La gara delle fiere ortofrutticole italiane

I tentennamenti di Macfrut hanno fatto nascere le speranze di altri enti fiera di potersi inserire con maggiori possibilità di riuscita dei tentativi precedenti

di Gully Tells

Improvvisamente assistiamo a una proliferazione di fiere internazionali ortofrutticole italiane. Per capirne le ragioni e per eventualmente razionalizzarne gli sviluppi bisogna ripercorrerne la metamorfosi. Negli anni ’70 il distretto ortofrutticolo affermatosi al di sopra di tutti gli altri in Italia era uno solo: quello di Cesena. Oltre cento ditte commerciali lavoravano e distribuivano ortofrutta della regione in modo omogeneo e una cinquantina di loro si dedicava all’esportazione. Una mente si ergeva al di sopra di altre alla guida di questa realtà: quella del grande imprenditore Dino Manuzzi, al quale in seguito la città ha anche intitolato lo stadio calcistico.

I quantitativi crescenti che transitavano da quelle parti ma anche i costi in costante aumento favorirono la meccanizzazione e nel giro di pochi anni in Emilia Romagna nacquero un gran numero di imprese meccaniche dedite all’automatizzazione di tanti processi della conservazione, della lavorazione e del confezionamento dei prodotti ortofrutticoli. L’industria meccanica era già nel Dna di questo territorio (basti pensare a industrie come la Ferrari, la Lamborghini, la Ducati o la Tecnogym) e proprio per questo le nuove esigenze trovarono terreno fertile per una repentina espansione. Quel tipo d’industria domina i mercati mondiali ancora oggi mentre l’ortofrutta fresca italiana è scivolata anno dopo anno fino ad arrivare all’odierno decimo posto a livello globale

 

La nascita di Macfrut
In questo contesto è nata nel 1984 la prima fiera italiana specializzata del settore. Come già tradisce il nome la molla trainante è stata da sempre la meccanizzazione imperniata sull’ortofrutta più che l’ortofrutta in sé. Quest’ultima dominava ancora incontrastata i mercati europei e a nessuno veniva ancora in mente di esporre i prodotti in fiera. Lo facevano in mercati all’ingrosso che giornalmente mettevano in mostra in tutt’Europa ogni ben di dio. Macfrut ha presto raggiunto la prima posizione nel ranking delle fiere di questo tipo in Europa e l’internazionalizzazione venne favorita dalla data primaverile che segnava l’inizio della campagna estiva di tutta la frutta prodotta nel Nord Italia. A quell’epoca gli importatori di tutt’Europa si davano appuntamento a Cesena per pianificare il grande flusso di merci destinate verso i paesi d’Oltralpe.

 

Le prime difficoltà
Dopo i primi 10 anni l’ascesa di Macfrut si interruppe principalmente per tre motivi:

  • A Berlino, sulla scia dell’entusiasmo della caduta del muro era nata Fruit Logistica che nel giro di pochi anni è diventata la fiera di settore più importante a livello mondiale con 2.600 espositori e 60.000 visitatori. La Germania è da sempre il più forte paese importatore e l’inserimento dei mercati dell’Est e soprattutto della Russia hanno fatto di Berlino il punto focale di un bacino europeo di quasi 900 milioni di consumatori.
  • La Spagna da poco entrata nell’allora Mercato Europeo Comune iniziava una inarrestabile ascesa produttiva ed esportativa basata su costi bassi e flessibile adeguamento alle esigenze della crescente gdo europea.
  • Il cambiamento delle abitudini dei visitatori professionali che, non trovando più a Cesena la logistica necessaria iniziarono presto a preferire altre mete, come Asia Fuitlogistica, Mosca o ultimamente Madrid.

