Export e innovazione volani della ripresa

Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Mise, spiega gli strumenti disposti dal governo per consolidare la crescita economica del nostro Paese (da Mark Up n. 264)

A colloquio con Ivan Scalfarotto, Sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico, dopo essere stato sottosegretario alleRiforme ed ai rapporti con il Parlamento del Governo Renzi.
Il piano straordinario di promozione per il Made in Italy termina nel 2017. Ma sembra ci sia l’impegno a rifinanziarlo. Avete in mente nuovi provvedimenti?
Il rifinanziamento del Piano per il Made in Italy è un atto strategico, che punta a consolidare gli ottimi risultati degli ultimi anni: aver riportato l’export al centro dell’azione di governo è stato un grande risultato del governo Renzi e di quello Gentiloni, con fondi pubblici passati da 50 a 200 milioni di euro l’anno nel triennio 2015-2017. Un livello che deve essere mantenuto: il Piano, con i suoi mercati bersaglio (in particolare Usa e Cina), la forte spinta promozionale tramite accordi con la gdo e la partecipazione alle più importanti esposizioni internazionali è l’architrave degli strumenti di sostegno per la promozione dei prodotti italiani all’estero.
Cosa sta facendo il Mise per aiutare le imprese a internazionalizzarsi?
Ad esempio, alle imprese che vogliono internazionalizzarsi sono concessi voucher per introdurre figure di alta specializzazione, come i Temporary Export Manager, nelle Pmi. Abbiamo deciso di incrementare l’investimento pubblico complessivo, arrivando a 26 milioni di euro, e il contributo alla singola impresa può giungere fino a 30mila euro. Alle imprese di dimensioni più robuste, è dedicato il progetto “Alti Potenziali”, con un piano industriale disegnato su misura per crescere sui mercati esteri: un progetto partito quest’anno in forma pilota nel settore fashion puntando su un primo blocco di 25 aziende di grande livello qualitativo.
Cosa fate per il sud?
Nonostante i segnali positivi, la partita dell’internazionalizzazione per le imprese meridionali ha bisogno di misure specifiche a sostegno. Lo strumento con cui il Mise interviene, tramite di Ice, è il Piano triennale Export Sud, alla seconda edizione. Al Piano sono dedicate risorse, a valere sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020: cinquanta milioni di euro, che vengono ripartiti fra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna per iniziative di formazione e tutoraggio. Al Sud sono inoltre riservati 6 dei 26 milioni di euro stanziati per i Temporary Export Manager.
I Paesi più interessanti per il nostro export.
A parte i Paesi Ue, oggi un mercato “domestico”, la parte del leone nell’export è fatta da Stati Uniti e Cina, mercato maturo nel quale c’è da affrontare la sfida strategica dell’Italian Sounding. Prospettive interessanti riguardano Giappone, Canada, con cui l’accordo di libero scambio è entrato in vigore a settembre, Vietnam, con il quale il trattato entrerà in vigore a breve, e la Corea del Sud, primo Paese con cui abbiamo stipulato un Free Trade Agreement.
Nuovi accordi commerciali in dirittura d’arrivo?
Stiamo mantenendo alta l’attenzione su realtà che crescono fra alterne vicende, come i Paesi Latinoamericani, coi quali stiamo negoziando un accordo Ue-Mercosur. Altri paesi target sono l’India e la Russia, dove il nostro export sta segnando un grande recupero: secondo Istat, +22,7% nei primi otto mesi.
State pensando a nuove misure per sostenere la crescita economica prima della scadenza del Governo?
La legge di Bilancio messa a punto dal Governo Gentiloni ha dovuto innanzitutto sterilizzare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’Iva. È un dato che sono cambiati in meglio non solo gli indicatori economici congiunturali, ma anche l’outlook delle agenzie di rating e delle principali istituzioni economiche internazionali: l’Italia è in crescita in molti indici di attrattività internazionale.
L’export continuerà a crescere, quindi?
L’incremento del 7,6% segue un 2016 nel quale l’export italiano aveva già raggiunto la cifra record di 417 mld € e portato l’Italia dal decimo al nono posto della classifica mondiale dei Paesi esportatori. Ci sono ampi margini di crescita ulteriore, visto che nel mondo cresce l’attrazione verso i prodotti italiani anche in settori relativamente nuovi come meccanica o chimica.
Nuovo protocollo tra Mise e UnionCamere: quali gli obiettivi?
Abbiamo bisogno di più imprese che esportino e di far diventare esportatrici abituali le imprese che vendono all’estero saltuariamente. Rifuggendo da impostazioni dirigiste, operiamo in collaborazione con il sistema camerale, rappresentativo del mondo produttivo.
UnionCamere intensificherà il lavoro di preparazione all’internalizzazione delle imprese qui in Italia e Ice Agenzia fornirà il punto di riferimento sui mercati esteri, grazie alle sue professionalità e alla sua capillare rete di uffici nel mondo, di recente ristrutturato. Un’azione di sistema dalla quale pensiamo verranno grandi risultati.

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