Il consumatore responsabile orientato alla sostenibilità è un driver di crescita economica?

di Francesco Oldani

Di sostenibilità, di commercio equosolidale e di consumi responsabili si dibatte da tempo senza trovare la quadratura del cerchio. Su questo versante è importante l’attività svolta da Altromercato, la principale organizzazione di fair trade operante in Italia che ha promosso e realizzato l’Osservatorio del Vivere Responsabile. Presentato oggi, 3 ottobre, presso l’Acquario Civico di Milano ha sviluppato i risultati della ricerca attraverso una tavola rotonda moderata da Gad Lerner a cui ha partecipato anche Mark Up e Gdo Week nella persona del direttore.

Responsabile chi?
Giunto alla seconda edizione, lo studio ha come obiettivo (tra i tanti) profilare il consumatore italiano in termini di etica rispetto ai consumi e ai comportamenti. Il modello messo a punto di Cfi Group (la società di ricerca incaricata) è particolarmente interessante perché riesce a individuare diversi parametri del vivere etico appartenenti alla sfera individuale e collettiva. Ecco una breve sintesi della mappa del vivere etico.

Ambito collettivo: usare energie rinnovabili, rispetto delle leggi, comportamenti solidali, raccolta differenziata dei rifiuti, responsabilità personale, riduzione degli sprechi.

Ambito personale: curare la salute, alimentazione sana, vita senza eccessi, rispetto degli altri, valori famigliari, uso responsabile del denaro, sicurezza e lavoro.

Anche se un consumatore (meglio dire una persona) è consapevole dei benefici di questi comportamenti e atteggiamenti, ciò non significa che sia in grado di tradurli nella vita quotidiana o che lo reputi importante. Su questo aspetto la ricerca ha il pregio di riuscire a mappare concettualmente i profili dei consumatori, quindi di tutti noi.

Essere o non essere?
Attraverso una serie di domande Cfi traccia cinque profili delle persone:

  1. Etici a prescindere
    Solo coloro i quali hanno fatto una scelta di campo, costi quel che costi.
  2. Barriere economica
    Hanno una forte componente etica nei loro comportamenti ma sentono il condizionamento economico nelle scelte personali.
  3. Etico-furbi
    Adottano un atteggiamento utilitaristico ma di fondo privilegiano maggiormente i propri interessi.
  4. Etico sarai tu
    Non pensano che i comportamenti etici nel senso esplicato dalla ricerca abbiamo un motivo d’essere.
  5. Eti-che?
    Non hanno nessuna sensibilità sul tema.

Sensibilità individuali e collettive
Ciò che conforta è l’aumento, rispetto all’edizione precedente, degli “etici a prescindere”, a testimonianza della presa di coscienza delle persone. Ma il tema è vasto e non è semplice inquadrarlo in schematismi rigidi. Per esempio, per la popolazione le pari opportunità sono il più importante dei principi del commercio equo. Tuttavia la parità delle opportunità è un requisito di sistema che dovrebbe essere garantito dal modello economico in atto. Se ciò non accade, è molto difficile rimediare con sovrastrutture ideologiche, concettuali, normative, volontaristiche ecc. E questo, a parere di chi scrive, è il nodo di tutti i problemi. Il modello economico attuale non è  nelle sue radici stato pensato per essere etico e per salvaguardare le risorse. Lo sforzo enorme che si compie è cercare aggiustamenti in itinere, con vincoli locali in un mercato globale.

Il live twitting dell'evento è disponibile all'indirizzo: #solidaleitaliano

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