Il packaging italiano crea lavoro e valore di filiera

di Laura Seguso

“Le aziende della filiera del packaging valgono oltre 40 miliardi di euro di giro d’affari ed esportano in media oltre il 75% della produzione, occupando 150.000 addetti. Soltanto tre anni fa erano 143.000: dimostrazione che questa filiera crea lavoro, nonostante la crisi”. Lo afferma -davanti al ministro del Lavoro Giuliano Poletti- l'ad di Ipack-Ima, Guido Corbella. “Il tessuto è formato per lo più da imprese medio-piccole tecnologicamente competitive che possono contribuire significativamente al futuro delle giovani generazioni e in maniera rilevante anche alla bilancia commericale (11 miliardi di euro il surplus attuale)”, ha proseguito Corbella rivolgendosi al ministro Poletti. Richieste? “Le maestranze che vi lavorano sono fondamentali. Abbiamo necessità di ulteriori tecnici specializzati e ingegneri, personale formato e specializzato da remunerare con adeguati contratti di lavoro”.

Il ministro Poletti ha raccolto l’appello. “La crescita del contratto a tempo indeterminato favorisce la crescita professionale degli addetti sul luogo di lavoro. La volontà è che il costo del lavoro stabile sia strutturalmente più basso del costo del lavoro flessibile. Parallelamente è allo studio anche un nuovo modello di rapporto scuola-lavoro che possa mettere da parte la prassi dei contratti di formazione, che cela soltanto lavori sottopagati”.

 

Anticipazioni di futuro prossimo venturo

Nel corso del convegno, coordinato da Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark UP e Gdoweek, Carlo Ratti direttore del Mit Senseable City Lab di Boston e curatore del Future Food District di Expo 2015 ha offerto brillanti spunti di riflessione sul packaging del futuro.

  • al solo sfiorare un prodotto, potremo vedere su uno schermo tutte le informazioni ad esso inerenti: chiare, ben leggibili, circa l’origine dell’alimento, la sua storia, le modalità in cui viene lavorato, l’impatto ambientale, le sue proprietà nutrizionali, e anche le ricette su come cucinarlo.
  • ciò non sostituirà l’etichetta tradizionale. A questa se ne aggiungerà una virtuale, molto più completa. Si offre al consumatore una maggiore consapevolezza e quindi la possibilità di acquistare meglio.

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