Il Made in Italy vuole materia prima italiana

L’Expo è stato un grande successo e avrà delle ricadute positive sull’agroalimentare. Mark Up ha incontrato Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti per parlare di presente e futuro.

Cosa si può prevedere per l’agroalimentare italiano per il 2016 e oltre?
L’agroalimentare è un asset per il Paese, non vi sono dubbi. Vi sono tutte le premesse per sfruttare appieno l’accelerazione offertaci da Expo, che già stiamo vedendo nelle esportazioni. Il governo su questo fronte sta facendo bene. Rischiamo solo di farci del male da soli e la vicenda dell’olio extravergine adulterato o del latte italiano sottopagato dalle industrie lascia supporre che ne siamo capaci.

La domanda è d’obbligo: si discute animatamente se il food italiano debba essere considerato “Italian Made” piuttosto che “Made in Italy”. Come risolviamo questa diatriba infinita?
A dire il vero durante l’Expo non se ne è discusso affatto, o per meglio dire, si è dato per assodato e scontato che origine della materia prima e lavorazione, dovessero conoscere lo stesso tetto e lo stesso contesto (quello italiano). Non solo ma si è “venduto” questo concetto a destra e a manca facendone il claim della presenza italiana. Finito l’Expo, gabbato lo santo mi sentirei di dire, ma non credo affatto che ciò investa tutto il mondo della trasformazione industriale. Ci sono sempre più soggetti economici pronti a riconoscere la centralità del Made in Italy che implica materia prima italiana nell’alimentare per i consumatori.

Per l’intervista completa si rimanda al nuovo numero di Mark Up 245

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