“Il 2016 sarà un anno di rilancio e ripresa”

Massimo Moretti, pres. Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali)

Per Massimo Moretti, presidente di Cncc-Consiglio nazionale dei centri commerciali, gli shopping centre hanno certamente un futuro, nonostante le minacce (ma anche le opportunità) rappresentate dall’eCommerce. Secondo Moretti il 2016 potrebbe rivelarsi un anno di svolta, a giudicare dai dati del 2015, in miglioramento e crescita nei suoi principali indicatori (in primis i fatturati).

Si può parlare di ripresa dello sviluppo dei centri commerciali?
I dati inducono all’ottimismo. Negli ultimi tre anni la crisi ha ridotto l’offerta di nuovi prodotti, creando una rottura di stock: in genere, i nuovi prodotti attraggono di più gli investitori. Nel nostro settore vi sono attualmente in costruzione 500.000 mq che andranno a rimpolpare la possibilità di offerta anche in termini di transazioni. Altri 500.000 mq sono già autorizzati o in via di autorizzazione.
Gli indicatori di mercato sono positivi: dal punto di vista degli investimenti, l’anno scorso il settore centri commerciali ha registrato un montante paragonabile al periodo precedente alla crisi, con transazioni 2014 per 1,5 miliardi, un volume di scambi pari a quello dell’office. Possiamo dire chiaramente che la crisi dei consumi (per la nostra industria) è alle spalle e che la ripresa si sta consolidando.

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Nel 2016, e in futuro, mi attendo che aumenti la conoscenza del mercato italiano da parte degli investitori esteri. La sfida è far capire agli investitori di lingua inglese che ci sono ottimi prodotti ma di dimensioni ridotte, con buona area d’attrazione.
In Italia siamo ancora in una fase di “yield compression” (compressione dei rendimenti) con tassi “prime” dichiarati che oscillano tra 5,50% e 5,75%, ma ancora distanti da Francia, Uk, e soprattutto dalla Spagna: 50 bps rispetto al mercato iberico mi sembra un delta oggi assolutamente ingiustificato. Anche il 2016 quindi vedrà un incremento del valore dei nostri centri commerciali, determinato dall’uscita dalla crisi, e il recupero dei margini rispetto agli altri Paesi europei.

Per l’intervista completa si rimanda al nuovo numero di Mark Up n.245

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