I centri città sono i migliori centri commerciali

Il ritorno d'amore per i centri storici e urbani è uno dei temi dibattuti al convegno Cncc, alla dodicesima edizione dei Cncc Italy Awards

Il convegno del Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) tenutosi ieri agli East End Studios di Milano (moderato da Guido Fontanelli, caporedattore economia di Panorama) non è stato un incontro per e tra addetti ai lavori: nonostante la platea, da sempre costituita da professionisti del settore real estate (commerciale), il Cncc ha preferito lasciare spazio a un dibattito affidato a voci esterne al settore, ma non per questo meno interessanti per contribuire a una ricognizione, per quanto veloce e "from above", delle tendenze nei centri commerciali, soprattutto in rapporto agli attuali fenomeni socio-demografici. Fra gli ospiti sul palco,  Giulio Sapelli, docente di storia economica all'Università degli Studi di Milano, Silvio Siliprandi, ceo di Gfk Eurisko, e  Aldo Cazzullo, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, autore di una decina di libri (ne ho letto solo uno e lo consiglio: "I ragazzi di via Po", 1997, Mondadori) che ha detto alcune cose interessanti, ma discutibili: che l'Italia sia depressa, che l'Italia si sottostimi, che l'Italia non sfrutti il suo potenziale a livello umano, culturale e turistico, è vero: ma che i nostri nonni e i nostri padri stessero peggio di noi, o meglio che noi ce la passiamo meglio dei nostri genitori e dei nostri nonni, beh questo è discutibile. Cazzullo, che è del 1966 (siamo della stessa generazione, more or less) ha ragione a ricordare che il nostro paese viene da decenni tragici (gli anni Settanta con la lotta armata, gli Ottanta con le stragi di mafia), ma non si è accorto (beato lui) che l'Italia è in preda a una deriva microcriminale e di condotta cinobalanica (uccisioni familiari, omicidi assurdi e irrisolti, violenze gratuite, stupri, divorzi, scissioni sociali e razzistiche) e subantropica. Per  non parlare della mancanza di stimoli (e qui ha ragione Vanni Codeluppi, sociologo): l'Italia è un deserto emotivo e culturale: e hai voglia andare in centri commerciali ormai quasi tutti uguali, come tanti gemelli clonati. Meglio il centro città: più vivo, più vero, più autentico, più storico, più tutto. Il ritorno al centro storico è uno dei temi fondamentali e mi fa piacere che sia d'accordo anche Luca Pellegrini, che non era fra gli invitati sul palco, pur essendo fra i massimi esperti di distribuzione in Italia A questo proposito ricordo il centro di Milano che è uno shopping center di potentissima attrazione. E negli Usa Rick Caruso sta facendo dei fake urbani mai visti prima.

D'accordissimo con Gianluca Diegoli, digital marketing manager e formatore nel campo dell'e-commerce: il commercio elettronico e l'on-line in generale - dice Diegoli - stanno facendo danni più psicologici che materiali, perché sul piano delle vendite effettive c'è un rapporto di 1 a 10 tra on-line e rete tradizionale (i negozi). Tuttavia, non bisogna sottovalutare l'impatto del web sul mondo del commercio e dell'immobiliare commerciale: che sta rischiando molto, anche se ha più carte da giocare per la sua ripresa. Alla fin fine, acquistare on-line può essere facile, più o meno immediato, comodo, ma molto noioso, anche se online posso trovare cose che generalmente non trovo nei negozi. L'e-commerce non è Medusa, è una sfida positiva e costruttiva: per il cliente e per il commercio.

 

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