Il pagamento elettronico che non decolla e chiede sgravi

Nonostante l’obbligo in vigore per gli esercenti di accettare pagamenti in forma elettronica oltre i 30 euro, la situazione italiana in termini di diffusione della prassi resta stagnante e sembra confermare i dati 2013, che ci vedono in coda all’Europa per numero di operazioni senza denaro contante. All’aumento dei terminali Pos non corrisponde dunque un sostanziale incremento delle transazioni, che restano contenute soprattutto per quando riguarda la carta di credito, come confermato da Banca Italia su CorrierEconomia.
I vantaggi del pagamento elettronico, ad esempio in termini di sicurezza e contrasto all’evasione fiscale, non rappresentano dunque un incentivo sufficiente per esercenti e clienti che, al di là di un eventuale fattore culturale, sono influenzati dai costi economici legati all’uso di tale sistema.
Tra le soluzioni proposte da alcuni esponenti del comparto bancario sembra esserci generale consenso sulla necessità di introdurre incentivi e sgravi fiscali al riguardo sia per il venditore, sia per il consumatore, partendo innanzitutto dalle commissioni, che per l’esercente sono tra lo 0,5 e lo 0,7% per il bancomatt e l’1-4% sulle carte. Mentre l’Associazione bancaria italiana invita anche la pubblica amministrazione a dare l’esempio con l’utilizzo dei pagamenti elettronici, Mastercard segnala come con l’approvazione del regolamento Ue che pone un tetto alle commissioni d’interscambio tra banche si avranno risvolti favorevoli per i venditori, ma un potenziale aumento compensativo del canone per i clienti.

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