La manifattura, forza per l’Italia

L'INTERVISTA DI COPERTINA – L'Italia per svilupparsi deve conciliare innovazione e qualità, con regole rispettate da tutti (da MARKUP 216)

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Chi è Aldo Sutter
Genovese, 52 anni, si laurea in ingegneria meccanica nel 1985. Nel 1989, ottiene il Master in BA presso l'Insead a Fontainebleau. Inizia alla Bankers Trust Company of New York e poi entra in The Boston Consulting Group di Parigi. Nel 1993 entrain Sutter come Ad. Sotto di lui l'azienda passa da 27 a 73 milioni di euro di fatturato, da 127 a 181 dipendenti e oggi possiede filiali in 7 paesi e due continenti ed esporta in 35 paesi. Nel 1995, lancia Emulsio Facile, poi Emulsio Ravviva (2001 ), Emulsio Pronto all'Uso (2005 ), Emulsio Lavaincera Pavimenti, Parquet e Cotto (2006), Emulsio ilSalvambiente (2009) eletto "Prodotto dell'anno 2013", Emulsio Oplà, detergenti pavimenti in monodosi (2012). Dal 2006, è presidente Ibc, membro del CdP di Indicod-Ecr Italia, nonché vice president delle Small & Medium Enterprises di Aise.
È stato, inoltre, membro del Consiglio Direttivo di Assocasa e di Aise.

Non è semplice conciliare il punto di vista di un impresa, come Sutter, basato sulla competizione, con quello di un associazione di categoria come Ibc, Associazione delle Industrie di Beni di Consumo, che si basa invece sulla cooperazione. Aldo Sutter ci riesce, offrendo un'interessante visione dei problemi dell'economia italiana e delle relative soluzioni .

■ Come sta andando il mondo delle imprese di Ibc?
Non siamo in buone acque. Ormai è evidente che come Ibc ci troviamo di fronte all'azione contemporanea di due fattori: uno di lungo e l'altro di breve periodo. Il primo è la dinamica del mercato in Italia, con una forte caduta della spesa in ambito grocery compressa dalla crescita dei consumi obbligati. Il secondo fattore, più di breve termine o, meglio, più recente, è la stretta sui conti data dal Governo Monti che, inevitabilmente, è dovuto andare a pescare nelle tasche degli italiani per salvare il Paese, vicinissimo al burrone.

■ ... in più il drenaggio da consumi variabili a obbligati svuota le tasche degli italiani ...
I consumi obbligati drenano risorse al reddito disponibile delle famiglie. Ne consegue che il mercato e i suoi attori non possono evolvere verso una competizione reale. Spese obbligate, come ad esempio quelle per banche, assicurazioni, avvocati, notai, in settori ove non c'è un'efficace concorrenza, finiscono con il costituire una limitazione alla libertà del consumatore e al sano sviluppo del mercato.

■ E cosa pensa delle decisioni prese da Monti?
Le misure del Governo Monti sono state essenziali per stabilizzare la situazione della finanza pubblica in un momento davvero emergenziale ed hanno anche il merito di avere avviato a soluzione problemi da lungo tempo sul tappeto e che il sistema politico non è mai riuscito ad afffrontare. Penso, per esempio, alla riforma delle pensioni o quella del mercato del lavoro. Al contempo, l'evoluzione dell'economia in tutti i paesi europei -persino in Germania- che il rigore delle politiche fiscali non è sufficiente a portare l'Europa fuori dalla attuale stagnazione. Occorrono politiche attive per la crescita e per lo sviluppo industriale, molto importanti per l'Italia che è il secondo paese manifatturiero dell'Europa. Monti non ha avuto il tempo e neanche le risorse, per affrontare compiutamente il tema della crescita, che resta tuttavia cruciale priorità nazionale nella fase che si apre con la nuova legislatura. Se si vuole che le imprese riprendano ad investire, occorre puntare alla riduzione del carico fiscale per i redditi da lavoro ed impresa ed anche misure per agevolare la concessione del credito da parte del sistema bancario. Uno studio Indicod che da un decennio dice che con le liberalizzazioni salterebbero fuori almeno un paio di punti di Pil. Sono convinto che finché non faremo liberalizzazioni serie, nei settori chiave, questo Paese continuerà ad avere difficoltà. Però occorre intervenire su altre due anomalie italiane come la quota limitata di donne attive nel mondo del lavoro e la scarsa produttività procapite. Le due cose insieme rendono molto più difficile sostenere la ricchezza del Paese: stiamo andando verso un impoverimento nazionale.

