IV e V gamma, il ready-to-use che non conosce crisi

Bio, bioplastiche, idroponica, blockchain: le aziende svelano dove investiranno. E per le nuove referenze si guarda a Oriente e Igp (da Mark Up n. 278)

Nel 2018 il mercato del food and beverage è risultato sostanzialmente stagnante. I dati Iri sul Largo consumo confezionato hanno mostrato un dato progressivo (a novembre 2018) del -0,2% a valore e del -1% a volumi. Categorie in controtendenza sono sicuramente la quarta gamma del mondo vegetale (un mercato da 800 milioni di euro per la gdo italiana) e la quinta gamma. Compresi i discount, la IV gamma cresce negli ultimi 12 mesi del 5,1% a valore e del 6,9% a volume. Il segmento delle ciotole con condimento ha registrato addirittura un +24% a valore.

Che cosa c’è dietro questo successo e quali sono le strategie per crescere ancora di più nelle prossime stagioni?

“Stanno cambiando i consumi -rileva Gianfranco D’Amico, Ad di Bonduelle Italia-. Si cercano sempre di più prodotti che coniugano qualità e gusto all’alto livello di servizio e facilità d’uso. Innovazione e qualità devono assolutamente andare di pari passo, però. Non è casuale che dal 2014 l’Italia si sia dotata di una legge sulla quarta gamma che alza l’asticella sugli standard del processo di trasformazione”.

“Il ready to use è un boom da un po’ di anni. L’avvento della quarta gamma nei discount ha fatto sì che diventasse un prodotto alla portata di tutti”, sottolinea Sara Menin, responsabile marketing dell’Insalata dell’Orto.

I temi caldi sono diversi. Il packaging, in particolare, alla luce anche della politica Ue tesa a mettere fuori gioco nel tempo una serie di prodotti di derivazione fossile. “La vera tematica è quella delle bioplastiche -conferma d’Amico-. Quello è il futuro del nostro mondo, Bonduelle sta lavorando in modo molto spinto sia a livello nazionale che internazionale. Il futuro è nel compostabile, non solo nel riciclabile”.

“Biopackaging assolutamente -concorda Sara Menin-: la partita da giocare subito è quella. Siamo in uscita a gennaio 2019 con una nuova linea a marchio private label, tutta in pla 100% compostabile e biodegradabile. Poco dopo uscirà anche una linea di referenze particolari Igp tutte compostabili”. Il bio è un comparto strategico per Cultiva sia come referenze sia come packaging fa sapere Giancarlo Boscolo, presidente di Cultiva. “Stiamo puntando molto sul biopackaging, proponendo ai clienti sia pack in pla sia ciotole arricchite realizzate con materiali biodegradabili o riciclabili”.

“Fedeli al nostro Dna di innovatori, proseguiranno anche per il 2019 gli investimenti a 360° in innovazione (tecnologica, strutturale nei siti produttivi, ampliamento personale, marketing, R&S agricolo) -annuncia Andrea Battagliola, direttore generale de La Linea Verde-. Ci sarà L’ampliamento di tutti gli stabilimenti italiani, sia dal punto di vista strutturale sia per quel che riguarda l’estensione dei terreni agricoli di proprietà del Gruppo vicini ai siti produttivi. Sulla stessa linea, anche l’estero (come avvenuto in Spagna nel 2008), dove continua anche la strategia di replicare il format La Linea Verde Italia”. Nel 2018 La Linea Verde ha aperto e avviato una sede commerciale e uno stabilimento produttivo di IV gamma in Serbia (superficie produttiva iniziale di 6.000 mq) con l’obiettivo di fornire, durante tutto l’anno, i Paesi dell’Europa dell’Est.

Agricoltura 4.0 e idroponica-aeroponica sono altri due settori su cui molte aziende stanno investendo. Per la diffusione dell’idroponica (maggiore produttività, minore consumo d’acqua, residuo zero) in Italia spinge anche Enea, che all’Expo, ha presentato il primo prototipo italiano di Vertical Farming. Da allora sono nate le prime produzioni industriali su larga scala. “Il nostro progetto sulla coltivazione fuori suolo è iniziato circa 18 mesi fa nei Paesi Bassi -fa sapere Giancarlo Boscolo- dove Cultiva è stata coinvolta nei laboratori Philips. Ora, terminata la prima fase del programma, siamo parte attiva di un progetto europeo che coinvolge anche altre aziende e università italiane. Abbiamo iniziato a fare i primi passi e i primi incontri per sviluppare la blockchain: è un progetto ancora tutto in divenire. Stiamo inoltre portando avanti un progetto, con le nostre aziende socie, per migliorare ulteriormente le previsioni di raccolta e la qualità dei prodotti stessi, attraverso un database che racchiuda i dati di tutte le aziende all’interno di un unico gestionale”.

