Italiani si convertono all’etnico meglio se consegnato a casa

Ristorante, food delivery e spesa etnica: sono questi i tre trend in fase di crescita costante in Italia. A rilevarli tra gennaio e marzo 2018 è stata Nielsen, che ha presentato i dati durante la conferenza d'apertura del convegno annuale Linkontro 2018 tenuta dall'Ad Giovanni Fantasia e dal Retailer Director Romolo De Camillis.

Il mangiare fuori casa cresce per frequenza del 64%, trainato dai Millennial (79%), insieme alla food delivery (+8% gli italiani che hanno acquistato cibo pronto una volta nella vita e 31% una volta al mese da inizio 2018) e alla spesa etnica (+9% a valore).

In particolare, circa 30 milioni di italiani dichiarano di apprezzare la cucina etnica e per molti è una valida alternativa a quella italiana. Tra le più apprezzate la cinese, giapponese e messicana, quasi a pari merito con preferenza intorno al 20%. La domenica, però, il piatto torna ad essere preferibilmente tricolore, segno che nei momenti rituali o comunque più rilevanti resta preponderante la tradizione.

Quando mangia fuori casa il 48% mangia solo cucina italiana, il 35% alterna italiano ed etnico e un 17% sceglie solo l’etnico. Perché i ristoranti etnici sono così amati? Innanzitutto perché si provano sapori che in casa non si gusterebbero e secondariamente perché quei sapori, semplicemente, piacciono. In testa per offerta etnica Milano e Prato.

I giovani, tra l’altro, amano sperimentare anche ai fornelli con ingredienti etnici, a conferma di una tendenza che il largo consumo può ulteriormente intercettare. Sono oltre 20 milioni i consumatori italiani che cucinano piatti etnici in casa e 8,6 milioni di questi ha aumentato la frequenza rispetto al 2013. Quali sono le spezie e i condimenti che sono aumentati? Innanzitutto riso basmati (21%) e cous cous (15%), seguiti da elementi più "alto-spendenti" come avocado, zenzero.

Passando al tema del food delivery, sono 8% gli italiani che nella loro vita hanno utilizzato servizi online di food delivery, di cui l’80% nei primi tre mesi del 2018 anche una volta a settimana (6%) o ogni due (8%) ma a maggioranza un paio di volte nell’arco dell’intero periodo. Da notare che però solo 40 milioni di italiani dichiarano di essere coperti dal servizio: segno che c’è margine di ulteriore sviluppo per il servizio.

Nel complesso: gli italiani si sanno lentamente aprendo al multiculturalismo e a tavola sono meno patriottici, pur riconoscendo alla cucina italiana un proprio valore distintivo.

Il carrello della spesa si trasforma
Il “carrello” della spesa cambia la composizione ma non il valore dei prodotti scelti dal consumatore. Dopo 3 anni di crescita sostenuta dei fatturati e dei volumi di vendita nel largo consumo, i primi 4 mesi del 2018 fanno registrare un trend del + 1% nel giro d’affari e del +0,4% nei volumi rispetto allo stesso periodo del 2017. Ad aprile dell’anno scorso, l’incremento a valore era del +2,2% e dello 0,9% a volume rispetto ai primi 4 mesi del 2016.

Il rallentamento generale delle vendite si spiega anche con un calo deciso dei prodotti collegati ai primi piatti tradizionali. Bene i consumi più trendy e gourmet come quelli per aperitivo in casa e i salutistici, pur rallentando il trend a loro volta. Analizzando la scelta degli italiani con specifici kpi si registrano poi alcune ulteriori tendenze come l'incremento del free-from (glutine in primis), del tema delle intolleranze, della sostenibilità e del benessere. “Il consumatore si mostra anche più attento a differenziare quello che è un claim e quello che è un logo, le certificazioni assumono maggiore importanza”, evidenzia Fantasia.

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome