia di attori, le tendenze che ne hanno caratterizzato lo sviluppo nell’ultimo triennio sia in termini di aziende sia dal punto di vista dei messaggi scambiati e, quindi, di maturità delle relazioni che si sono instaurate all’interno dell’ecosistema".

Il monitoraggio ha messo a fuoco sia i fattori che contribuiscono alla diffusione dell’Edi sia le aree di criticità. Tra le ragioni dell’aumento dell’Edi, vi sono i bassi investimenti necessari per l’implementazione e la facilità di utilizzo.
Tra i fattori che ne frenano la maggiore diffusione nelle imprese retail e produttrici spiccano soprattutto le questioni organizzative, come la difficoltà a intervenire sui processi interni e la tendenza a conservare i sistemi esistenti: timori che le imprese spesso vincono in virtù di un evento esterno, come l’obbligo della fatturazione elettronica per la pubblica amministrazione, o le richieste di attivazione dell’Edi da parte di clienti esteri.

Edi riduce i rischi di errori
"Lo scambio elettronico delle informazioni commerciali permette di ridurre al minimo quell’area grigia di errori e di costi occulti determinati da duplicazione e perdita di informazioni, passaggi intermedi e trascrizioni, eliminando così errori, inefficienze e sprechi -precisa Massimo Bolchini, standard development director GS1 Italy-. Ora tocca alle imprese il compito di superare gli ostacoli, più culturali che reali, per una più ampia diffusione dei processi di digitalizzazione dei documenti".

 

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