“Sull’idroponica siamo agli albori -riflette D’Amico-. Tuttavia anche all’interno della nostra Organizzazione Produttori si sta sperimentando questo tipo di tecnica innovativa. Nel medio periodo non vedo uno sviluppo elevato, ma nel lungo periodo con i cambiamenti climatici potrebbe essere differente. Sull’agricoltura 4.0 crediamo fortemente che chi saprà modernizzarsi con l‘automazione dei processi avrà un chiaro vantaggio competitivo. È altresì evidente che gli elevati investimenti in agricoltura 4.0 richiedono una maggiore aggregazione del mondo agricolo per poterli sostenere”.

Anche Rago Group sta investendo sull’idroponica. “Stiamo realizzando una Vertical farm -fa sapere Rosario Rago, titolare dell’omonima azienda-, un migliaio di metri quadri per fare dei test nell’azienda Santa Lucia, la più grande che abbiamo. Nel 2020 dovremmo immettere i primi prodotti sul mercato. L’obiettivo è il residuo zero. A gennaio 2019 cominceremo a lanciare anche le insalate bio in quarta gamma. Come soluzioni di agricoltura 4.0 abbiamo le stazioni meteo collegate con le sonde dentro i terreni per avere risparmio idrico, bassissimo utilizzo dei fitosanitari e creare un big data che dirà di volta in volta quali sono i periodi critici, in modo da capire sempre meglio come abbattere i fitosanitari”.

“Cinque anni fa abbiamo prodotto la rucola al selenio -ricorda Rosario Rago-. Il kale è uno dei prodotti più nuovi che abbiamo lanciato. Abbiamo un team affiatato su ricerca e innovazione. Sulla carta c’è lo spostamento sui prodotti salutistici, ma poi dobbiamo vedere quali segmenti danno pesi seri. Abbiamo cominciato la prima sperimentazione per insalate con l’avocado in quarta gamma. Sul mercato potranno arrivare già da novembre 2019. Stiamo testando diverse varietà di bietole colorate. Lavoreremo poi su nuove referenze vegetali orientali”.

“Noi vogliamo puntare sulle tipicità -afferma Sara Menin-, Igp come i radicchi, un prodotto che in Veneto conosciamo e vogliamo valorizzare anche all’estero. Bisogna lavorare con i Consorzi: sfruttiamo pochissimo i nostri record europei. Le baby leaf rimangono il nostro core business e vanno molto sul mercato estero. Puntiamo anche sui fiori. A febbraio partirà una collaborazione con una multinazionale che serve il settore pasticceria e gelateria. Per noi sarà un progetto importante fuori dalla gdo: vogliamo fare entrare fiori e germogli nel mondo della mixology. Poi investiamo sul bio: la quota è circa il 25-30% ed è elevatissima sui mercati esteri dove lì è più consolidato rispetto all’Italia. Puntiamo al 50% entro il 2019”.

Crede nel bio anche La Linea Verde, certificata dal 1992, che recentemente ha scelto di entrare in questo mercato attraverso una joint venture con un marchio leader nel settore, come Alce Nero, e con Brio, dando vita ad Alce Nero Fresco Spa per la produzione e commercializzazione di prodotti freschi biologici legati all’ortofrutta. “Siamo produttori bio per le mdd sia per l’Italia sia per l’estero -ricorda Battagliola-. Puntiamo a incrementare i terreni agricoli destinati al bio in serra come in campo aperto”.

Ma come si giocherà la partita tra superfood e tipicità a marchio comunitario? “Siamo stati i primi in assoluto nell’analizzare e far registrare il radicchio come tale negli Usa già nel 2012 -sottolinea Boscolo- , così come in Italia per primi abbiamo portato nella IV gamma il radicchio Igp. E siamo stati tra i primi a credere nei superalimenti”.

“Sulle materie prime, la differenziazione nel prossimo futuro non passerà soltanto attraverso nuove varietà, magari esotiche come le alghe, ma attraverso la valorizzazione delle specificità e la trasparenza -precisa però d’Amico-. Fare innovazione significa rispondere alle attese di un consumatore che sta radicalmente modificando i propri valori e modelli di consumo. Nella linea delle Insalate degli agricoltori, lanciata di recente da Bonduelle, la trasparenza dell’intera filiera è rappresentata dalla presenza dei produttori agricoli della materia prima sul pack e dalla freschezza del processo. Questo assicura il consumatore sul prodotto italiano, locale, trasformato rapidamente, dunque significa qualità. Anche questa è innovazione, nonostante si parli di materie prime consolidate come rucola o lattughino. Credo che la sfida congiunta che abbiamo con la distribuzione moderna è quella di concepire la quarta gamma sempre più come una categoria che necessita di una segmentazione per bisogni e fasce prezzo. Mi spingo a dire più una segmentazione da largo consumo confezionato che da ortofrutta tradizionale. Anche il bio, che vale quasi il 5% e crescerà ancora, avrà il suo ruolo fondamentale in questo percorso di offerta”.

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