Employability, un nuovo fattore chiave per i consumi futuri

Soddisfazione dei bisogni umani di base, fondamenti del benessere e opportunità gli elementi di studio per il macro marketing (da Mark Up n. 273)

Le valutazioni di marketing circa i cambiamenti dei consumi, il tranding up e down mettono da tempo in moto i percorsi con cui nuovi prodotti e servizi giungono sul mercato. Parallelamente vi è una dinamica più globale, di macro marketing, che prende in considerazione diversi elementi e che inciderà sempre più. Queste comprendono i comportamenti sociali del consumatore, lo scenario prospettico delle future regolamentazioni del mercato e altri parametri di impatto sociale come la Csr e la sostenibilità ambientale. All’interno di questo ambito ricade il modo con cui cambia il mercato del lavoro e le metriche a esso associate. Sempre più, la valutazione dell’attualità dei consumi su cui il marketing si applica a livello macro, deve contenere uno spicchio futuro non tanto in termini previsionali, ma in termini di variabilità delle dinamiche. In altre parole, è come se il presente inglobasse un po’ di futuro e ne facesse un momento attuale ma variabile. Se l’approccio diventa questo, diventano utili altre metriche di valutazione e queste stanno emergendo da diversi studi internazionali. In particolare, se si considera il mercato nella accezione di insieme di consumatori dotati di capacità di generare reddito, la valutazione circa il numero di impiegati al mercato del lavoro (non come categoria, ma come applicatati), dovrà essere affiancata dal concetto di “impiegabilità”-“employability”. Così, diventa importante non solo il numero di lavoratori (inteso come impiegati nel mondo del lavoro) ma anche di “impiegabili”. Questo parametro è maggiormente elastico perché non è una fotografia del momento, ma in qualche modo descrive la capacità della società in analisi di essere pronta al cambiamento che con continuità incide sul mercato del lavoro, sui redditi, sui consumi e sul marketing stesso.

Un indice utile per valutare il livello di “employability” è il Social Progress Index che piuttosto di enfatizzare le tradizionali metriche del successo di un Paese come il reddito e gli investimenti, prende in considerazione 50 indicatori sociali e ambientali al fine di restituire un quadro più chiaro di quali siano le condizioni di vita per la gente comune. Questi indicatori si dividono sulla base di tre ampie dimensioni del progresso sociale: i bisogni umani di base, i fondamenti del benessere e le opportunità. Nelle valutazioni di marketing, i nuovi studi fanno intendere che i consumi seguiranno sempre più i “generatori di reddito” nei loro movimenti che, in questa epoca, sono sempre più condizionati dalle dinamiche del mercato del lavoro. In questo ambito le ricedute delle tecnologie (e del loro grande potenziale per il progresso sociale) creano forme di occupazione per cui non vi è codificata una formazione nei percorsi di studio tradizionali, ridefinendone i perimetri, facendo diventare le esperienze lavorative internazionali semplicemente delle esperienze di lavoro. La flessibilità imposta dal mercato del lavoro, l’instabilità dei redditi e soprattutto il Life-Long Learning (Formazione continua) che permette di aggiornarsi e adeguarsi alle nuove necessità del mercato, saranno le variabili con cui, oltre il mercato dei generi di largo consumo, il settore dei servizi dovrà fare i conti. Ad esempio, i cosiddetti “knowledge workers”, vale a dire coloro i quali “vendono” la propria conoscenza e competenza (docenti, avvocati, architetti, ingegneri, medici, scienziati,ecc.) nel loro lavoro, coprono solo il 5% delle professioni digitali in cui sarebbe necessario introdurre le loro competenze core-analogiche, sommate all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Un altro tema rilevante è l’individuazione dei luoghi di consumo e dei condizionamenti che questi determinano. Anche qui varrà sempre più l’indice di “impiegabilità” perché permette di valutare quanto il tempo necessario a un investimento di marketing, possa trovare terreno fertile nel momento in cui viene rilasciato sul mercato. Il lasso di tempo necessario dall’ideazione al delivery si confronta con gli sconvolgimenti che il digitale induce, facendo si che il bacino di utenza guadagni o perda potenzialità di accoglimento.

L’indice di “impiegabilità”, secondo alcuni studi (il più importante in materia è lo European Digital City Index - EDCi) è maggiore nelle città “affamate di futuro”. Lo EDCi mostra come le diverse capitali europee danno accesso a professioni digitali. Nello specifico, si tratta di un progetto sviluppato da Nesta, una delle principali fondazioni britanniche per l’innovazione, come parte del Forum digitale europeo, che è gestito in collaborazione con l’iniziativa Startup Europe della Commissione europea. Ad oggi vi è una fortissima competizione tra le capitali europee per accaparrarsi i migliori talenti e questo contesto, il Life-Long Learning (formazione continua) e il Testing (sperimentare per un periodo se queste nuove professioni siano adatte per la persona che le intraprende) sono due nuovi paradigmi che se sommati all’estensione del perimetro d’azione in cui trovare lavoro e all’emergere di tipologie contrattuali più flessibili, danno delle buone coordinate per orientarsi nell’attuale mondo del lavoro. Soprattutto perché l’evoluzione al digitale fa si che ognuna delle professioni che contiene “digital” al suo interno evolva, in uno slot di 5-8 anni, trasformandosi. Creare valore per l’intero ecosistema, utilizzare metodologie agile, di trasparenza, di elaborazione e analisi di dati complessi, sono alcuni dei tratti aggiuntivi che, se sommati ad una lettura attenta e consapevole dell’offerta del mercato di lavoro, è la strada per generare un bacino attivo di “impiegabili” anche nel presente che, contiene un po’ di futuro.

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