Italiani preoccupati per il lavoro, ma più propensi al consumo

Secondo la Global Consumer Confidence Survey di Nielsen nel quarto trimestre 2016 l’indice di fiducia nel nostro Paese cresce di un punto rispetto al trimestre precedente. Il risparmio resta prioritario, ma le azioni per tagliare i costi si ridimensionano.

Appuntamento con l'ultima Global Consumer Confidence Survey di Nielsen, effettuata su un campione di 30.000 individui in 63 Paesi, tra i quali l’Italia. Il quadro che emerge per il nostro Paese è ancora di alta consapevolezza della crisi, con l’86% delle persone che si dichiara incerta sul posto di lavoro. Emergono tuttavia anche segnali di positività, che aprono a prospettive di miglioramento.

La fiducia tiene, ma è sotto la media europea
trust fiduciaNel quarto trimestre 2016 l’indice di fiducia degli italiani risulta in crescita di un punto rispetto al trimestre precedente (58 punti vs 57) ma rallenta rispetto allo stesso periodo del 2015, quando si attestava a quota 61, il picco più alto mai raggiunto dal nostro Paese dal 2010. Comunque, l’indice si mantiene ben al di sopra dei livelli di guardia. Durante la crisi, infatti, si era toccata la soglia minima dei 39 punti (quarto trimestre 2012). La media europea raggiunge comunque un valore sensibilmente più alto (81 punti vs 58), trainato dalle performance di Germania (101) e Regno Unito che, nonostante la Brexit detiene il primato nel Vecchio Continente (102).

Buoni segnali dalla propensione al consumo 
euro spesa acquistiIl 52% degli intervistati ha modificato le proprie abitudini di spesa per poter risparmiare, valore da leggersi in positivo se si tiene conto che nello stesso periodo del 2015 erano il 72%. Questi 20 punti in meno indicano che la tendenza verso il consumo è in sensibile aumento, confermando il trend iniziato dal 2014. Un italiano su cinque (19%) dichiara che quello presente è il momento giusto per fare acquisti, sulla base di una valutazione positiva dello stato della propria situazione finanziaria. Infatti, ben il 25% è dell’idea che quest’ultima migliorerà entro dodici mesi. Questo risultato si configura sensibilmente in crescita sia su base tendenziale (+2 punti) che congiunturale (+6 punti).

Rimane ancora molto consistente la percentuale di quanti pensano che il risparmio sia la migliore collocazione del denaro dopo le spese essenziali (39%), in calo di 3 punti rispetto allo scorso anno (42%) ma in linea con il terzo trimestre 2016. Valori crescenti si rilevano quando si richiede agli italiani verso quali spese sono orientati dopo l’acquisto dei prodotti necessari: il 32% intende spendere per le vacanze (vs 30% del quarto trimestre 2015), il 31% per l’abbigliamento (vs 30% 2015), il 25% per l’intrattenimento fuori casa (vs 23%).

Preoccupa soprattutto il lavoro
lavoro_jobUno degli elementi fondanti della prudenza degli italiani nel valutare la situazione economica nazionale è la preoccupazione relativa alle prospettive lavorative, che si posiziona in cima alle apprensioni degli intervistati (il 18% la menziona). Il dato è aggravato dal fatto che l’86% di quanti si dichiarano incerti sul posto di lavoro (contro il 79% di un anno fa) pensano che tale condizione non si risolverà neanche entro i prossimi dodici mesi. Le altre preoccupazioni sono quelle che riguardano l’economia (12%). Nella ricerca si evidenzia, tuttavia, che questo dato è nettamente inferiore rispetto a quello rilevato nel Regno Unito (18%) e, soprattutto, a quello rilevato in Spagna, dove quanti si dichiarano preoccupati sul fronte dell’economia è salito al 23% nell’ultimo trimestre 2016. Meno importanti come percentuali, seppure consistenti, le preoccupazioni nei confronti dell’immigrazione e della salute (entrambe all’8%) e del terrorismo (al 7%).

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