Il retail italiano continua a soffrire

Secondo il rapporto coop 2016 la svolta che sembrava alle porte si è dileguata, appesantita dalle difficoltà persistenti del mercato nazionale (da Mark Up n. 253)

Il  cambio  di  rotta  non  c’è  stato,  almeno  per  ora.  Il  Rapporto  Coop  2016  dedica  un  approfondimento  ad  hoc  al  comparto italiano del dettaglio, rilevando che, dopo una significativa riduzione nel  2014  (la  più  ampia  dell’ultimo  decennio), il 2015 ha evidenziato un nuovo  arretramento.  Se  si  riavvolge  il  nastro  indietro  a  circa  un  anno  e  mezzo  fa,  l’umore  del  mercato  era  ben  diverso: vi era la sensazione di una svolta ormai alle porte, che tuttavia, alla prova dei  fatti,  non  si è  materializzata.  Colpa di una serie di focolai di tensione emersi  a  livello  internazionale,  ma  anche delle difficoltà persistenti del mercato nazionale, che continuano a zavorrare gli operatori.
Il generalista paga dazio. Tornando all’analisi  di  Coop,  nell’ultimo  anno  il  saldo  tra  aperture  e  chiusure  ha  determinato una riduzione della rete di circa 3,5 mila punti di vendita, lo 0,5% secondo il rapporto coop 2016 la svolta che sembrava alle porte si è dileguata, appesantita dalle difficoltà persistenti del mercato nazionale. Il retail italiano continua a soffrire dell’intera rete italiana in sede fissa, con una diminuzione  di  quasi  100mila  mq  in un solo anno. Se questo è il dato generale, va comunque detto che la media dice poco di quello che realmente si è mosso nel mercato. Infatti, da una parte, è proseguita a ritmo sostenuto la riduzione dei negozi appartenenti ai comparti più tradizionali del non alimentare  e  quelli  maggiormente  segnati  dalla crisi dei consumi (il tessile abbigliamento,  l’arredamento,  l’editoria,  il  faidate). Non se la passano bene nemmeno i punti vendita del food e del non food. Dalla parte opposta, crescono i negozi legati al mondo dei prodotti tecnologici e del digitale, così come crescono i  settori  oggetto  delle  più  recenti  liberalizzazioni (farmaci e carburanti) e si afferma una netta tendenza alla specializzazione, soprattutto nell’alimentare. Per la prima volta da molti anni, la crescita degli alimentari specializzati più che compensa la riduzione di quelli despecializzati con un saldo positivo di 1,3 mila nuovi punti di vendita.

L'intero articolo su Mark Up n. 253

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