■ Allude al famoso declino?
Se lei guarda l'Europa con l'occhio delle multinazionali, vedrà che gli investimenti vanno verso altre aree geografiche: Asia, Bric, America Latina. L'intera Europa è a rischio declino. Ma il vero problema è che siamo in declino nella nostra testa e dobbiamo rimboccarci le maniche per uscire dai soliti cliché per cui ogni stato europeo fa per sé. La competizione non è più fra i Paesi europei, ma fra il sistema Europa e il sistema Cina, il sistema Usa, il sistema Giappone.

■ Visti i vincoli endemici italiani, forse, perfino il fattore innovazione risulta meno efficace...
L'innovazione è, in senso lato, il motore dello sviluppo. Però, bisogna vedere verso quale attività di ricerca investo: non tutte le ricerche producono innovazioni concrete. In particolare, in Italia, c'è separazione fra la ricerca universitaria, molto accademica, e quella aziendale che mira ad arrecare un impatto reale nella vita dei consumatori. Del resto, come presidente Ibc, affermo che, oltre dall'innovazione, il Paese riceverebbe una grande spinta dall'evoluzione del sistema dei trasporti verso la rotaia e il mare. Così non solo aumenterebbe l'efficienza della filiera e dei flussi logistici, ma si creerebbe valore. Per questo Ibc ha promosso un tavolo in cui dialogano produttori, distributori e spedizioneri.

■ Ed ecco apparire il tema del dialogo fra industria, distribuzione, logistica. Come aumentare l'efficienza complessiva della filiera?
Che ci sia dialogo è un fatto importante. Tuttavia riteniamo che, in pratica, sarà la tecnologia a giocare un ruolo decisivo, non solo nell'aumento di efficienza, ma anche nel costringere le parti ad avere una visione condivisa. Con questo obiettivo stiamo lavorando alla fase applicativa di un grande progetto che prevede la gestione integrata delle informazioni relative ai prodotti mediante un data base catalogo elettronico, contenente tutti i prodotti sul mercato. La manutenzione sta all'industria, però la distribuzione deve impegnarsi a ricavare le informazioni solo da quella fonte. Il progetto è avviato, ma deve crescere l'utilizzo da parte della distribuzione.

■ L'art. 62 è un importante aspetto di questo dialogo...
Mi lasci chiarire una cosa: l'articolo 62 è un provvedimento che mira alla moralizzazione in riferimento a comportamenti che pongono l'Italia tra gli ultimi per quanto riguarda i ritardi di pagamento. Questa situazione va, dunque, risolta puntando alla correttezza dei comportamenti in tutta la filiera: per questo motivo, l'articolo 62 riguarda giustamente sia il rapporto a valle, tra l'industria e la distribuzione, sia quello a monte tra l'industria e i propri fornitori. Le altre misure previste si riferiscono alle pratiche commerciali scorrette e alla forma scritta dei contratti: entrambi gli aspetti puntano a regole certe, che tutti devono impegnarsi a rispettare, al fine di evitare inaccettabili alterazioni della concorrenza tra imprese e per stabilire sistemi di relazione più efficaci, trasparenti, moderni.

■ Mi parli dell'innovazione del Salvambiente e di come si inserisce nella strategia di Sutter
Il nostro asse di sviluppo di lungo periodo è "no allo spreco". Non chiediamo alla gente di privarsi di qualcosa, ma di non sprecare, perché il sistema non se lo può più permettere. Il fattore di spreco su cui potevamo intervenire è l'acqua. Ci siamo, infatti, chiesti: perché farla pagare al consumatore visto che è disponibile in casa in modo quasi gratuito? L'idea ha imposto la riprogettazione della parte pulente, per togliere tutte le molecole d'acqua, e, nello stesso tempo, ottenere una diluizione in acqua veloce e omogenea.

■ A chi va il risparmio derivante dalla strategia "no allo spreco"?
Se in Italia -nei settori lavapavimenti, lavavetri e sgrassatori- tutti applicassero la nostra soluzione, ogni anno si risparmierebbero il 90% di plastica (pari a 20 grattacieli di 20 piani) e l'87% di CO2 immessa nell'aria (più o meno il traffico automobilistico di una città di 30mila abitanti). Le ricariche IlSalvambiente ci consentono di risparmiare il 50% sul costo del prodotto: un risparmio da trasferire al consumatore dimezzando il prezzo di vendita al pubblico. Risiede in questo l'essenza del pulito eco-conveniente.

Allegati

216_Intervista_Sutter

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