Imprese italiane alla riscoperta dell’M&A per crescere

Secondo Kpmg il 2016 si apre con ritrovata spinta per il mercato fusioni e acquisizioni nel nostro Paese, la cui bilancia della proattività propende ancora per gli investitori internazionali.

A livello mondiale le operazioni di fusione e acquisizione hanno segnato un deciso aumento del 25%, per un importo complessivo di 3,1 trilioni di dollari nel 2015. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo il rapporto Kpmg Corporate Finance, il bilancio M&A è di 55 miliardi di controvalore derivanti da 577 operazioni, una crescita del 10% sul 2014, alla quale hanno ampiamente contribuito 13 grandi operazioni superiori al miliardo di euro. Positivo poi il record di Ipo, con indice pari a 28 per 6,6 miliardi di euro di raccolta.

Nel complesso, come sottolinea il report, l’Italia mostra un gap rispetto al contesto internazionale e sotto questo aspetto è più indietro nel ciclo economico, ma il 2016 sembra essersi aperto sotto una buona stella, fornendo ampio spazio di recupero. L’anno si è infatti aperto con un certo slancio per il mercato, che tra gennaio e marzo 2016 ha messo a segno operazioni per 10,9 miliardi di euro.

LavazzaÈ recente, ad esempio, l’importante closing di Lavazza per Carte Noir, che porta l’azienda torinese alla conquista del territorio francese. Lavazza tiene alta in questo senso la bandiera della pro-attività italiana, insieme ad alcuni big tradizionalmente vitali nel campo delle acquisizioni come Enel, Campari e Autogrill.

L’utilizzo dello strumento M&A come leva per la crescita mostra un potenziale ancora tutto da intercettare per il tessuto imprenditoriale italiano, soprattutto per quanto riguarda il livello dimensionale medio, spesso alle prese con la questione del ricambio generazionale. Max Fiani, partner di Kpmg, parla in proposito di uno scenario attualmente interessante per le nostre aziende, complici fattori come l’accesso facilitato al credito e che favorisce un’implementazione della cultura manageriale in tale direzione.

In termini generali, infatti, la bilancia ad oggi propende ancora a favore degli investitori internazionali, ai quali dobbiamo nel 2015 il 60% del controvalore globale del mercato M&A. Si tratta in totale di 405 imprese italiane passate in mani estere nel periodo 2014-2015.

 

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