Imu agricola 2015: il decreto è legge

Il decreto sull’Imu Agricola varato dal Governo Renzi è diventato legge. I passaggi parlamentari hanno allargato a 3.456 i comuni montani esentati (precedentemente erano 1.498), mentre 655 sono quelli parzialmente montani dove scatta l’esenzione per i terreni di proprietà o in locazione a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Il gettito atteso per il 2014 è di 260 milioni di euro e circa 20 milioni sono a carico di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. A favore di queste due categorie è prevista poi, per i loro terreni di pianura che siano in caso soggetti a Imu, una successiva esenzione in base a vari scaglioni.

Cosa cambia con la nuova legge
In ogni caso, per gli operatori del settore si tratta di una vera e propria patrimoniale sulla terra calcolata su criteri anacronistici. Infatti, un parametro in base al quale poter organizzare la fiscalità agricola dovrebbe essere la reale redditività e produttività delle colture e non la classificazione altimetrica o geometrica delle stesse. Inoltre, il provvedimento si sviluppa per tre linee direttrici: le zone totalmente montane sono completamente esenti dal pagamento dell’IMU, le zone parzialmente montane sono parzialmente esenti, mentre per le zone non montane si verserà quanto previsto senza considerare il criterio geografico che muta da regione in regione. Infatti, in molte di queste come Calabria e Sicilia le zone parzialmente montane e pianeggianti sono confinanti e quindi ci troveremo di fronte ad aziende agricole e concorrenti tra loro pagare e non l’Imu, creando, in tal modo, un mercato locale sfalsato e anticoncorrenziale. Per tali motivi Agrinsieme, il coordinamento di Confagricoltura, Cia e Alleanza delle cooperative agroalimentari, sono scese in piazza in questi giorni ribadendo un concetto lor fondamentale: è ingiusto e violento tassare uno strumento di lavoro attivo come la terra.
Ma le misure tampone decise fin qui dal governo appaiono, nonostante tutto, assolutamente insufficienti per lenire gli effetti di una tassazione che grava in maniera pesantissima sui fattori di produzione. Negli ultimi anni, infatti, c’è stata una progressione che ha visto quasi triplicare il carico fiscale generale: la vecchia Ici era di 350 milioni di euro, oggi siamo a 900 milioni di euro. L’aumento fiscale avrà come conseguenza logica un aumento ulteriore dei prezzi del prodotto che coinvolgerà tutti gli attori della filiera tra cui anche la gdo. Questa politica depressiva sembra quantomeno contraddittoria se l’obiettivo iniziale era quello di imporre l’industria agroalimentare come volano della nostra economia.

Il ministro Martina, si è così espresso: “L’ipotesi iniziale era di un gettito pari a 400 ml di euro, l’abbiamo fatto scendere a 250 ml di cui solo 20 riferibili a coltivatori diretti. Abbiamo tutelato il più possibile il comparto dopodiché la battaglia è ancora aperta”

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