La correttezza fiscale è una relazione bilaterale

ECONOMIA & ANALISI – La valutazione del fenomeno dell'evasione fiscale in Italia richiede un'analisi più complessa e profonda di quanto usa solitamente (da MARKUP 206)

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C'è poco da fare: la correttezza fiscale è una relazione bilaterale. Se la controparte si comporta male, non è certo giustificato il comportamento criminoso dell'altro soggetto, ma è comprensibile la sua eziologia, almeno nell'ottica dell'individuazione di una concausa. Non si tratta di addossare alla controparte pubblica il cancro dell'evasione fiscale. Voglio solo cercare di ragionare delle sue determinanti. Sono convinto, infatti, che se il tasso di evasione (per la precisione: quota del valore aggiunto nel sommerso economico, pari al 17,5% del Pil nel 2008) dovesse rimanere costante agli attuali livelli, il nostro Paese è destinato alla progressiva marginalizzazione economica e politica. Nessuna manovra e nessuna riforma sono realmente in grado di incidere sul tasso di crescita di un'economia così malata. Ma per curare bisogna capire. E qui, a mio avviso, non ci siamo.

Sorprendente
Sono davvero sorpreso dalla constatazione che di fronte a un problema così rilevante manchino analisi pervasive del fenomeno, cioè studi onnicomprensivi del perché si osserva proprio questo tasso di evasione e a quali cause, e con quali pesi, attribuirlo. Cerco di spiegarmi con qualche esempio, piuttosto che fornire uno schema teorico. Un giorno sentiamo o leggiamo che abbiamo il più alto tasso di evasione fiscale, più che doppio rispetto ai Paesi nordici. Vero, ma qualcuno si domanda se le pubbliche amministrazioni dei Paesi nordici pagano con i ritardi medi della nostra Pa. E se questa evidenza si correla (negativamente) alla fedeltà fiscale? Perché ammetteremo che la differenza nel tasso di evasione fiscale potrebbe essere spiegata, certo in piccola parte, dalla differenza nei tempi di pagamento. Ancora: uno studio della Banca d'Italia racconta che il tasso di scorrettezza fiscale per area geografica in Italia è correlato alla percezione degli sprechi della Pa. Cioè a parità di tutte le altre condizioni, evade di più chi sente meno efficace ed efficiente il meccanismo di gestione della cosa pubblica.

Comprensione
Si legge o si sente: abbiamo un'evasione fiscale dilagante. Vogliamo vedere almeno se nell'ottica della comparazione internazionale la relazione tra tasso di evasione e livello delle aliquote legali hanno qualche relazione? Perché converremo che, dato l'egoismo (che muove il mondo, serenamente ed efficientemente secondo Adam Smith) dei contribuenti, l'incentivo a evadere cresce con il beneficio personale tratto dall'evasione, il quale cresce al crescere dell'aliquota legale media e/o marginale dell'imposta. Forse un pezzettino, magari piccolo, del differenziale tra i nostri e gli altrui tassi di evasione, è dovuto al livello delle aliquote legali.
E poi c'è l'effetto della struttura produttiva e quello della complessità e della costosità degli adempimenti fiscali. E ci sono verosimilmente altre grandezze di cui tenere conto per spiegare il fenomeno. Se si ponessero a sistema questi elementi si potrebbe capire se e quanto ciascuno di essi contribuisce a determinare il tasso di evasione osservato e quale potrebbe essere la strada più efficiente - meno costosa in termini di politiche da implementare - al fine di ottenere un certo risultato. Si preferisce per adesso un approccio parziale che è operativamente e intellettualmente del tutto insoddisfacente. E che, tra l'altro, fornisce il destro alle letture più squallide del fenomeno: come quella che vuole gli italiani intrinsecamente disonesti.

     
  Spettacolarizzazione  
  Un altro pezzettino del differenziale potrebbe essere spiegato dalla differenza tra il nostro modo spettacolarizzato di combattere l'evasione e le strategie di silenziosa e implacabile intelligence utilizzate in altri Paesi, per esempio quelli di common law. A questo proposito penso sia necessario introdurre nel nostro modello esplicativo dell'evasione, la probabilità di un contribuente di essere interessato da un controllo fiscale: in Italia si propone ogni giorno la galera per gli evasori ma quand'anche mettessimo la pena di morte, il disincentivo a evadere sarebbe pur sempre dato dal prodotto tra la probabilità di essere "beccati" e il valore atteso della pena. Se la probabilità è zero (nessun controllo) anche con la pena di morte il disincentivo è zero.  
     

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