I consumi riprenderanno se il cittadino avrà più fiducia, dice la ricerca Assirm

Mercati – Secondo l'associazione è necessario rimettere al centro delle ricerche il consumatore. Un osservatorio privilegiato che mette in parallelo i dati di diversi comparti. (Da MARK UP 176)

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1. Nessuna ricetta né bacchetta magica

2. Il patrimonio di competenze permette di capire la crisi, ma servono nuove competenze e professionalità

Dice Silvestre Bertolini, presidente di Assirm: “Come ha scritto Il Sole 24 ORE le indagini di mercato sembrano essere tanto più utili nei momenti di recessione economica perché servono per decifrare la crisi”. È proprio partendo da questa falsariga che l'associazione delle società di ricerca ha organizzato a metà dello scorso mese un incontro esaltando le diverse expertise di cui dispone (gli associati). Mettere in parallelo in un colpo solo i diversi settori del largo consumo e confrontarli è un'operazione difficile ma che ad Assirm è riuscita particolarmente bene grazie a pazienza e professionalità dei suoi principali istituti che, addirittura, si sono sbilanciati nelle previsioni.

Tre auspici

Claudio Bosio (direttore del Centro studi e formazione di Assirm) sottolinea: i risultati dell'Osservatorio rivelano certamente una diffusa sofferenza dei mercati che si esprime soprattutto in stagnazione dei consumi e delle vendite. Occorre però cogliere i segnali di dinamismo che stanno al di sotto del dato medio. Ogni situazione di crisi - afferma Bosio - mostra occasioni di opportunità: prodotti, marche, punti di vendita lo dimostrano. A chi saprà meglio cogliere i segnali positivi del cambiamento si offrono le maggiori chance per il periodo post crisi, che sicuramente verrà”. Tre auspici-strade da imboccare, allora, su tutti:

1. Andare oltre i numeri per sviluppare ragionamenti e tentare una previsione anche se assisteremo a molti segni -, “fatto al quale non siamo abituati”, dice Bosio. Attenzione però alle medie e al dato finale che hanno certamente un senso ma sono la sommatoria di molteplici tendenze. C'è chi perde ma c'è anche chi aumenta le vendite. Il risultato finale non è frutto di una stagnazione ma di una serie di movimenti che la ricerca può segnalare alla business community. “Chi ha qualcosa da dire, un prodotto da lanciare, lo può fare anche durante la crisi”, spiega Bosio.
2. Rimettere al centro delle ricerche il consumatore. La sua fiducia è parzialmente spiegata dall'economia. Ci sono diverse variabili che sfuggono all'analisi. L'attuale crisi di sfiducia risale al 2007, viene cioè da lontano. La crisi dei subprime si è fatta sentire relativamente poco in Italia perché solo il 20% degli italiani possiede azioni o prodotti finanziari. Discorso diverso per le banche. È vero - ricorda Bosio - che abbiamo assistito a un aumento dei prezzi. Ma non sono prezzo e aumenti di prezzo il problema principale del consumatore nel 2008 e in questi mesi. Sono invece la sicurezza per il proprio posto di lavoro, la sicurezza del paese e la situazione del proprio reddito unita al livello di tassazione: ecco i veri elementi che hanno generato insicurezza e che hanno avuto (e hanno) poi riflesso sugli acquisti e sui consumi. “È necessario quindi - sostiene Claudio Bosio - approfondire l'analisi anche a questi elementi strutturali e non. Ricordandosi pure che il consumatore non è in crisi in senso stretto, non subisce passivamente; reagisce ed è più forte di certe rappresentazioni che provengono dall'esterno”.

Un altro tipo di analisi

3. Pensare oltre la crisi
. Sarebbe utile quindi tentare un'analisi differente per superare questa crisi anche se si trascinerà oltre la metà del 2010. “All'uscita dalla crisi non ci saranno il Congresso di Vienna o la Restaurazione, semplicemente nulla sarà come prima. Il cambiamento di comportamenti cui assistiamo è di necessità per fronteggiare la crisi ma non svaluta il consumo, anzi cerca proprio un nuovo senso di consumo”, sottolinea Bosio. Occorre maturare una condivisione sulle cose che contano e che rimangono intatte al di là della crisi e dei suoi significati: i giovani e i loro problemi, il precariato, la ricerca, l'energia, le pensioni, per esempio.
Cosa deve fare allora l'azienda di fronte a questo quadro mutevole e complesso? Dotarsi di un progetto e di una progettualità, allargando i confini di pensiero e azione utilizzando le aperture che possono derivare dalla ricerca, intesa come studio continuo dei compartamenti di consumo e dei mutamenti sociali.

Nella versione Pdf scaricabile qui sopra troverete l'analisi di cinque esperti sul cambiamento visto prima, durante e dopo il 2008-2009, e le implicazioni dei comportamenti di consumo e di acquisto, trattate comparto per comparto.

Allegati

176-MKUP-Consumi-Assirm
di Luigi Rubinelli / aprile 2009

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