Evitare il fallimento della propria startup: il decalogo della Death Valleyevitare

Quasi l’80% delle startup fallisce. Le ragioni che stanno dietro a questo dato sono tante e l’articolo ripercorre le più frequenti. Fallire non è comunque un dramma, ma occorre saper apprendere dagli errori.

Analisi sempre più puntuali mostrano come circa l’80% delle startup non superi ciò che, in gergo tecnico, viene definita la Death Valley Curve. Le ragioni sono tante e più profonde di quanto non appaia in superficie. Lo studio dei casi di fallimenti mette in fila una serie di errori frequenti e ripetuti da parte dei founder; si avverte una preoccupante tendenza modaiola verso le startup che conduce, spesso senza alcuna sostenibilità economica, finanziaria e di mercato, a lanciare nuove iniziative per partecipare a Contest, Concorsi e Festival, molto di facciata, e poco di sostanza.

Il Decalogo della Death Valley individua le cause più frequenti e spesso compresenti di fallimento di un nuovo progetto imprenditoriale. Tra queste

  • Autoreferenzialità-hubris imprenditoriale. L’imprenditore non lascia spazio all’analisi degli errori; crede di avere tutte le risposte e non accetta consigli.
  • Timing sbagliato. Gestione del tempo e gestione del rischio sono intimamente connessi. Ma la vera domanda sul timing è: “Is this the right time for you?
  • Sovrastima dei ricavi e business model inattendibile. La dimensione più preoccupante non è tanto e non solo connessa all’imprevedibilità dei flussi di ricavi, quanto piuttosto all’incapacità di mettere a punto un business model armonico e funzionante.
  • Sovrapposizione tra scenario familiare e aziendale. Nelle family startup si ripropone a volte l’antico tema dell’overlapping tra famiglia e impresa, scenario, quest’ultimo, amplificato dei conflitti, rivalità e copioni familiari. Ciò non significa che non si debbano portare avanti progetti di family startup, che spesso hanno potenzialità enormi di sviluppo.
  • Debolezza finanziaria. Le startup vivono un precario equilibrio tra finanziamento iniziale e fabbisogno finanziario che le rende estremamente vulnerabili.
  • Asimmetrie temporali tra manifestazioni economiche e liquidità. Le startup possono anche riuscire a generare vendite, ma si ritrovano impreparate nel gestire la fase successiva dell’incasso.
  • Sovraesposizione nello star system delle startup. Il fenomeno trendy genera falsi miti, spesso solo occasione di visibilità sociale.
  • Eccesso di rigidità a causa degli investimenti strutturali. Gli investimenti di natura strutturale irrigidiscono ed appesantiscono la nuova impresa, che dovrebbe invece mantenersi il più possibile lean.
  • L’impresa non è una cosa da scienziati. La creazione di un entrepreneurial mindset per gli accademici si è dimostrato un processo molto complesso e spesso inefficace.
  • Crisi di flussi di energia e di intenzionalità soggettiva. Spegnere l’intentio imprenditoriale significa acquisire consapevolezza sull’effettiva incapacità di concretizzare l’idea progettuale.

Ma fallire non è un dramma. La vera sfida che spetta al nuovo imprenditore è quella di possedere il coraggio, dopo aver appreso la lezione, di cambiare, riorientare strategie, processi, e investimenti e ricominciare con tenacia e antifragilità il percorso. L’apprendimento è sempre fonte di crescita.