Food e gdo cercano nelle banche una partnership

Il rapporto tra il sistema bancario e l’economia reale ha vissuto spesso di confronti tesi e toni a volte polemici. L’accusa portata alle banche è quella di non supportare adeguatamente il mondo delle imprese, lasciando i soggetti produttivi senza ossigeno. Il sistema bancario italiano ha però attraversato varie fasi critiche anche esogene e, tutto sommato, ha dato migliore prova di resilienza degli analoghi sistemi di paesi più virtuosi del nostro. Vi sono diversi argomenti che si possono portare a favore delle varie tesi; tuttavia il focus sul mondo delle imprese deve essere declinato in termini quantitativi e non demagogici. Secondo i dati rilasciati dall’Abi, a fine dicembre del 2014 le sofferenze lorde hanno sfiorato i 184 miliardi di euro pari al 9,6% degli impieghi totali. Confrontando il dato con quello dell’anno prima (dicembre 2013) emerge un incremento di 27,8 miliardi di euro. Un trend in lievissimo rallentamento se si raffronta il differenziale tra dicembre e novembre 2014 pari a + 2,5 miliardi. Leggendo il dato delle sofferenze nette pari a 84,5 miliardi di euro si comprende come il mercato del credito non sia in ripresa ma, nel 2014, ha dato segni di incancrenimento. A tutto ciò occorre sommare almeno altri due fattori determinati che hanno inciso sulla condotta del banche: la necessità di assorbire enormi quantità di titoli di stato e la stretta imposta dalla compliance legata a Basilea 3. Non sorprende quindi il credit crunch attuato negli ultimi anni.

Oltre il ruolo finanziario
Ciò che si è palesato con nitidezza negli ultimi anni sono le pesantissime difficoltà delle imprese italiane nel competere non tanto nel core della loro produzione, ma nel rapporto con i clienti cattivi pagatori (lo Stato in primis), con una dimensione spesso insufficiente per sostenere strategie di sviluppo e con una vision sul cambiamento strategico limitata. Una condizione che gioco forza ha richiesto al sistema bancario di porsi in un ruolo diverso da quello meramente finanziario, tendendo a un ruolo quasi partner. L’organizzazione bancaria si è evoluta sia in termini di servizi offerti sia in termini di organizzazione interna rispetto alle proprie pertinenze. Un assetto consolidato è quello della suddivisione delle varie direzioni per industry in modo da concentrare competenze di tipo settoriale. È notorio quali sollecitazioni sono state impresse a causa dei cambiamenti normativi. Secondo gli esperti del sistema bancario, l’impatto dell’articolo 62 non è stato equivalente per tutti i soggetti e per alcuni si è reso necessario aumentare l’utilizzo della leva finanziaria. Con l’incremento delle quote di mercato della marca del distributore, oggi la gdo ha, nell’industria, un partner da supportare finanziariamente in modo differente rispetto ad anni fa quando, la quasi totalità dello scaffale, era dominato dalla marca. L’accorciamento della filiera non è una trasformazione a impatto zero. Un fenomeno che, secondo quanto espresso dagli esperti, si è tradotto in un incremento nell’utilizzo di alcuni strumento finanziari come il factoring che consente di gestire in modo organico tutta la filiera a monte della gdo.
Un altro strumento importante è quello della cartolarizzazione in cui sono ceduti i crediti commerciali. Il sistema bancario sta attuando azioni robuste in questa direzione: per esempio Intesa Sanpaolo con Imi ha messo a punto uno strumento denominato AgriFood che ha sostenuto la cessione di crediti commerciali per circa 2,5 miliardi di euro all’anno. Anche il reverse factor ha conosciuto un boom negli ultimi anni in funzione di un concetto di credito di filiera.

L’evoluzione dei servizi
Rispetto al rapporto banche e gdo, appare esemplificativo l’approccio di Intesa Sanpaolo che detiene una quota di inserimento del 24%. Le due aree di maggior interazione sono quelle della gestione degli incassi (contante e moneta elettronica). Negli ultimi tempi l’approccio della banca in questo ambito è diventato proattivo con l’intenzione di efficientare i processi di conteggio del contante e sviluppare i pagamenti elettronici. Un altro ambito caldo è quello dello sviluppo rete che genera un fabbisogno finanziario soprattutto nelle formule di associazione nel franchisee. Formule come il leasing e mutui d’impresa sono stati sviluppati da Intesa Sanpaolo ad hoc per questi tipi di impieghi.
Un prossimo sviluppo sarà nella direzione della moneta elettronica, soprattutto per quanto riguarda il mobile payment con smartphone. Le tecnologie disponibili sono mature.
Sempre in tema di monetica, un servizio particolarmente innovativo è quello della cassaforte smart che pur essendo localizzata nella sede dell’impresa è in grado di accreditare i depositi contanti sui Cc anche da remoto. Una soluzione che abbatte drasticamente i tempi di valuta e consente un saving sulle giacenze di cash flow notevole sui grandi volumi movimentati dalla gdo.

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