Gruppo La-Vis: a giorni si deciderà il futuro

di Vittorina Fellin

Il destino è appeso ad un filo. Rimane incerto, il futuro di una delle cantine più innovative del Trentino, La-Vis. Le ipotesi prospettate sono tre: l’affiancamento (un provvedimento previsto dalla normativa regionale che prevede la gestione da parte di un manager di fiducia nominato dalla Provincia), il commissariamento o la liquidazione coatta, quest’ultima ritenuta la soluzione socialmente meno accettabile. La quarta, meno probabile, prevede la possibilità di applicare una sanzione pecuniaria. Su tutte grava il cappio del fallimento depositato in questi giorni dagli ex soci della cooperativa.
Il clima che si respira è di grande tensione, specie tra i soci che vedono disperdersi un patrimonio di expertise coltivato nel tempo. La cooperativa, costituita nel 1948, raggruppa un patrimonio collettivo di produzione vitivinicola di pregio. Oggi riunisce circa 1.100 soci impegnati a lavorare oltre 1.000 ettari di territorio. Negli anni Ottanta inizia il periodo di maggiore crescita, attraverso progetti di sviluppo, come il progetto zonazione, che portano la società alla notorietà nazionale e internazionale. Gli anni successivi sono quelli del consolidamento e dell’acquisizione di numerose partecipazioni in società commerciali nel settore vitivinicolo. Realtà importanti come Cesarini Sforza in Trentino, Poggio Morino e Basilica Cafaggio in Toscana, entrano nella cerchia di La-Vis. Si punta all’internazionalizzazione con Casa Girelli e Fine Wine International, la società americana di importazione vini.

La caduta
La storia della crisi economica del Gruppo inizia negli ultimi anni favorita, in parte, dalla congiuntura internazionale negativa, ma più che altro da una serie di investimenti avventati che non hanno restituito la redditività sperata. Gli ultimi bilanci fanno esplodere una situazione finanziaria insostenibile, con un indebitamento di oltre 80 milioni di euro e un fatturato consolidato del Gruppo nel 2014 di 90 milioni di euro. Viene presentato un Piano di rilancio, il cui obiettivo è di ridurre l’indebitamento finanziario anche attraverso una serie di dismissioni. Alle vicende finanziare si affiancano tutta una serie di vicissitudini legate agli aspetti di controllo e vigilanza che coinvolgono l’Associazione di rappresentanza cooperativa in quanto Autorità di controllo. Arriva il primo commissariamento tra il 2010 e il 2011 da parte della Provincia Autonoma di Trento, gli esposti alla magistratura da parte dei soci, il tira e molla delle banche e su tutti la politica provinciale che nicchia.

La ripartenza
I dati economici positivi e le buone performance di vendita, accompagnati da attestazioni di eccellenza nei vari concorsi internazionali per i vini, non garantiscono certezze al Gruppo. Le notizie circolate in questi giorni sono che il colosso trentino Cavit (che ingloba al suo interno diverse cantine sociali tra cui la cantina di Avio, Mori, Vivallis, Nomi ed Isera che rappresentano oltre il 50% del prodotto conferito annualmente) sia interessato ad una fusione con la stessa La-Vis. Ma prima di qualsiasi fusione si pone il problema di un risanamento e la risoluzione dello stallo che si è creato tra banche, Federazione Trentina della cooperazione (l’unica associazione di rappresentanza in Trentino per il mondo cooperativo) e Provincia autonoma. In questo contesto, già potenzialmente esplosivo, è caduta la scintilla che potrebbe dare fuoco alle polveri: dalle fila degli ex soci della cooperativa è arrivata la temuta istanza di fallimento, depositata presso il Tribunale di Trento in virtù dei crediti vantati nei confronti della cooperativa. Se confermato in sede giudiziale, il fallimento aprirebbe scenari funesti per la società.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome