La ripresa in atto, pur piccola, è significativa o no?

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 263)

Il 16 agosto scorso l’Istat ha comunicato che la crescita nel secondo trimestre del 2017 ha raggiunto su base annua l’1,5% (+0,4% sul trimestre precedente). Puntualmente abbiamo assistito alla tradizionale contrapposizione tra governativi (“visto? le nostre riforme funzionano”) e oppositori (“la ripresa italiana è tra le più esigue d’Europa”). Se si adottasse il punto di vista anti-governativo, supportato effettivamente dai dati ufficiali, l’esecutivo e i suoi fan obiettebbero che, senza le riforme, le cose sarebbero andate peggio. A questa obiezione non si può opporre nulla: quindi, essa stessa non è una vera argomentazione, cioè non è logica, in quanto presuppone qualcosa che si dovrebbe dimostrare sulla base dei dati (cioè che le riforme stanno funzionando). Per uscirne, secondo un atteggiamento più maturo e, direi, moderno, da una parte chi ha responsabilità di governo dovrebbe smettere di inseguire mensilmente la promozione sul campo interpretando dati provvisori e mutevoli a proprio favore (ricordando, per esempio, che la ripresa la fanno imprese, lavoratori e consumatori giorno per giorno, e non alcune decine o decine di migliaia di pagine di leggi e regolamenti). L’opposizione politica farebbe meglio, allo stesso modo, a fornire un’interpretazione non pregiudiziale del quadro economico, perché non è possibile che neppure uno, tra i tanti recenti e buoni dati, le appaia confortante. Entrambe le parti se ne gioverebbero in termini di credibilità, merce preziosa anche in vista delle prossime elezioni politiche. Un atteggiamento più responsabile farebbe crescere il capitale sociale dell’Italia, ingrediente irrinunciabile per la crescita.

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