La frammentazione della Gdo frena l’internazionalizzazione

La ricerca di marginalità alimenta un sistema negoziale eccessivamente complesso per generare una piattaforma di sviluppo (markup 225)

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È un asset importante che può fare da cuscinetto per le crisi e i cambiamenti economici, il ruolo del retailing nei Paesi sviluppati, indipendentemente dal tipo di dimensione e oganizzazione. Anche se il valore aggiunto generabile è molto lontano da quello dei settori industriali di eccellenza, lo sviluppo del retail è fondamentale anche e soprattutto rispetto ad un orizzonte internazionale.

Relazioni alla sbarra
Le motivazioni sono diverse e già affrontate in precedenti articoli. Un tema di attualità è legato al futuro del retail italiano, sia rispetto alla Gdo sia rispetto alle Gss. Di fondo permane l'incapacità di varcare i confini nazionali e di incrementare le dimensioni aziendali.
Nonostante l'aggregazione d'impresa sia un percorso auspicato da molti soggetti appartenenti ai più disparati settori, nella realtà dei fatti la sua traduzione è finora fallita. Le forme associtative attuali, in realtà, non sono prodromiche a una concentrazione, anzi rispecchiano il tratto culturale italiano poco incline all'agire collettivo. Se nel futuro un qualsiasi Governo volesse attuare politiche orientate a fare del retail italiano un soggetto forte in Europa e nel mondo, non potrebbe esimersi dall'osservare le dinamiche che attualmente sostengono i rapporti tra i vari soggetti che concorrono al mercato del largo consumo. Tra queste, rappresenta un elemento centrale di studio la contrattazione tra industria e distribuzione e le ripercussioni che essa genera nel merito dell sviluppo internazionale. Un punto di partenza è l'indagine effettuata dall'antitrust (Agcm) nel 2013. L'Autority ha sentito diversi attori della grande distribuzione (Auchan, Esselunga, Carrefour, PAM, Rewe), della Do, delle cooperative (Selex, Coop e Conad). Inoltre hanno partecipato all'indagine due supercentrali di acquisto (Cieffea e ESD) organizzazioni del mondo produttivo quali Assica, Federdistribuzione, Unionalimentari e Centromarca.

Crisi scatenante
La Gdo e l'industria del largo consumo conoscono con dettaglio lo stato dell'arte del retailing italiano. La crisi ha interrotto il fiume di danaro che dai consumatori giungeva alla distribuzione riducendo la marginalità di tutto il settore. Con un tempismo perfetto, l'introduzione dell'articolo 62 da parte del Governo Monti con il decreto Crescitalia, ha ancor di più scardinato alcuni equilibri, richiedendo ai retailer di accorciare i cilcli finanziari di pagamento. Il combinato disposto di questi due fattori ha minato un settore che negli anni buoni non ha realizzato le ristrutturazioni necessarie ad affrontare periodi, se non recessivi, quantomeno di maturità del mercato.
In merito all'articolo 62 occorre dire che il range delle conseguenze derivate dalla sua introduzione è ampio: per alcuni player di fatto non è cambiato nulla, soprattutto per i retailer che avevano già in essere regimi più o meno in linea con quanto prescritto dalla legge, così come per le industrie dotate di capacità finanziarie in grado di sostenere cicli anche molto lungi. Per altri soggetti meno virtuosi o robusti il rischio è l'uscita dal mercato. (Continua nel Pdf da scaricare)

Allegati

225_Internazionalizzazione

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