La Francia dice adieu, adieu alla programmazione vincolistica

Esperti – La nuova legge in materia di distribuzione commerciale promette meno limitazioni sulla concorrenza ma si concentra sul territorio e su compatibili ipotesi di sviluppo. (Da MARK UP 184)


1. Abolizione dell'autorizzazione commerciale

2. Principale obiettivo: riequilibrio del rapporto
centro-periferia valorizzando gli spazi urbani sostenibili

La decisione del presidente della repubblica francese Nicolas Sarkozy di approvare, entro il 2009, la nuova legge in materia di distribuzione commerciale sarà rispettata. I lavori preparatori, coordinati dal deputato Jean Paul Charié, sono ormai alla fase finale del confronto politico. Presentata dai media come foriera di una nouvelle vague per il commercio francese, destinata a far superare il permissivismo consociativo della prima fase della legge Royer del 1973, poi corretto in un rigidismo attuativo con i provvedimenti del ministro Raffarin nel 2006, la nuova legge poggia su due punti di forza sostanziali. Il primo: la riforma scaturisce direttamente dalla legge di modernizzazione dell'economia francese dell'aprile 2008, frutto dei lavori della commissione Attali, e dovrebbe costituire il filo conduttore delle azioni del governo francese in materia economica nel prossimo decennio. Nel processo d'innovazione dell'economia francese, alla distribuzione è dunque riservato un posto centrale. Il secondo aspetto innovativo riguarda il cambiamento del punto d'osservazione: l'azione pubblica non deve più agire con limitazioni sulla concorrenza, cioè sul rapporto domanda-offerta, ma deve concentrarsi sul territorio e su compatibili ipotesi di sviluppo. L'evoluzione della distribuzione, in particolare di quella su grandi superfici, può dunque proseguire il suo corso se conseguente a precisi disegni di organizzazione urbana e sociale.

Le principali misure

Liberalizzazione tout-court? No, l'obiettivo è il riequilibrio del rapporto centro-periferia (in Francia oltre il 90% della Gda è in aree extraurbane), ricercando le opportunità di crescita, anche quantitative, negli spazi lasciati aperti dallo sviluppo sostenibile negli ambiti urbani. Dunque, allentamento dei vincoli consistente nella totale abrogazione entro 2 anni della normativa precedente, il venir meno dell'autorizzazione commerciale, la soppressione delle famose Cdec, commissioni composte da 20 persone che esaminavano le richieste di grandi insediamenti. Questi effetti sono controbilanciati dall'obbligatorietà di piani di sviluppo commerciale (Dac- Document d'aménagement commercial) nell'ambito dei piani di urbanistica generali delle città.

Passi concreti sono già stati fatti in questo senso: con un provvedimento del marzo 2009 è stata abolita l'autorizzazione per gli esercizi commerciali fino a 1.000 mq di superficie di vendita (prima erano 300 mq). Poi è stato definito un piano nazionale per 18 azioni con carattere locale, tra le quali figurano progetti di riorganizzazione del commercio in 200 entrate di città, il rinnovo di tutti i centri commerciali centrali ubicati nei centri urbani con meno di 40.000 abitanti, la creazione di 200 centri commerciali in 200 agglomerazioni urbane.

La Francia abbandona un concetto di programmazione vincolistica che non ha portato grandi frutti (sui prezzi, sulla concorrenza, sulla rivitalizzazione delle città), e non ha comunque impedito agli ipermercati di raggiungere la soglia-record delle 1.600 unità, contro le 1.200 di dieci anni fa. La Francia non rifiuta l'intervento pubblico, ma lo conferma, con un forte indirizzo centrale, e un'articolazione territoriale ben precisa, garantiti da una burocrazia amministrativa di provata capacità: tre fattori che dovrebbero evitare il naufragio della riforma. I gruppi distributivi paiono interessati al nuovo urbanismo commerciale delineato dalla legge Charié, attratti dalla riapertura di un mercato interno, nel quale la concorrenza infrasettoriale sarà sollecitata, anziché limitata, e si dovrà esprimere sulla qualità degli insediamenti, in riferimento all'integrazione urbana, al rispetto dell'ambiente, sulla capacità di mitigazione degli impatti. Alcuni primi segnali sono avvertiti anche in Italia da parte di gruppi come Carrefour e Auchan. L'elemento di criticità è che indubbiamente i costi insediativi saranno maggiori, ma il legislatore francese prevede che nel futuro potranno essere compensati da una contrazione dei valori immobiliari delle aree e dalla ricerca/applicazione di sistemi gestionali innovativi e orientati al risparmio. E poi, Sarkozy ha annunciato che presto verranno ridefinite altre scelte importanti, come i vincoli contrattuali con i produttori, l'abolizione del sottocosto e una forte apertura sul tema degli orari.

Dice la Charié

La nuova legge, abolendo l'autorizzazione commerciale, individua 4 tipologie d'insediamenti commerciali:

  • centri di prossimità
  • centri commerciali e supermercati urbani
  • progetti di ampiezza dipartimentale
  • realizzazioni di scala regionale.

Gli insediamenti dovranno essere inseriti nei piani di urbanistica commerciale delle città (Scot, per l'orientamento, Plu per le regole) e solo in quei luoghi potranno avvenire.

L'evoluzione delle principali tipologie

(in unità)

2001 2008 Var. 2008/2001
Ipermercati 1.211 1.566 355
Supermercati 5.612 5.204 -408
Discount 2.783 4.192 1.409
Totale 9.606 10.962 1.356

Fonte: Atlas de la distribution

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