 

Le alternative per l’Italia
Per troppo tempo l’Ente Fiera Cesena (di proprietà per il 72% del Comune di Cesena) ha lasciati inascoltati i consigli di tanti espositori che da anni suggerivano insistentemente il trasloco verso la vicina capitale regionale Bologna, creando in questo modo i presupposti per la discesa in campo dell’Ente Fiera di Verona. Nell’aprile di quest’anno Verona Fiere ha pertanto reso pubblica durante il noto Vinitaly la decisione di organizzare il proprio evento di nome Fruit Gourmet Expo in partnership con Ncx Drahorad dal 5 al 7 maggio 2015. Verona ha chiarito fin dall’inizio che a differenza di Macfrut l’intenzione è quella di mettere in prima fila il prodotto (frutta e ortaggi) che ha oggi più bisogno che mai di “storytelling” e promozione per invertire la decennale tendenza alla diminuzione dei consumi. Il prodotto con i suoi sapori ed i suoi gusti, raccontato con tutte le sue sfaccettature e con tutti i nuovi mezzi divulgativi oggi a disposizione può inoltre fungere da traino per tutto quanto ruota intorno alle lavorazioni ortofrutticole in fatto di attrezzature, macchine e tecnologie. Non solo per la prima fase della distribuzione, quella all’ingrosso, ma anche quella dell’horeca e del dettaglio nel suo insieme.

 

Bologna (o Rimini) e poi anche Milano?
L’annuncio di Verona ha creato grande scompiglio non perché ci fosse molta gente a difendere la collocazione di Cesena ma perché improvvisamente tutti si resero conto che effettivamente, soprattutto dopo le recenti performance di Fruit Attraction di Madrid, Cesena era ormai indifendibile e improponibile. Ma si sono formate anche due o tre cordate per difendere interessi più o meno razionali. In particolare, un centro d’interessi si è orientato sulla nuova location di Milano pensando di sfruttare una logistica superiore, un quartiere fiera ben attrezzato e l’evento universale di Expo2015. Questa cordata basata soprattutto sulle organizzazioni sindacali nazionali e operative dei produttori ortofrutticoli pensa ad un evento simile a quello di Madrid per non dire ispirato a Fruit Logistica. La data dell’evento denominato Fruit Innovation e attivato da Ipack – Ima è fissata per il 20-22 di maggio 2015. L’intento è quello di attrarre gli operatori di tutt’Italia, a partire dagli espositori abituali dell’evento autunnale di Cesena, e dunque tutta la filiera inclusa la parte meccanica, e diventare punto di riferimento internazionale unico nel paese.

Macfrut reagisce
Già durante il recente evento Macfrut molte voci andavano in questa direzione e le dimissioni del presidente Domenico Scarpellini le ravvivavano: pochi giorni dopo la chiusura il nuovo presidente Renzo Piraccini annunciava nuove strategie che contemplavano fra l’altro anche lo spostamento a Bologna o a Rimini o anche una versione itinerante. Contatti sia con Milano che con Verona non avevano generato esiti positivi per una collaborazione mentre Bologna e Rimini offrivano condizioni interessanti. Le preferenze della maggioranza degli azionisti, compreso il comune di Cesena, vanno attualmente nella direzione Bologna ma anche Rimini ha i suoi sostenitori all’interno della compagine societaria.

Riassumendo
Si deve sottolineare che il mondo ortofrutticolo avrebbe preferito un unico evento italiano soprattutto perché ha gli esempi esteri di Fruit Logistica e di Fruit Attraction. I tentennamenti di Macfrut hanno invece fatto nascere le speranze di altri enti fiera di potersi inserire con maggiori possibilità di riuscita dei tentativi precedenti. Alla base di questi ragionamenti c’è sicuramente una sovrastima dell’odierna fruit industry italiana: cosa potrà mai resuscitare il paese che è scivolato al decimo posto nella graduatoria mondiale degli esportatori ortofrutticoli? Un paese che ha inoltre perso l’estimatore più affezionato di un tempo, il consumatore italiano! E la storia dimostra che se non si domina il mercato nazionale raramente si può essere competitivi sui mercati esteri.
La sensazione di molti è quella riassunta da un big di Fruitimprese in un intervista: “…forse siamo arrivati tardi ed il tempo è scaduto”. Gli sforzi contemporanei di tre fiere che nel 2015 si contenderanno sia espositori che visitatori (soprattutto buyer) italiani ed esteri potrebbero però essere visti dall’esterno come una grande azione comune che comunica il risveglio del gigante dormiente Italia e che tutto sommato potrebbe portare alla svolta positiva che tutti auspicano. Con l’andar degli anni si vedrà quale realtà espositiva avrà interpretato meglio le esigenze della clientela offrendo il pacchetto più accattivante, diventando quella che riunirà intorno a sé il meglio della filiera ortofrutticola italiana.

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