La ripresa dei consumi arriva nel 2012

Consumi – Nel 2010 colpita ancora la spesa alimentare. Il carrello si svuota perché si evitano gli sprechi e si riempe di prodotti più a buon mercato. Male anche, vacanze, mobilità e abbigliamento, tengono salute, elettrodomestici e telefonia.

Tagli sulla spesa alimentare, meno vacanze, auto e abbigliamento rimandati: questo il trend di spesa degli italiani nel corso del 2010 secondo il Rapporto consumi di Confcommercio. Si salvano salute, elettrodomestici e i beneamati telefonini.
Cala ancora il potere di acquisto delle famiglie: da gennaio a settembre 2010 dell'1,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre nei primi nove mesi del 2009 la perdita era stata del -3,2%. A farne le spese - letteralmente - sono i consumi alimentari in primis: specie quelli domestici. Non tutto il -3,9% registrato è però calo di consumo effettivo: la gran parte è dovuta a meno sprechi e acquisti di prodotti di minore qualità. Meno consistente è stata la caduta del fuori casa: sembra delinearsi un trend per il quale si preferisce ridurre magari la frequenza della cena al ristorante ma non si rinuncia del tutto ad uscire, e piuttosto si compensa acquistando prodotti di primo prezzo o in promozione per i consumi domestici. Innegabile anche un mutamento delle abitudini indipendente dalla crisi: il rapporto tra spese per alimentazione fuori casa e alimentazione domestica è passato dal 36% dell'inizio degli anni '90 a quasi il 50% previsto per il 2012.

Cala il potere d'acquisto
Gli italiani in gnerale hanno speso meno (con una riduzione media annua nel 2008-2009 del 2,1% che ha portato i consumi ai livelli del 1999) ma continuano a spendere oltre la perdita del potere d'acquisto (secondo Istat il reddito disponibile delle famiglie nel terzo trimestre 2010 non si è modificato rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali
è aumentata dello 0,8%). Bisognerà però aspettare ancora per uscire dal guado: dopo il +0,4% del 2010, Confcommercio prevede un +0,9% dei consumi in termini reali nel 2011 mentre per una crescita in linea con le dinamiche pre-2007 bisognerà aspettare il 2012 (+1,6%).
Meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso ai risparmi: queste le strategie degli italiani per arginare la crisi e contenere la perdita di benessere. Si utilizzeranno anche di più i saldi: quelli invernali secondo Confcommercio-Format vedranno un incremento del 5% di acquirenti rispetto al 2008, mentre si ridimensiona la quota di chi intende comprare prodotti griffati.

Consumi preferiti sfidano la crisi
Quando si scorre la lista degli andamenti delle vendite per settore, viene voglia di aggiornare le vecchie classificazioni che vedono i consumi necessari prevalere sempre su quelli voluttuari, anche se i risultati non sono sempre scontati: si riduce ad esempio l'abbigliamento ma non la telefonia (acquisto di cellulari di vario tipo, abbonamenti telefonici e internet), meglio se di ultima generazione, segno che l'esigenza di comunicare (e collegarsi online) ovunque si sia è vissuta in misura crescente come imprescindibile necessità. In caduta libera invece - terminati gli incentivi - le spese per la mobilità (acquisto di mezzi di trasporto, spese di esercizio e acquisto di carburanti).
Aumenta insomma la quota di quelli che Confcommercio classifica come “acquisti preferiti” (beni non di prima necessità quali elettrodomestici bruni e IT, servizi ricreativi e culturali, vacanze tutto compreso, servizi alberghieri, telefonia, servizi sociali, pubblici esercizi), e passa dal 13% del 1992 a poco meno del 20% nel 2008. La previsione è di una ripresa dall'anno prossimo: durante la recessione questo paniere si è necessariamente ridotto, ma in misura esigua rispetto alla spesa complessiva (meno dell'1% in ciascuno dei due anni di crisi). Va considerato che gli stessi beni durante la crisi del 1993 erano calati complessivamente del 9%.
Più fosche le previsioni di Adiconsum, che immagina come nel 2011 la perdita di potere d'acquisto delle famiglie potrebbe risultare ancora più pesante a seguito dell'aumento dei prezzi all'ingrosso nel settore alimentare, della speculazione sulle materie prime e delle variazioni delle tariffe dei servizi (assicurazioni, carburanti, gas metano e trasporti dei pendolari).
Altro punto buio, riconosciuto da Confcommercio, sono i problemi dell'occupazione: la modesta ripresa (testimoniata dalla variazione del Pil nazionale a fine 2010 positiva, per il terzo trimestre consecutivo, però solo di un modesto 0,2%) non si è trasmessa al mercato del lavoro (la crescita occupazionale al Nord-Centro è neutralizzata dai valori negativi del Sud). Senza una maggiore occupazione difficilmente si osserverà una curva crescente nei consumi.

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