I “Growth Champion”: El.En. Spa

Il campione della crescita che intervistiamo quest’oggi è El.En., azienda quotata al segmento STAR (Mid Cap) della Borsa Italiana, ed attiva nella produzione di sistemi laser per applicazioni medicali ed industriali. Qui incontriamo il Direttore Generale, Ing. Paolo Salvadeo che ci racconta il percorso di crescita di El.En.: “E’ stato un percorso a due facce e a due velocità. Durante gli anni Novanta l’azienda è cresciuta prevalentemente in maniera organica. Successivamente alla quotazione in borsa, avvenuta nel 2000, abbiamo iniziato un percorso di crescita per linee esterne che ci ha portato ad effettuare diverse acquisizioni internazionali”.

Attraverso la produzione dei suoi sistemi laser, El.En. persegue una strategia di focalizzazione sulla differenziazione. Quelle servite sono essenzialmente delle nicchie di mercato nelle quali la posizione di leadership tecnologica di El.En. è in grado di garantire un buon premium price rispetto alle soluzioni offerte dalla concorrenza.

Cosa significa la parola “innovazione” per El.En?

“Innovare per El.En significa rimanere costantemente sulla frontiera dell’avanguardia tecnologica, ricercando al contempo nuove opportunità di diversificazione. I nostri processi di innovazione sono, da un lato, sempre più formalizzati dovendo basarsi su rigidi e precisi protocolli medici. E dall’altro sempre più basati sui principi dell’Open Innovation, poiché coinvolgono degli esperti assoluti a livello mondiale, in ognuno degli specifici disease ai quali tentiamo di fornire una risposta basata sull’utilizzo di tecnologie laser”. Lo stesso dicasi per i clienti che sempre di più partecipano direttamente al processo di sviluppo dei nuovi prodotti.

Abbiamo anticipato che un secondo elemento importante nell’evoluzione di El.En. è rappresentato dalla strategia di internazionalizzazione. Quali i mercati di riferimento per l’azienda, anche in prospettiva?

“El.En. è presente in più di 100 paesi a livello globale. I mercati che in questo momento ci stanno dando maggiori soddisfazioni in termini di crescita sono quello Asiatico – Cina e Giappone in primis – ed il Medio Oriente. La Cina merita un discorso a parte. Sulle opportunità offerte dal mercato cinese non si discute. Ma le barriere all’ingresso sono sempre più importanti, nel nostro caso rappresentate dalla China Food and Drug Administration (CFDA)

Infine, tra i lettori di Management Notes ci sono molti manager ed aspiranti tali. Quali, secondo lei, le caratteristiche di un buon manager?

Credo che la regola principale sia quella di non improvvisare. Le aziende come la nostra hanno bisogno di manager che sappiano unire competenze tecniche con competenze manageriali, meglio se fornite da una business school e la capacità d’ascolto. La porta di un buon manager dev’essere sempre aperta.

Un clima creativo e collaborativo è altrettanto importante. L’azienda deve diventare un luogo piacevole in cui stare: l’esistenza di una mensa offerta dall’azienda, un bar, una palestra e, in generale, di spazi sicuri e di condivisione sono sempre più importanti per trattenere le persone, e per aiutarle a dare il massimo nel loro lavoro.

La lezione manageriale che ci insegna questo caso (a cura di Guido Bortoluzzi)

Il caso El.En. ci fornisce diversi spunti per il nostro abituale “take-away”. Un primo spunto è legato al modello di diversificazione dell’azienda. Non è la prima volta che mi imbatto in un’azienda come El.En. il cui vantaggio competitivo è costruito attorno ad una solida core competence (in questo caso, le tecnologie laser) a partire dalla quale l’azienda opera un’intelligente operazione di diversificazione del proprio portafoglio di business per entrare in business quasi totalmente scorrelati tra loro (come il medicale e il restauro di opere d’arte) ma accomunati da forti sinergie di carattere tecnologico. Il rischio connesso a queste strategie di diversificazione è di perdere competitività in ciascuna delle aree di business, se non viene lasciata sufficiente libertà strategica a ciascuna area. Ma non mi pare sia il caso di El.En.

Un secondo spunto interessante è legato al clima che si respira in azienda. Quando sentiamo parlare dei cosiddetti “best companies to work for” il nostro immaginario si rivolge direttamente a Google e ad altre imprese che mettono a disposizione diversi benefit (come palestre e mense gratuite, asili, servizi di lavanderia, eccetera) ai loro dipendenti e spesso alle loro famiglie.

In realtà la platea di imprese nostrane, di ogni settore e dimensione, che ha compreso la potenza del clima aziendale quale driver della creatività e della produttività sta crescendo a misura d’occhio. Le nuove generazioni sono più difficili da trattenere. Tendono a “saltare” da un posto di lavoro all’altro, e i dati a nostra disposizione danno loro ragione: così facendo progrediscono più in fretta nella loro carriera. Come fermarli? La risposta a mio avviso dev’essere trovata prendendo proprio in considerazione il clima aziendale, il cui potere incentivante può risultare talvolta pari se non superiore quello fornito da una progressione stipendiale più rapida. Pensateci manager!

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