Editoriale: la crescita economica e la polarizzazione del retail

Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark Up e Gdoweek

Che cosa ci aspettiamo per il 2016? A livello internazionale potremmo avere delle sorprese, il mondo del fast fashion che ha affollato negli ultimi anni i centri commerciali, naturali o artefatti che fossero, comincia a soffrire, vale per H&M e Inditex in Europa così come Uniqlo nel resto del mondo, il motivo? Da un lato, l’eccesso di aperture, -che aveva già minato in passato il gruppo Gap e, più recentemente uno dei favoriti dei millenials, Forever 21- che porta ad un surplus dell’offerta moltiplicata anche dall’online. D’altro lato, le istanze legate al mondo della Csr che vedono sotto perenne accusa le modalità di produzione (sweat shop, lavoratori sottopagati etc) e la crescita di rifiuti tessili, stimolati da bassi costi e scarsa qualità: problematiche che il mondo del fast fashion sta comunque affrontando prontamente con correzioni in entrambe le direzioni. Sorridono invece i low cost del food, Costco e Lidl, con una netta propensione da parte dei discount d’origine tedesca di “catturare” anche il mondo del fresco e del servizio, innestando delle aree specialty nei loro format minimalisti; il modello per loro potrebbe essere Trader Joe’s. Per Costco, che continua a crescere, il 2016 potrebbe però riservare qualche brutta sorpresa se si ripetesse un altro scandalo alimentare come quello che l’ha visto protagonista alla fine del 2015.
Meno sorridente Wal-Mart orfano del posizionamento low cost e in perenne lotta con Amazon, ha presentato le previsioni di vendita peggiori degli ultimi 10 anni. Not Good!
Meglio per gli specialisti della salute e del benessere, ma non per le farmacie, che faticano a causa della defocalizzazione cui si sono via via sottoposte, mixando scarpe ortopediche, cibi dietetici e make up, ritrovandosi clienti confusi e un po’ persi. Bene invece profumerie e istituti di bellezza (il mito della gioventù resiste a tutte le mode).
Prevediamo risultati soddisfacenti anche per i nuovi concept, negozi o catene che siano, che sapranno coniugare le varie componenti della salubrità, dall’alimentazione per arrivare ai servizi, passando per il mondo della nutriceutica e dei supplementi, un successo che ha radici anagrafiche soprattutto in Italia.
Infatti, non saranno solo i millennials a sovvertire l’ordine costituito, ma lo faranno in compagnia dei silver (alias baby boomers) che imprimeranno un nuovo corso al mondo del marketing e del retail. Due generazioni di rottura rispetto a coloro che li hanno preceduti. Basti pensare che si esprimono e si esprimeranno sempre di più via social (gli over 45 fanno già il 25% del totale italiani iscritti a Facebook). Questo andrà a premiare le aziende che saranno in grado di capire e distinguere bene tra mezzi e messaggi. Di fronte a tali sfide auspichiamo (non possiamo prevederlo) che il mondo del marketing trovi maggior coraggio di quanto mostrato fino ad ora, nell’affrontare i cambiamenti in atto, magari evitando discriminazioni, bigotterie e luoghi comuni. Infine, tre desideri per il 2016: libertà, trasparenza, responsabilità.

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