In Gdo il pesce è giovane e deve ancora crescere

I MERCATI – Come si può generare valore attraverso la pescheria: le strategie di retail e produzione a confronto in rapporto ai nuovi modelli di acquisto e consumo (da MARKUP 224)

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La pescheria rappresenta il reparto che più di ogni altro, nel freschissimo, sconta la difficoltà espressa dalla domanda sul fronte della capacità di spesa e della relativa propensione agli acquisti, pressione che si fa evidente per le categorie merceologiche con assortimenti non ancora totalmente in grado di intercettare i bisogni reali dello shopper. Da un lato il peculiare ciclo di vita in fase di introduzione e dall'altro la complessità propria legata al consumo del prodotto ittico concorrono a rendere il settore, fatte le dovute eccezioni, la cenerentola incompiuta all'interno della Gdo.
I dati disponibili, fonte ISMEA panel famiglie Gfk-Eurisko, ci consegnano un calo complessivo dei consumi domestici nel I trimestre del 2013 (-2,5% a volume e -10,2% a valore), per effetto della riduzione dei quantitativi acquistati (-1,3%) e del numero delle famiglie acquirenti (-1,2%). È in particolare il prodotto fresco a "soffrire di più" con dati a valore pari a -15,9% ed a volume -5,1%. Interessante notare in questo caso l'aumento dell'acquisto medio (+1,3%) a fronte di una contrazione consistente del numero di famiglie acquirenti, pari a -6,3%, indice questo della presenza di una fetta di consumatori che non solo non rinuncia al pesce fresco, ma ne incrementa il consumo scegliendo tra i prodotti più economici. Bene a volume i prodotti ittici secchi, salati e affumicati (+4,4%) e la performance delle conserve, sostenuta in quantità da un +1,3% e con una dinamica più che positiva in termini monetari, pari al +5,2%.

Il punto
Il processo decisionale del consumatore nell'acquisto di prodotti ittici è fortemente influenzato dall'alta ritenzione all'acquisto dovuta in primo luogo alla percezione di "rischiosità del prodotto", a cui si è aggiunta la diminuzione del reddito disponibile nel sistema. La migliore risposta avrebbe dovuto e dovrebbe essere, accanto alle normali e doverose campagne promozionali, l'utilizzo della comunicazione in store al fine di intercettare il consumatore spiegando in maniera esaustiva il prodotto ed il servizio connesso.
Quindi informazione chiara, intuitiva e rassicurante sul fronte della sicurezza, della provenienza, dei controlli, dei diversi livelli di servizio offerti e non da ultimo delle occasioni di consumo.

Allegati

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