La peggio gioventù dimenticata dal marketing

Il risultato di un rapido web surfing sul tema della disoccupazione tra i giovani porta in superficie, insieme a qualche isolato elemento consolatorio, una realtà piuttosto sconcertante. Disponendo una dopo l’altra le affermazioni che più emergono nel corso della ricerca

-Disoccupazione giovanile al massimo delle serie storiche/ Ogni posto è meglio di niente/Fuga all’estero/Crollo delle aspettative/Specializzati per la disoccupazione e così via- vediamo comporsi una sorta di mantra privo però dell’effetto terapeutico che ogni buon mantra  promette.

La disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto percentuali decisamente preoccupanti (42%, dato Istat aprile 2014). E lo scenario socioculturale che la caratterizza non è uniforme né indifferenziato. Attraverso un’analisi desk e interviste mirate al target di riferimento (giovani dai 18 ai 30 anni, perlopiù in possesso di un diploma o di una laurea, ndr), il gruppo di studio-lavoro Culture Convergenti, coordinato daCaterina Schiavon, è arrivato ad osservare almeno sette modi di vivere la disoccupazione giovanile oggi. Non è escluso che ce ne possano essere anche altri, ma queste modalità sembrano essere le più rappresentative e le meno marginali. Di seguito le sette modalità da studiare per chi fa marketing.

 

target2

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome